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Intorno alle Beatitudini

Natale 2009

L'angolo di Perpetua

Andiamo ora ad esaminare più approfonditamente le beatitudini a cui si può aspirare, secondo Matteo, pur non essendo direttamente un ultimo della terra, per cui Cristo è venuto principalmente.
La prima in elenco è la proprietà del regno dei cieli, ossia la sua pratica realizzazione e la consapevolezza gioiosa di farne parte, a cui possono puntare i poveri in spirito, ossia, oltre gli umili, anche tutti coloro i quali non hanno nel cuore che il perseguimento dei loro ideali, senza contaminarli con il potere e la ricchezza, e i perseguitati per causa della giustizia, ossia tutti coloro che hanno cercato di realizzarli anche andando contro lo stesso potere e le convenzioni sociali, subendo per questo privazioni e restrizioni.
La seconda e la terza beatitudine sono, a mio parere, strettamente collegate perché la consolazione degli afflitti, ossia il risarcimento dei dolori, delle umiliazioni, delle offese ricevute dalle persone più semplici e da chi non ha voce potrà avvenire soltanto in un mondo nuovo in cui a governare non siano prepotenti, estremisti, meschini pieni solo di se stessi, ma appunto i miti, ossia coloro che hanno sempre cercato il dialogo, ciò che unisce al di là di ciò che divide, la soluzione pratica dei problemi al di là dei puri principi teorici.
A tutto ciò è legato anche il dare e trovare misericordia di cui si parla successivamente, che sottolinea un aspetto poco evidenziato dai commentatori che si limitano in genere a spiegare come alla misericordia data corrisponde quella di Dio, ossia il principio secondo cui l’aver cura degli altri, la benevolenza verso di loro, la comprensione delle esigenze altrui si traduce in uno stato riflesso di benessere personale, come forse già rilevato, prima delle moderne ricerche scientifiche sul cervello, solo da Pascal con la sua concezione della convenienza dell’essere cristiano.
La beatitudine che riguarda invece i puri di cuore è molto più complessa perché risulta di carattere esclusivamente psicologico e spirituale, perché consiste in una esperienza personale della divinità che trova riscontro in questa vita solamente nei racconti dei mistici, ma dai quali è possibile intuire come ad essa possano accedere quelle anime già fortemente predisposte alla bellezza, alla bontà e soprattutto allo stupore verso di esse e che, nonostante tutto, hanno sempre cercato di trovarne e valorizzarne gli indizi in questo mondo. Tutte le buone opere ed atteggiamenti esaminati, in quanto fonte di disapprovazione e persecuzione per la mentalità comune del mondo e pratica attuazione degli insegnamenti di Cristo, si riassumono nell’ultima delle beatitudini, uguale in entrambi gli evangelisti, che ribadisce l’accesso alla ricompensa per i perseguitati per tale causa. Non si può tuttavia fare a meno di chiarire che detta ricompensa non pare consistere affatto in un puntuale e corrispondente godimento delle gioie e delle soddisfazioni mancate in questa vita, almeno a giudicare dal commento effettuato da Gesù al racconto stravagante dei sadducei della moglie per sette fratelli (in Luca, 20,27-36 e, sia pure con minore ricchezza di sfumature, anche in Matteo e Marco), secondo il quale “[...] quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.[...]”(1) e considerando che gli angeli non mangiano, non bevono, e non fanno altre cose ritenute piacevoli in questo mondo.
Bisogna forse allora dare ragione a quello slogan comparso tempo fa su alcuni autobus di Madrid in risposta ad un altro che negava l’esistenza di Dio: “Godetevi la vita in Cristo” e a Sant’Agostino che così pregava: “Fammi casto, Signore, ma non subito”, ciò per dire che forse occorre sapere prendere da entrambe le versioni della vita tutto ciò che vi è di buono e di bello? Comunque sia, in conclusione, non posso che fare questo augurio, a me stessa e a voi tutti, cari lettori: riuscire in ogni caso ad essere degni delle beatitudini, o come parte dei benefattori dell’umanità dolente, o come parte di essa, in quanto animata dal sopra descritto spirito consapevolmente profetico.

Note: (1) Luca, 20, 35-36
Il prossimo articolo sarà... un miracolo! Insistete, cari lettori, presso l’Editore celeste di questo giornale, affinché ci sia sul prossimo numero.