ostiNATI per la PACE

Appello - agosto '06 - Quali condizioni e garanzie irrinunciabili per una Forza d'Interposizione in Medio Oriente?

Sembra essersi formato un consenso generale sull'opportunità/necessità che l'Italia partecipi alla Forza Internazionale di Interposizione in Libano. Sui perchè e la composizione della forza di pace viene promosso un appello dall'area nonviolenta del movimento per la pace - tra cui padre Alex Zanotelli - per porre al Governo Prodi varie richieste, tra cui la "preventiva sospensione" dell'Accordo di Cooperazione Militare con Israele. E' possibile aderire all'appello.
Sembra essersi formato un consenso generale sull'opportunità/necessità che l'Italia partecipi alla Forza Internazionale di Interposizione in Libano. È indubbio che per arrestare la spirale di violenza che sempre più insanguina il Medio Oriente, e si estende pericolosamente al resto del mondo, sia più che mai necessario un impegno attivo della comunità internazionale, sotto la guida dell'Onu. L'esito di un tale impegno dipende tuttavia in modo determinante dalle condizioni in cui verrà attuato e condotto. Sembra più che mai necessario richiamare l'attenzione del Governo, del Parlamento e di tutti i cittadini su alcuni punti molto delicati. Una prima considerazione doverosa è che la guerra in Libano ha occultato il problema palestinese. Non sembra accettabile, in particolare, che la comunità internazionale ignori completamente il fatto che Ministri e Parlamentari di un paese che dovrebbe essere sovrano siano stati sequestrati, imprigionati, ed almeno in un caso anche torturati. In nessun altro Paese un simile intervento straniero potrebbe venire tollerato: perché nessuno reagisce nel caso di Israele? Chiediamo un pronunciamento esplicito del Governo italiano. Venendo alla costituzione di una Forza Internazionale di Interposizione, essa deve ubbidire ad alcune condizioni fondamentali ed elementari: è evidente che non possono farne parte militari di un paese che non sia rigorosamente equidistante tra i due belligeranti. L'Italia ha stipulato lo scorso anno un impegnativo Accordo di Cooperazione Militare con Israele, che inficia in modo sostanziale e irrimediabile la nostra equidistanza. Il Diritto Internazionale impone, come minimo, la preventiva sospensione di tale Accordo, i cui termini dettagliati devono assolutamente essere resi noti all'opinione pubblica. È il caso di ricordare ancora che Israele ha partecipato a manovre militari della Nato svoltesi in Sardegna, nelle quali si saranno indubbiamente addestrati piloti ad altri militari israeliani, impegnati poi nella guerra in Libano. Da queste circostanze discende una ulteriore condizione: è necessaria una garanzia assoluta che il comando di questa Forza di Interposizione rimanga strettamente sotto il comando dell'Onu, e non possa essere trasferita in nessun momento alla Nato. È assolutamente necessario, inoltre, che le spese della missione non gravino ulteriormente sul bilancio dello stato italiano, e in particolare non comportino riduzioni delle spese sociali, ma rientrino nel bilancio del Ministero della Difesa per le missioni militari italiane all'estero. Queste sembrano condizioni fondamentali e irrinunciabili per la partecipazione del nostro paese. Rimangono però altre riserve. Appare singolare e tutt'altro che neutrale il fatto che una Forza Internazionale di Interposizione venga schierata sul territorio di uno dei due Paesi belligeranti, quello attaccato, e non sul loro confine. Deve essere chiaro pertanto che, finché tale forza opererà in territorio libanese, essa deve essere soggetta alla sovranità libanese, e che non potrà in alcun modo essere incaricata del disarmo né dello scioglimento di Hezbollah. Queste condizioni operative esporranno comunque i militari che compongono questa forza ad agire nel caso in cui avvengano (reali o pretese) provocazioni: come potranno opporsi con la forza all'esercito israeliano, tutt'ora presente in territorio libanese? Non ci si facciano illusioni sulle regole d'ingaggio, che verranno decise dall'organismo che guiderà la missione, e non dal nostro Governo. Riteniamo giusto richiedere anche che il contingente militare sia affiancato da un congruo numero di volontari disarmati. Deve infine risultare estremamente chiaro che questa Forza di Interposizione non potrà mai, e in alcun modo, essere coinvolta in una ripresa o in una estensione del conflitto. Così come deve essere escluso un suo impiego per proteggere le ditte italiane che si lanceranno nel lucroso business della ricostruzione del Libano. É necessario fugare con molta chiarezza qualsiasi illusione che l'interposizione militare, anche nelle migliori condizioni, sia risolutiva per il conflitto in Medio Oriente, soprattutto per risolvere la fondamentale questione palestinese. Chi arresterà la distruzione delle case, delle coltivazioni e delle infrastrutture dei palestinesi, gli omicidi mirati (in palese violazione di qualsiasi norma giuridica)? Chiediamo pertanto che, prima di inviare un contingente italiano, il nostro Governo ponga con forza a livello internazionale l'esigenza irrinunciabile del dispiegamento di una forza internazionale di pace anche a Gaza e in Cisgiordania, a garanzia della sicurezza di Israele e come condizione per la creazione di uno Stato Palestinese. Chiediamo che su queste questioni fondamentali vengano prese ufficialmente decisioni chiare, esplicite e trasparenti, e si esigano le dovute garanzie a livello internazionale.

