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Pasqua Quotidiana

Pasqua 2011

"Ogni tanto la poesia ti aggredisce in momenti imprevedibili e immeritati. La vedi, è lì a portata di mano, e ti accorgi che è più vera della realtà". Sono parole di p. Kizito Sesana di alcuni anni fa. E, per un credente, la forma di poesia più vera, più ardente, è il Vangelo, la Parola Viva del Cristo. "ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ... nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato" non sono solo parole, sono inviti pressanti a lasciarsi andare sulle righe della poesia più bella. Ed è una poesia che irrompe nella vita quotidiana, ogni giorno. Tendendo la mano a chi è in difficoltà, chinandoci su un malato. E' l'esperienza che hanno vissuto grandi personalità come Madre Teresa. E, tantissimi cuori generosi e ardenti che vivono accanto a noi, che percorrono le nostre stesse strade. Persone straordinarie che quotidianamente ardono dell'Amore del Vangelo incarnato. Si può correre freneticamente tutta la giornata, chinarsi sugli anziani, gli ammalati, i poveri e arrivare a sera con ancora la forza di non volersi fermare. Perché c'è sempre qualcuno che ha ancora bisogno, qualcuno che chiede aiuto, che non può essere lasciato solo. Poi, arriva il giorno in cui è la Vita che sceglie per te e non più tu. Il giorno in cui, dopo aver dato tantissimo, si ha bisogno di ricevere. Eppure quel tarlo non abbandona. Anche sul letto di un ospedale, impossibilitato a muoversi e dopo aver rischiato la vita, si ha il coraggio di dire a chi ti sta accanto che "non ho paura di morire" ma di non poter più aiutare gli altri. Chi ascolta non sa se ridere o piangere, se rimproverarti o lasciar perdere. Poi si ricorda di quella cena tra amici. Puntuali tutti alle 20 davanti alla tavola. Tutti meno uno. Passano i minuti, le ore e alla fine si decide di non aspettare più. Quasi a notte inoltrata, quando ormai tutto era finito, ecco arrivare il ritardatario, trasandato e col fiato spezzato. E giù rimproveri, richiami, proteste. Ma poi, comincia a parlare per giustificarsi e tutti in silenzio. Prima di uscire di casa aveva ricevuto una telefonata, una richiesta di aiuto da un ragazzo pakistano. E subito era corso, dimenticandosi tutto e pensando solo a portare soccorso.

Questa è la poesia che aggredisce, la tenerezza e l'ardore della poesia più bella: il Vangelo del dono. Sono passati tanti anni, ma il ricordo non si cancella mai. Persone così ne esistono tantissime, Damiano era una di queste. E' partito da quel letto da cui ha detto di non aver paura di morire, ma di non poter più aiutare gli altri, tanti anni fa. Ma l'amore non muore mai. L'Amore cammina su altre gambe, e continua ad infiammare le "strade della Pasqua dove sono in agguato i poveri" come disse un missionario comboniano.

E' Pasqua, impariamo a porgere l'orecchio verso la poesia più bella, a chinarci sulle sue righe più sfolgoranti e a stringerle al cuore. E' il ricordo più bello dei tanti Damiano che ancora arricchiscono l'umanità.

Ciranovagabondo