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LA STRATEGIA /A colpi di acquisizioni la società è diventata la "stella nascente" del mercato della Difesa europeo, come ha scatto in un titolo a sei colonne il Financial Times

Finmeccanica, la miglior difesa è l'attacco

La marcia di Pier Francesco Guarguaglini procede a ritmi forzati: la cessione di ST è servita a incassare dei soldi per investire in maniera mirata. Un profondo cambiamento di rotta rispetto alla strategia adottata dal predecessore Alberto Lina, basata su una rete di partecipazioni incrociate
Paola Jadeluca
Fonte: Affari&Finanza - 26 settembre 2005


Con la francese Thales il primo passo è stato fatto, ma la partita si prospetta lunga

Adesso non lo mettono più neanche nell' organigrama della società. E pensare che fino a pochi anni fa St, StMicroelectronics, il gigante dei semiconduttori, rappresentava più del 50% degli attivi di Finmeccanica, la numero uno italiana della difesa e dell'aerospazio, che ne deteneva il 21% delle azioni. Una partecipazione talmente ingombrante, un matrimonio indissolubile, dicevano gli analisti, da influenzare direttamente l'andamento del titolo in Borsa della capogruppo. Il divorzio a Piazza Affari è avvenuto nei primi mesi del 2003, quando il titolo Finmeccanica ha cominciato a muoversi indipendentemente dal titolo della sua "preziosa" partecipata. Il primo, evidente, segnale che le cose nella holding di Piazza Monte Grappa, a Roma, stavano cambiando. Oggi di St resta solo una quota dì circa il 6,6 %, quasi ininfluente. Ma è tutta la fisionomia del gruppo che è stata completamente rivoluzionata.
La nuova Finmeccanica è sempre una holding, ma «compatta, focalizzata sul core business, capace di aumentare il proprio peso negli scambi internazionali e di far lievitare il proprio valore di mercato», afferma Patrizio Pazzaglia, responsabile investimenti area finanza di Banca Insinger de Beaufort. Una grande svolta pe rla ex conglomerata figlia delle Partecipazioni Statali. E' ancora controllata, al 32,3% dal ministero dell'Economia, ma è riuscita ad affermarsi in un settore ad alta tecnologia dominato da big del calibro di Raytheon, Eads, Lockheed Martin.
La marcia di Pier Francesco Guarguaglini, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, procede a ritmi forzati. E dopo l'acquisto di Telespazio da Telecom, poi di Marconi Mobile e Ote, del completo controllo di Aermacchi, di cui possedeva il 25%, ha comprato, pochi mesi fa il 52% di Datamat. Ha stretto un accordo con i russi della Sukhoi, un accordo con i greci della Hai. Ora si è anche detta interessa alla Atlas Elektronik, la società di elettronica per la difesa sui sottomarini. Ma il colpo più grosso sarebbe l'alleanza con Thales, il gigante francese dell'elettronica per la difesa, di cui si parla da qualche tempo. «Il primo passo è stato fatto, ma sono tanti i fattori in gioco, dagli accordi tra i governi all'azionariato. La partita si prospetta molto lunga e tutti gli scenari sono possibili», commenta Andrea Nativi, direttore della Rivista della Difesa, tra i massimi esperti del mercato mondiale della Difesa e dell'Aerospazio. Denis Ranque, ceo di Thales, guarda con favore un accordo con gli italiani, che lo metterebbe al sicuro da una scalata di Eads, il gigante franco-anglo-tedesco, la madre di Airbus, che ha manifestato l'intenzione di acquisirla. Il governo, che detiene il 30% di Thales, preferirebbe un accordo tutto francese, un'alleanza con Den, forte nella cantieristica, come sostiene il ministro della Difesa, Michéle Alliot-Marie. La Dassault, dal canto suo, un tempo voleva vendere le sue partecipazioni in Thales, ora invece vorrebbe riceverne in cambio il segmento radar, che non interessa a Eads, che invece
vuole tutto il resto, tranne il business dell'avionica commerciale.
Una cosa è certa: oggi Finmeccanica vale 3 volte il peso che aveva due anni fa, quando trattava con gli inglesi della Bae per la creazione insieme di Eurosystems, per scambi incrociati nell'avionica e nei radar. Accordo poi sfumato per la decisione della Bae di puntare oltre-Atlantico. Il gruppo italiano ne è uscito comunque bene: si è preso le comunicazioni militari protette, le attività di Air Traffic Management e Air Traffic Control e, soprattutto, gli asset inglesi dell'avionica della difesa, aumentando il suo apporto nel programma Eurofighter Typhoon per la costruzione del caccia militare, un programma cruciale che rappresenta il futuro dell'industria aerospaziale europea.
Ma il grande colpo è stato quello dell'acquisizione dall'inglese Gkn del restante 50% della Agusta Westland, la punta di diamante del gruppo, che è riuscita a vendere i suoi elicotteri persino al governo americano, sorpassando nella gara l'americana Sikorsky.
Più cresci, più vali, più conti. E a colpi di acquisizìoni Finmeccanica è diventata la «stella nascente» del mercato della Difesa europeo, come scrive in un titolo a 6 colonne il Financial Times che a fine agosto ha dedicato a Finmeccanica un'intera pagina. Piccola ma importante, è sempre stata presente sullo scacchiere internazionale della difesa e dell'aerospazio.
E' finita l'era delle joint-venture incrociate, si legge in un report appena stilato da Lehman Brothers. Le joint venture scatenano sconti sulla valutazione del titolo e si fanno in mancanza di soldi. La cessione di St alla Cassa Depositi e Prestiti è servita anche a questo, a incassare da una parte per investire dall'altra, consentendo il grande cambio di rotta rispetto alle strategie adottate dal predecessore Alberto Lina, tutte incentrate su una giungla di partecipazioni incrociate.
L'industria europea della difesa e dell'aerospazio è in fase di forte consolidamento, si legge nei
report finanziari, e si prospettano fusioni e acquisizioni. Molti asset passeranno di mano, ci saranno scambi. E ognuno sarà fortemente focalizzato su un business vincente. Ora che è prima negli elicotteri e prima nello spazio dopo le fusioni con Alcatel, Finmeccanica gioca alla pari con i big mondiali.
Molte partite sono ancora in corso. Finmeccanica 2, la nuova società in cui dovevano confluire Ansaldo Trasporti Sisterni Ferroviari, Ansaldo Signal, Ansaldo Breda e Ansaldo Energia, non si farà mai. Almeno non in questa fase, alle porte delle elezioni. Che frena anche le trattative per vendere sul mercato queste società. Nell'attesa, la decisione strategica: valorizzare questi asset, comunque. Appena decisa la quotazione di Ansaldo Signal, che comunque dovrebbe beneficiare della ripresa degli investimenti ferroviari, trainati dall'alta velocità. Ferme anche le trattative con la francese Alstom e la tedesca Siemens per la cessione di Ansaldo Energia. Ma le commodity, energia in testa, sono i protagonisti delle borse. Un trend di cui la società ha tutto da guadagnare.