Appello: fermiamo la censura preventiva sulla guerra

Il Gruppo Nonviolenza di Rete di Lilliput e Articolo11 (Presidio permanente davanti a Palazzo Chigi per il ritiro delle truppe dall’Iraq) lanciano l'appello ad attivarsi per fermare l'approvazione alla Camera della delega per la revisione delle leggi penali militari (di pace e di guerra), recentemente approvata al Senato e di prossima votazione alla Camera. L’approvazione della delega comporterebbe, fra l’altro, che in paesi dove i militari italiani sono presenti, ad esempio in Iraq, il Codice Penale Militare di Guerra verrebbe applicato anche per i civili (ad esempio volontari di ONG in missione umanitaria e giornalisti), con grosse ricadute in tema di libertà di informazione.
20 dicembre 2004 - Rete di Lilliput e Art.11 di Roma

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Delega al Governo per la revisione delle leggi penali militari di pace e di guerra

Il disegno di legge delega per la revisione delle leggi penali militari (di pace e di guerra), recentemente approvato al Senato e di prossima votazione alla Camera, prevede, nei luoghi oggetto di missione militare italiana, l’applicazione della legge penale militare di guerra, anche indipendentemente dalla dichiarazione dello stato di guerra, punendo in tale contesto ciò che viene ritenuto illecita raccolta, pubblicazione e diffusione di notizie militari. Ciò comporterebbe tra l’altro, nell’attuale tempo di guerra (o pace?) permanente, l’applicazione degli articoli 72 e 73 del Codice Penale Militare di Guerra che prevedono che:
Chiunque si procura notizie concernenti la forza, la preparazione o la difesa militare, la dislocazione o i movimenti delle forze armate, il loro stato sanitario, la disciplina e le operazioni militari e ogni altra notizia che, non essendo segreta, ha tuttavia carattere riservato, per esserne stata vietata la divulgazione dall'autorità competente, è punito….con la reclusione militare (cioè in un carcere militare) da due a dieci anni. Mentre chi diffonde o comunica tali notizie è punito con la reclusione militare da cinque a venti anni.

Così giornalisti, membri di ONG e chiunque decida di diffondere “verità scomode” si troverebbe, a meno di una scelta rivolta alla disobbedienza civile, nella condizione di dover non vedere, non sentire e non parlare (come le famose tre scimmie).

L'obiettivo di questa revisione dei codici penali militari è, di fatto, quello di offrire un contributo normativo alla costruzione del nuovo ordine (o disordine) globale e alle teorie della guerra permanente.
Normare l’emergenza bellica per normalizzare la guerra.
Inoltre è alto il rischio di una definitiva decostituzionalizzione del concetto di “tempo di pace” e “tempo di guerra”, sino a una integrale perdita di senso di quanto stabilito dall’art. 11, il cui valore quale principio fondamentale della nostra Costituzione è stato già pesantemente messo in discussione da altri atti posti in essere da questo e da altri governi e precedenti assemblee parlamentari del nostro Paese.

