Assemblea Autoconvocata Firenze

Rapporto

Gli immigrati nell'edilizia residenziale pubblica

Uno studio della Fondazione Michelucci aiuta a comprendere meglio la cosiddetta "guerra fra poveri" per l'accesso all'edilizia popolare. Il problema vero è la scarsità di alloggi e non l'eccessiva presenza di immigrati: se anche questi sparissero, resterebbe una condizione di gravissima insufficienza.
26 giugno 2008

Che la competizione attorno a risorse scarse rappresenti un rischio per la coesione sociale è una questione estremamente seria, che non può essere liquidata né con i tono allarmistici sulla "guerra tra poveri", nè sostenendo al contrario che questa è solo l´esito di una costruzione sociale negativa dell´immigrazione.
I contesti - territoriali, abitativi, produttivi, sociali - sono estremamente variegati, e differentemente esposti all´impatto dei processi globali e delle politiche locali.


Compito di chi è impegnato nella ricerca, nell´informazione, e naturalmente in ruoli politici e istituzionali, è quello di affrontare con responsabilità e conoscenza della realtà le differenti situazioni.
Intendiamo quindi fornire un sintetico contributo di conoscenza specifico (perché legato all´analisi dettagliata della sola situazione fiorentina), ma con aspetti largamente generalizzabili, della difficoltà sempre più avvertita ad accedere a un alloggio di edilizia pubblica.

 

La "competizione" per l´accesso all´edilizia sociale è solo marginalmente l´effetto della domanda aggiuntiva degli immigrati, mentre dipende il larghissima misura dall´insufficienza quantitativa dell´offerta: in Italia solo l´8% dei richiedenti accede poi ad un alloggio Erp. Una insufficienza che è stata aggravata da un decennio di assenza di risorse statali per l´edilizia pubblica, e da un non marginale processo di alienazione del patrimonio che molte amministrazioni hanno promosso, assottigliando ancor più il già esiguo parco alloggiativo sociale.

 

Mentre gli altri paesi europei continuano a realizzare quote di edilizia pubblica che superano il 20% del costruito annuo, in Italia la pur consistente produzione edilizia tra il 2000 e il 2005 ha realizzato un misero 1% di alloggi pubblici, e un numero trascurabile di alloggi a canone calmierato.

L´esclusione degli immigrati dall´accesso all´edilizia pubblica (e cioè di fatto la situazione esistente fino a una decina di anni fa) non garantirebbe affatto ai richiedenti italiani l´assegnazione di una casa: permarrebbero ampie fasce di esclusi, come permarrebbero dubbi e recriminazioni sulla equità dei criteri per l´accesso.

 

Nessuno, però, descriverebbe questa situazione come una "guerra tra poveri": questa è stata evocata solo quando sono entrati in scena gli immigrati. E´ nei loro confronti che si ritiene, con un improvviso sussulto identitario, di dover introdurre criteri gerarchici e priorità a garanzia degli abitanti "locali".
Il "conflitto" viene così indirizzato verso gli stranieri, tralasciando l´insufficienza delle politiche e delle risorse destinate alla casa, vero nodo delle difficoltà abitative delle famiglie italiane e immigrate.

5 giugno 2008

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