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      SanLibero in pillole

      • E' morto un prete

        27 gennaio 2008 - Riccardo Orioles

        E' morto un prete a Catania, che si chiamava padre Greco. Non è una notizia importante e fuori dal suo quartiere non l'ha saputo nessuno. Eppure, in giovinezza, era stato un uomo importante: uscito dal seminario (il migliore allievo) era “un giovane promettente” ed era rapidamente diventato coadiutore del vescovo. Io di carriere dei preti non me ne intendo ma dev'essere qualcosa del tipo segretario della Fgci, e poi segretario di federazione, comitato centrale, onorevole e infine, se tutto va bene, ministro. Comunque lui dopo un anno si ribellò. Che cazzo - disse a se stesso - io sono un prete. E il prete non sta in ufficio, sta fra la gente.

      In evidenza

        Ma dove voglio andare a sessant'anni?

        Da "I Siciliani" a Casablanca
        21 marzo 2007
        Fonte: Associazione Rita Atria
        http://www.ritaatria.it - 28 settembre 2006

        E’ la prima frase che mi ha detto stamattina Graziella (Proto - Direttrice di Casablanca, n.d.r.) quando ci siamo sentite al telefono.
        E’ una domanda retorica perché lei sa perfettamente che la sua coerenza e la sua voglia di lottare non appartiene al tempo ma ad un modo di essere vivi in questa terra di anime “morte”.
        Non credo di essere la persona più giusta per raccontare Graziella, perché ogni volta che la incontro è una scoperta, ma non posso non raccontare un’altra storia di donne siciliane che non mollano. Fortunatamente lei non è né morta, né sottoposta a programma di protezione, ma lotta in una città stanca e disillusa che si chiama Catania.
        Graziella non è nata “ieri”, è la persona sulla quale grava tutta la scomoda "eredità" de “I Siciliani” di Pippo Fava. E sì, Graziella era una dei Siciliani, come Riccardo (Orioles, n.d.r). E’ bello vederli ancora insieme, credere nelle stesse cose in cui credevano prima di quel terribile 5 gennaio del 1984 . Il senso dell’articolo 21 per loro non si è corrotto con gli anni. Non sono diventati “responsabili” cioè equilibristi dell’informazione pur di barattare un finanziamento. Ed è per questo forse che le banche, nonostante un credito iva non indifferente, hanno chiuso tutte le porte a Graziella Proto, quindi a Casablanca, quindi a noi tutti.
        Quante volte abbiamo sentito dire che c’è un altro modo di uccidere le persone: umiliarle. Le umiliamo con il silenzio dei benpensanti, le umiliamo con la nostra esigenza di abbattere a tutti i costi coloro che possono metterci in ombra con la loro genialità e con la loro capacità di raccontare i fatti anche a costo di rendersi impopolari. Cara Graziella, non sei tu che ti devi chiedere dove vai a sessant’anni. Siamo noi tutti, quelli che a quasi 40 anni ci sentiamo arrivati e quindi dispensatori delle nostre verità tanto da considerarle le uniche possibili.
        Noi abbiamo bisogno di te, della tua penna perché quando fai scorrere le parole sulla carta… sappiamo che non ci stai mentendo.

        Note: Domenica scorsa ignoti sono penetrati nella redazione di Casablanca trafugando un computer. Il danno per una redazione autogestita è rilevante. Preoccupa poi la modalità del gesto, senza scasso o infrazione, come "se avessero le chiavi"(così hanno dichiarato alcuni redattori). Si teme, considerando anche alcuni episodi di cronaca degli ultimi mesi, che il furto sia stato un atto intimidatorio.
        Esprimiamo solidarietà alla redazione di Casablanca inviando email all'indirizzo riccardoorioles@gmail.com o sostenendolo con un abbonamento, che è possibile richiedere scrivendo a:
        Grazia Rapisarda -
        Casablanca - via Caronda 412, 95128 Catania
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