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ll settore è in una fase di consolidamento e si prodpettano fusioni e acquisizioni. E ciascun gruppo sarà fortemente focalizzato su un business vincente

Tutti gli uomini del presidente
Un folto gruppo di dirigenti selezionati e tutti con prestigio internazionale. Berlusconi ha messo Il suo
consiglIere per rafforzare la pressione politica

La squadra di Guarguaglini: anche alcuni gestori e analisti chiamano così gli uomini chiave del Comitato di Direzione. In testa a tutti c'è Giorgio Zappa, 60 anni, il direttore generale, già amministratore di Alenia. Poi i due condirettori generali, Alessandro Pansa, 42 anni, e Remo Pertica, 62. Pansa, che è sempre stato la mente finanziaria del gruppo, dipende direttamente da Guarguaglini e ha sotto di sé anche la funzione legale e sviluppo business.
A novembre scorso, quando le poltrone di vertice sono state tutte occupate, si è tornati a parlare di manovre politiche, tanto più con la nomina dell'ambasciatore Domenico Castellaneta a vicepresidente: «Berlusconi ha messo il suo consigliere diplomatico per rafforzare la pressione politica sul gruppo», si leggeva su molti giornali. Critiche rese ancor più dure da un'altra nomina, quella di Marco Zanichelli a presidente Mecfin, società che gestisce servizi e patrimonio immobiliare di Finmeccanica, considerato uomo molto vicino a Gianfranco Fini, passato dall'Alitalia alla Difesa e Aerospazio. D'altronde, l'azionista di riferimento è il ministero dell'Economia, e non fa più notizia che il governo possa mettere becco nelle sue controllate, imponendo regole e uomini. Ma i report finanziari e i commenti di alcuni gestorì dicono che, al di là delle inevitabili ingerenze, il management, per lo più cresciuto all'interno del gruppo, s'è conquistato comunque la fiducia del mercato. E il corteggiamento di Thales, il big francese dell'elettronica della difesa, la vendita agli Usa degli elicotteri prodotti da Agusta Westland, il nuovo perimetro del gruppo, più concentrato attorno al core business, sono traguardi che si misurano con i parametri del mercato più che con logiche politiche.
Un top manager su cui c'è poco da discutere è sicuramente Amedeo Caporaletti, presidente di AgustaWestland, di provata esperienza e fama internazionale. Insieme a lui un pool di giovani leve, tutti sotto i cinquanta, cresciuti all'interno del gruppo. Amministratore delegato Giuseppe Orsi, e Giovanni Bertolone, che ha preso il posto di Zappa come amministratore delegato di Alenia Aeronautica. Altro cre
sciuto in casa Finmeccanica è Alberto de Benedictis, responsabile Usa-Uk operations, una specifica funzione creata ad hoc nel novembre scorso.
Toscano, dall'accento inequivocabilmente senese, è Massimo Borgogni, direttore di Comunicazioni e relazioni istituzionali. Giovanni Soccodato, già manager di Ams, Alenia Marconi System, è oggi direttore strategie. Dipendono direttamente da Zappa, Giancarlo Grasso, direttore tecnico centrale, che è uomo di fiducia di Guarguaglini da oltre 30 anni e lo ha sempre seguito nei suoi spostamenti. Ancora uomo di scuderia Finmeccanica è Giuseppe Maresca, diventato direttore commerciale.
Nel novembre scorso Fimeccanica ha nominato Alessandro Bellini presidente di Alenia Spazio e Giuseppe Veredice presidente di Telespazio.

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