Bussolengo, alcuni rom denunciano: "Picchiati dai carabinieri"
Il racconto di Christian e di Giorgio, cittadini italiani di origine rom, rispettivamente di 38 e 17 anni, picchiati, sequestrati e torturati insieme ai loro familiari nella caserma dei carabinieri di Bussolengo [Verona] venerdì 6 settembre– racconto pubblicato ieri da Carta – comincia a rompere il muro del silenzio. Liberazione ha richiamato la notizia in prima pagina, ma anche Il Mattino di Padova a La Nuova di Venezia hanno segnalato quanto denunciato su www.carta.org, oltre ad alcuni siti internet. Diverse associazioni locali, la Cgil di Brescia e alcuni consiglieri regionali hanno cominciato a occuparsi del caso.
Intanto, Angelo Campos, sua moglie Sonia [sorella di Christian a madre di Giorgio] e Denis Rossetto sono in carcere, dopo il processo per direttissima di sabato scorso con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e tentato furto a danno dei carabinieri, i quali hanno smentito la versione fornita dai rom. Secondo il verbale dei carabinieri sono stati i rom ad aggredire gli agenti, che si sarebbero difesi.
Tra le comunità di rom e sinti della provincia di Brescia e di Verona oggi sembrano prevalere sentimenti constrastanti: paura per la sorte degli arrestati e per l’aumento degli episodi di razzismo registrato negli ultimi mesi, ma anche relativa soddisfazione per la scelta di alcuni media.
Restano da capire molte cose. È utile leggersi la denuncia dei carabinieri (pubblicata sul sito dell'associazione Sucar Drom) e quella dei familiari picchiati [le denunce complete saranno nelle prossime ore su Carta.org]. Nel sito pubblichiamo oggi le prime foto – messe a disposizione dall’associazione Nevo Gipen di Brescia -, dei numerosi segni lasciati sui corpi delle persone picchiate [link a lato].
«Giunti presso la roulotte in usa a Campos Angelo e dalla sua famiglia, questi cominciava ad andare in escandescenza – si legge nel verbale dei carabinieri -, assumendo atteggiamento di sfida e ponendo il suo volto su quello del Maresciallo Ordinario Carusone. Il militare lo allontanava invitandolo ad assumere un atteggiamento corretto ma questi per tutta risposta cominciava a farsi beffe del militare… Non potendo più la pattuglia soggiacere alla villania dell’uomo che solo successivamente verrà identificato, ed essendosi lo stesso rifiutato di fornire le generalità lo si invitava a salire nell’autovettura di servizio, per poi condurlo presso il Comando per l’identificazione».
Il rapporto parla poi della reazione dei familiari. «I militari dapprima sopraffatti, essendo stati colti di sorpresa, lasciavano l’uomo e cercavano di fermare i vili aggressori… Il Maresciallo Ordinario Carusone, durante la colluttazione che era scaturita con le cinque persone, subiva il tentativo di furto della pistola ad opera della Campos Sonia… La Campos Sonia veniva ammanettata, mentre Campos Angelo, Campos Giorgio e Rossetto Denis, scappavano a bordo del veicolo da quest’ultimo condotto. In quel momento i militari riuscivano a dare l’allarme alla Centrale operativa che faceva convergere sulla zona tutte le pattuglie in servizio in quel momento. I fuggitivi venivano fermati dopo un inseguimento, che si concludeva a Caselle di Sommacampagna».
Ma resta da capire soprattutto quello che sta accadendo in questi ultimi mesi in alcuni comuni della Lombardia e del Veneto. Dalla Federazione rom e sinti insieme, che raccoglie più di venti associazioni e gruppi di rom e sinti di tutta Italia [tra cui l’associazione Nevo Gipen], ricorda che sono state numerose le denunce di episodi di intolleranza registrati a Bussolengo, a cominciare dalle proteste per le delibere del consiglio comunale [con le quali in aprile si esplicitava l’obiettivo dell’amministrazione, «l’eliminazione della sosta degli zingari sul nostro territorio»]. Altre denunce sono giunte alla Federazione da gruppi di rom e sinti di comuni limitrofi a Bussolengo, come Pescantina, Settimo, Valeggio e Balconi.
E il 16 settembre è anche in programma un incontro tra la Federazione e il ministro Maroni.
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