Bisogna allora tentare di invertire la rotta e tentare di recuperare un'altra idea di codice militare, incardinato sui principi costituzionali, che riconosca la centralità del parlamento (e non di un governo delegato) e che soprattutto sia in grado di fare i conti con quel ripudio della guerra che è parte integrante della Costituzione repubblicana e oggi anche della coscienza politica di tanta parte dell’opinione pubblica (italiana e internazionale).

Risulta, quindi, urgente reagire alla sistematica compressione delle garanzie costituzionali (basti pensare alla violazione dell’art. 11 della Costituzione), affermando e salvaguardando con forza la libertà di informazione ed il diritto ad informare ed essere informati, soprattutto riguardo a fatti di forte drammaticità e peso civile, nei quali una corretta informazione è principio della capacità di controllo e valutazione dell’operato delle istituzioni a governo del Paese.

Per le adesioni o per dare la propria disponibilità ad attivarsi è possibile mandare una email direttamente all'indirizzo artundici@libero.it o chiamare telefonicamente Manuele Messineo al 349 5705059.

Clicca qui per visualizzare tutte le adesioni ricevute online

Adesioni di gruppi e associazioni:
Aprile Roma
ARCI
ART11
Articolo 21
Associazione "Aiutiamoli a Vivere" (Passage to the South)
Associazione AMANDLA
Associazione Casa dei Diritti Sociali
Associazione Culturale Antonio Cotogni
Associazione Federativa Femminista Internazionale
Associazione Il paese delle Donne
Associazione Melagrana Onlus
Associazione Obiettori Nonviolenti
Associazione Viottoli - Comunita' Cristiana di Base
AMID - Associazione per i Militari Democratici
Attac Italia
Bastaguerra Roma
Beati costruttori di Pace
Casa per la Pace di Milano
Centro Studi Difesa Civile
CGIL - Funzione pubblica
Circolo Aziendale Ferrovieri del P.R.C."Spartaco Lavagnini" - Firenze
Circolo Che Guevara PRC
Circolo di Rifondazione Comunista "Rosa Luxemburg" di Ostia Lido (Roma)
Collettivo ZNet It - http://www.zmag.org/italy
Comitato Fermiamo la Guerra di Milano
Comitato Scienziate e Scienziati Contro la Guerra
Cooperativa Sociale Rinatura S.c.ar.l. Modena
Coordinamento Lombardo Nord Sud del Mondo
Corvo Rosso Magazine
CRIS - Diritti di comunicazione nella società dell'informazione - www.cris-italia.info
Donne in Nero
Ecoradio
Gruppi Emergency di PT, CS, Busto Arsizio, AR, TP, PA, VE, Alghero, Pinerolo,
Cesena
FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana)
Federazione dei Verdi
FICIESSE - Finanzieri, Cittadini e Solidarietà
FIOM
Fondazione CUM
forumdelteatro.org
Forum difesa salute di roma
GAVCI - Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia
Giuristi Democratici di Modena
Gruppo giovani AC piandiscò
Gruppo Laico di Ricerca
Gruppo uomini di pinerolo (TO)
ICS - Consorzio Italiano di Solidarietà
Il Manifesto - Quotidiano comunista
Legambiente Lazio
Legambiente (nazionale)
LIBLAB - Libero Laboratorio
Milano Ovest Social Forum
Missionari comboniani impegnati con i giovani (G.I.M.)
Movimento Nonviolento
Organizzazione di Volontariato A.L.J. (Aiutiamo la Jugoslavia)
Pane e rose ONLUS - Roma
Partito Umanista di Milano
Partito Umanista di Trieste
Pax Christi Roma
Peacelink
PROBASIS-ONLUS
Radicali di sinistra
Radio Città' Aperta - 88.9 fm di Roma e Lazio
Il Ponte - Mensile di Gaggiano (MI)
Redazione del sito www.giovaniemissione.it
Rete di Lilliput
Rete Radiè Resch
Reti di pace laboratorio monteverde
Rivista elettronica fisicamente.net
Rivista mensile Azione Nonviolenta
SCI - Servizio Civile Internazionale
SinCobas
Socialpress - www.socialpress.it
Sud Pontino Social Forum
Terre des hommes
USIGRAI - Sindacato dei giornalisti RAI
Un ponte per...
Unimondo.org
WILPF Italia

Appello "No alla censura delle tre scimmie"