Camera dei Deputati - XV legislatura - Documenti - Resoconti parlamentari - Resoconti dell'AssembleaCamera dei deputati LULLI e VICO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che: l'Italia è impegnata con il Protocollo di Kyoto a ridurre, entro il 2012, le emissioni di anidride carbonica (CO2) del 6,5 per cento rispetto ai livelli emissivi del 1990, in attuazione delle direttive 2003/87/CE e 2004/101/CE; a tal riguardo, il Ministro dell'ambiente e il Ministro dello sviluppo economico hanno approvato, con decreto DEC/RAS/1448/2006 del 18 dicembre 2006, e notificato alla Commissione europea, il Piano nazionale di assegnazione delle quote di CO2, per il periodo 2008-2012, distribuite ai vari settori di attività esistenti; relativamente all'attività di «Produzione e trasformazione dei metalli ferrosi», sono state assegnate al Ciclo integrale della siderurgia, per il periodo 2008-2012, quote complessivamente pari a 72,35 Mt. di CO2, delle quali 59,44 Mt. sono state destinate allo stabilimento ILVA di Taranto; dal Corriere del Mezzogiorno del 20 dicembre 2006 abbiamo appreso che l'ILVA avrebbe denunciato, in una lettera indirizzata al Governo, le forti preoccupazioni per gli effetti profondamente deleteri sulle attività dello stabilimento di Taranto in conseguenza della mancata assegnazione di rilevanti quote di emissioni di CO2, inferiori di oltre 20 Mt. nel periodo 2008-2012 rispetto al fabbisogno effettivo; carenze di assegnazione di quote riguardanti sia, direttamente, la produzione dell'acciaio e sia, indirettamente, i gas siderurgici che si generano in modo imprescindibile dal processo, come sottoprodotto, e utilizzati in grandi quantità dalle centrali elettriche, intrinsecamente connesse agli impianti dello stabilimento ILVA di Taranto; tale notevole limitazione dell'assegnazione di quote di emissioni di CO2 imporrebbe, secondo ILVA, una riduzione di produzione dell'acciaio di circa il 40 per cento, che sarebbe insostenibile per assicurare un utilizzo degli impianti congruo con la potenzialità degli stessi, indispensabile per un adeguato confronto con le siderurgie europee; in un quadro così delineato, le predette centrali elettriche potrebbero trovarsi nelle condizioni di non ritirare i gas siderurgici e conseguentemente lo stabilimento si troverebbe nella necessità di fermare gli impianti da cui si originano tali gas residuali di processo; gli effetti trascinanti sarebbero a catena sui restanti impianti e le conseguenze facilmente intuibili sotto il profilo economico ed occupazionale, stimato dalla stessa ILVA in circa 4.000 unità, senza considerare le ricadute dirette sulle imprese appaltatrici che operano per conto della stessa ILVA e quelle più ampie e di difficile valutazione sul sistema economico tarantino; tanto specificato, se confermato, porrebbe il Governo in una sostanziale contraddizione con quanto, in varie occasioni anche istituzionali, autorevoli suoi rappresentanti hanno ribadito in ordine al ruolo strategico per l'intera economia nazionale della siderurgia, essenzialmente coincidente con lo stabilimento ILVA di Taranto; lo stabilimento ILVA di Taranto, il più grande in Europa e tra i più grandi nel mondo, è la maggiore concentrazione italiana di mano d'opera in unico sito produttivo, con oltre 13.500 dipendenti diretti e diverse migliaia di lavoratori del sistema degli appalti interno allo stabilimento stesso; esso, per la sua centralità nel sistema produttivo, con la propria capacità produttiva di 12 milioni di tonnellate di acciaio e una produzione di circa 10 milioni di tonnellate, oltre a destinare al mercato i prodotti siderurgici finiti, alimenta gli altri stabilimenti ILVA e, tramite quest'ultimi, ampi settori dell'industria metalmeccanica nazionale (auto, elettrodomestici, tubi, cantieristica, eccetera); peraltro, sono importanti anche gli investimenti, pari a 300 milioni di euro, dedicati al miglioramento dell'impatto ambientale delle produzioni dello stabilimento, così come previsto nel Piano di interventi derivate dall'Atto di Intesa del 23 ottobre 2006, sottoscritto da ILVA e Regione Puglia e altre amministrazioni locali e centrali interessate; gli interroganti evidenziano fondate preoccupazioni derivanti dalla rilevante limitazione di quote di emissioni di CO2 assegnate allo stabilimento siderurgico di Taranto, inteso nella sua interezza con le centrali connesse agli impianti che originano i gas residuali del processo siderurgico stesso, inferiore di oltre il 30 per cento rispetto al fabbisogno effettivo -: se i criteri d'assegnazione delle quote di CO2, per il periodo 2008-2012, abbiano tenuto conto degli indirizzi strategici della politica industriale italiana ed in particolare della siderurgia, atteso che le importazioni di acciaio in Italia sono già sbilanciati di circa 4 Mt di prodotti piani a favore di paesi terzi e, pertanto, quali provvedimenti si intendono adottare per correggere le carenze di assegnazione di dette quote, non potendo l'Italia, nella strategia industriale nazionale, abdicare le produzioni di acciaio a favore di paesi terzi, europei ed extra, anche non aderenti al Protocollo di Kyoto. (5-00567)