ostiNATI per la PACE

Quasi quasi ci si dimentica...

La serata è serena. I gabbiani volano allegri sulla piazza, le famiglie
passeggiano lentamente per una Roma Befana, accogliente e piena di doni
per chi solo si ferma a guardarla.
7 gennaio 2005 - Ilaria Pictor (LibLab)

La serata è serena. I gabbiani volano allegri sulla piazza, le famiglie
passeggiano lentamente per una Roma Befana, accogliente e piena di doni
per chi solo si ferma a guardarla.
I ragazzini stanchi hanno in mano palloncini e i papà e le mamme stringono
in mano una manina, o spingono un passeggino con bambino ormai dormiente,
stanco di tanto camminare.
E? una Befana tranquilla qui a Roma.
Quasi quasi ci si dimentica della guerra permanente.

Io aspetto fra le transenne che delimitano la zona della piazza riservata
al presidio.
Sono in anticipo, ma approfitto di questi momenti per respirare questa piazza,
per concentrarmi prima del lavoro che ci aspetta.
Ed ecco che vedo arrivare Chiara, col suo zainone traboccante di materiale
da presidio e con bandiere della pace e cartelli nelle mani. Quasi quasi
lo zaino è più grosso di lei, ma il suo passo sembra non risentire di quel
peso. Appena mi vede mi dona un gran bel sorriso.
Subito rivestiamo le scheletriche transenne di bandiere di pace e di cartelli
pieni di speranza ?Stiamo per andar via!?. Nero su bianco l?articolo 11
della Costituzione: l?Italia ripudia la guerra.

Iniziamo a distribuire le poesie di pace alla gente che passa di lì.
Daniela è strabiliante: col suo candore e la sua trasparente gioia ferma
con delicatezza le persone e le invita al presidio. Un signore non voleva
accettare alcuna poesia, guardava per terra e non ci degnava di sguardo.
Che fare? Eppure qualcosa si può fare? Ecco che lei inizia a leggergli una
breve poesia di Jack Kerouac con la sua voce squillante: ?Non usare il
telefono. La gente non è mai pronta a rispondere. Usa i versi.?.
Beh, non dimenticherò quello che ho visto : la nascita di un sorriso su
un volto scuro. Quel signore aveva cambiato faccia.? Ma è la verità! Questa
poesia è bellissima!?. E con gioia l?ha presa e l?ha portata con sé.

E così andiamo avanti con la distribuzione dei nostri messaggi di pace.
Qualcuno inizia a leggere le poesie mentre continua a camminare per il corso,
qualcuno le legge ad alta voce a chi gli sta accanto. Le persone si incuriosiscono,
il messaggio gli piace.

Arriva il volto aperto di Manuele che ci dà due foglietti sui quali ha ricopiato
due poesie, Brecht e Pascoli. Lo ringraziamo col cuore, immaginando la cura
con cui le ha scritte, rispettando punteggiature e capoversi.
E poi?.via si parte con la recitazione!
Alberto legge con grazia e sentimento una poesia scritta da Andromeda.
Una ragazza straniera di passaggio tira fuori un quadernino nero e legge
una sua poesia, parte di sé.
Il signor Walter, con la sua bandierina della pace attaccata al giubbetto,
ha portato un elenco di brevi versi: ci dona messaggi di pace a noi sconosciuti.
Due ragazzi studenti un po? timidi recitano compiti la poesia che hanno
ricevuto.
Le donne in nero partecipano entusiaste alla lettura.
Antonio ci stupisce con la sua recitazione colorata e gestuale.
E? uno scambio di voci, di sguardi, di sorrisi. E? un domandare e rispondersi.E?
un abbracciarsi in piazza, e farsi forza l?uno con l?altro.
Tutto di fronte al palazzo bianco, sede di un governo che insegue e persegue
la guerra preventiva.

Ma allora siamo tutti attori, penso. La nostra voglia di trasmettere pace
e partecipazione è talmente forte da renderci tutti piccoli messaggeri di
strada.
E chi non ha mai letto qualcosa in pubblico, si fa forza e ci prova. E ci
riesce!
Ognuno dà il suo meglio. E le persone lo vedono, lo percepiscono. Molti
accolgono questo messaggio, e mentre gli parli vedi che hanno negli occhi
la speranza. E ti ascoltano, rispondono, guardando con curiosità il presidio
di colori.
Lì capisci che non si è mai soli nella costruzione di un mondo di pace.