COMUNICATO STAMPA La lettera, mai resa pubblica, del 14 dicembre scorso di Emilio Riva sulla paventata riduzione delle emissioni di CO2 in ILVA che lui legherebbe ai livelli attuali d’occupazione, ha avuto il merito di sollevare una gran questione che riguarda in generale il Pianeta ed il suo futuro ma è nello specifico di Taranto che assume notevole significato con i suoi aspetti economici, sociali, ambientali e politici. Infatti, il Ministero dell’Ambiente, per legge, ha reso pubblico il piano d’assegnazione delle quote di CO2, aggiornato a dicembre, per tutti gli impianti dei settori produttivi nazionali relativo al periodo 2008-2012 al fine di rientrare nei vincoli comunitari di Kyoto e nel rispetto della direttiva europea 2003/87/CE. In esso è conferito un aumento del 50% di emissioni di CO2 ad Ilva che passa dagli attuali 8 milioni (piano 2003-2007) ai 12.158.763 8 (piano2008-2012) corrispondenti ad una media annua di 10 Tn di acciaio. Eni d’altro verso pur raddoppiando la sua produzione vede ridursi la quota assegnata, mentre Edison (ex Ise) dal canto suo passa dai 2 milioni attuali ad oltre tre nel 2012, l’equivalente di tre grandi centrali a ciclo combinato a metano. Sembra il gioco delle tre carte. I record di produzione conseguiti negli ultimi 4 anni da Riva, inglobando nei fatti a Taranto anche l’area calda di Genova, hanno nei fatti anticipato le quote assegnate per il 2008/2012. . I conti non tornano perché evidentemente non ci sarà la chiusura annunciata dalla regione Puglia della vecchia Cet2 e quindi la sua sostituzione con la nuova centrale Ilva, altrettanto contraddittorio è il comportamento dell’Eni rispetto alle quote assegnate. Taranto, nei fatti, passerà dagli attuali 11.913.767 tn ai 16.914.600 tn nel 2012. Ci chiediamo cosa voglia il Ragioniere ancora di più dai poteri pubblici che sono stati sino ad ora a Roma come a Bari e Taranto generosi con lui? Gli organici Ilva resteranno gli stessi a prescindere dalla quantità prodotta d’acciaio, il problema vero, per quanto ci riguarda, saranno i tempi delle produzioni ed i ritmi di lavoro che graveranno sui lavoratori, sulla loro sicurezza e sull’ ambiente. In verità il Piano prevede anche che le imprese possano acquistare o vendere quote di CO2 rispetto a quelle assegnate. Oltre al mercato dell’acciaio e dell’energia ci sarà anche il mercato delle “quote”. In questo momento il costo per tn di CO2 è intorno ai 30€. Facile moltiplicare tale somma con le enormi quantità in gioco e vederne i costi ed i benefici. Il Ministero dell’Ambiente impone però, già da adesso, un “titolo oneroso” per Riva pari al 4,7% delle quote assegnate, al 3,2% per la raffineria, all’1,4% per il cementificio, una sorta di Royalties per recuperare fondi d’investimenti pubblici volti al contenimento delle emissioni nazionali di CO2. Inoltre se Edison vedrà aumentate le sue quote d’emissioni a Taranto nel 2012, Ilva invece dovrà far rientrare nelle emissioni della sua CO2 anche la centrale in progetto oppure acquistare altre quote per il suo stabilimento. Facile ora capire il significato di quella lettera. Ci chiediamo adesso se è possibile che nei prossimi anni dovremmo avere il più gran centro siderurgico europeo, un grande polo energetico, una grane raffineria, un cementificio, ed un rigassificatore che risulterebbe indispensabile per questo disegno. C’è posto ancora per qualcos’altro ? Nel piano d’assegnazione nazionale delle quote di CO2 compaiono anche impianti di rigassificazione, coinvolti anche essi, e stazioni di compressione gas metano, mentre va ricordato a tal proposito che in atmosfera questo gas produce un effetto serra 20 volte superiore alla stessa CO2. In gioco a Taranto oggi non ci sono gli interessi generali della Nazione ma essenzialmente quelli determinati dai grandi guadagni del mercato, esso sceglie anche i siti dei nuovi impianti oltre a condizionare le scelte politiche ed individuali, come è evidente nella vicenda tarantina attuale. Nel programma nazionale dell’Unione sono altre le priorità, basta leggerlo e quindi concretizzarlo. Fonti rinnovabili, risparmio energetico, funzionalità ed ammodernamento degli impianti, capacità ed efficienza del trasporto elettrico per combattere gli enormi sprechi, una “gestione democratica delle produzioni.” Occorre, appena insediato il nuovo consiglio comunale a Taranto, riscrivere l’Atto di Intesa con i legittimi rappresentanti della comunità che saranno eletti e nel rapporto con la società civile. Sicuramente non basteranno né agevolazioni tariffarie, né promesse e né contrattazioni al ribasso. Non si potrà delegare a nessun nuovo “uomo forte” di turno tali questioni di vitale interesse per la nostra città Occorre davvero un cambio di rotta !! Noi Comunisti Italiani di Taranto faremo per intero il nostro dovere. Taranto li, 17-01-2007 Direttivo Cittadino Sez. “C. Latanza” PdCI Taranto