Assemblea Autoconvocata Firenze

I diritti dei migranti in Europa

Un lungo documento firmato da "Coordinamento europeo per il diritto degli stranieri a vivere in famiglia". Un esame della condizione degli immigrati nell'Unione Europea e una serie di proposte rivolte ai candidati al parlamento di Strasburgo
3 giugno 2009

Pubblichiamo un intervento firmato "Coordinamento europeo per il diritto degli stranieri a vivere in famiglia": è un appello ai candidati al parlamento europeo ma contiene una serie di considerazioni e di proposte sulla condizione dei cittadini provenienti dall'estero e residenti nell'Unione Europea.

"Immigrazione, asiloe integrazione: piu' realismo e meno ipocrisia. Appello ai candidati alle elezioni europee 2009"

Neonati Cara candidata, caro candidato,
i cittadini europei firmatari di questo memorandum sono convinti che
l'Europa possa divenire uno spazio politico e sociale in cui le popolazioni
che lo abitano si impegnano a costruire un avvenire comune, partendo dalle
loro diverse origini e appartenenze. Per questo siamo vivamente preoccupati
per i limiti, le incoerenze e le derive delle politiche dell'Unione Europea
in materia di immigrazione e di asilo, soprattutto a causa delle conseguenze
di queste stesse politiche sul presente e sul futuro delle nostre societa'
in Europa.

Tutti noi, cittadini di diverse professioni e appartenenze sociali e
politiche, possiamo affermare, sulla base della nostra esperienza diretta,
che la pace e la coesione sociale si trovano gia' ora fortemente minacciate
piu' dalla discriminazione e dall'esclusione delle popolazioni emarginate a
causa della loro origine, che dalla competizione socio-economica che la loro
presenza comporta.
I cittadini non comunitari regolarmente presenti oggi sul territorio
dell'Unione sono piu' di 40 milioni. Considerati a parte, come ancora accade
per quanto riguarda il loro accesso ai diritti sociali, civili e politici,
rappresentano una sorta di "ultimo stato", trasversale a tutta la Comunita'
Europea. Nel Memorandum allegato indichiamo i punti cruciali delle politiche
attuali e qualche orientamento concreto affinche' gli immigrati e i loro
figli partecipino attivamente in quanto cittadini europei, a fianco dei
cittadini nazionali di tutti gli Stati, alla costruzione di un'Europa in cui
sia possibile vivere in pace.

E' stimato tra i 6 e gli 8 milioni il numero delle persone presenti
irregolarmente sul territorio dell'UE, provenienti da paesi terzi. E' il
risultato catastrofico della concertazione comunitaria sulle politiche di
immigrazione e asilo. Gli effetti della volonta' demagogica dei partiti
politici e dei governi di impedire gli ingressi regolari, sono: l'aumento
esponenziale delle presenze irregolari, un intollerabile accanimento
amministrativo e una diffusa indifferenza nei confronti di soprusi,
vessazioni e assenza di diritto che creano nuove situazioni di schiavitu' in
Europa.

La chiusura indiscriminata delle frontiere ha anche reso impraticabile in
troppi casi l'esercizio del diritto di asilo, affidando a Paesi limitrofi
all'Unione il compito di rendere di fatto impossibile l'accesso alla domanda
e gestendo con poche garanzie le domande delle persone che riescono a
toccare il suolo dell'Unione.
In conclusione, dobbiamo purtroppo costatare in tutti i Paesi dell'Unione
che il progressivo deterioramento delle relazioni tra popoli di origini
diverse e' in rapporto diretto con i discorsi politici che presentano i
migranti come una minaccia e un pericolo.

Cara candidata, caro candidato,
alla vigilia della competizione elettorale europea del 2009, le chiediamo:

- un impegno esplicito a non utilizzare nella sua campagna elettorale
argomenti politici che provocano sentimenti di paura e di odio verso una
parte della popolazione, e a battersi affinche' questa pratica venga bandita
dal suo partito di appartenenza;

- una riflessione e una presa di posizione sui 9 punti del Memorandum che
alleghiamo a questo appello.

Faremo conoscere il suo punto di vista e il suo impegno a un vasto pubblico
di cittadini del suo Paese e di tutti i Paesi dell'Unione.
Siamo convinti che la coesione sociale nell'Europa di oggi e di domani la
potremo costruire insieme solo se la fonderemo sul rispetto reciproco e
sulla giustizia.


Memorandum. Migranti e integrazione

Neonati Il principio che fonda qualunque politica di integrazione e' il
riconoscimento dell'eguale dignita' delle persone al di la' delle origini e
delle molteplici appartenenze.
Il metodo dell'integrazione e' definito dalla Commissione Europea come
"interazione... processo dinamico a doppio senso", che coinvolge tutta la
societa' nella sua organizzazione economica, amministrativa, politica e
culturale, a partire dagli individui e dai gruppi sociali di appartenenza.
*
Gli immigrati regolarmente residenti

1. Stessi diritti e stessi doveri. I cittadini dei Paesi non UE che sono
legalmente ammessi a soggiornare nello spazio dell'Unione non possono essere
trattati in modo discriminante e a loro vanno riconosciuti:
- gli stessi diritti e gli stessi doveri dei cittadini nazionali in ambito
economico e sociale;
- e le stesse liberta' e responsabilita' dei cittadini europei in ambito
culturale e politico.
L'integrazione degli immigrati puo' solo essere il risultato di un duplice
movimento complementare attraverso il quale la societa' li accoglie senza
discriminazione, e loro accettano tutte le responsabilita' e gli obblighi
che ne derivano.

2. Stabilita' giuridica. Per rendere efficaci le misure che facilitino
l'inclusione sociale dei migranti e delle loro famiglie, bisogna eliminare
ogni forma di precarieta' amministrativa e giuridica legata al titolo di
soggiorno. Solo la tranquillita' di uno statuto giuridico stabile
permettera' loro di dare il miglior contributo possibile alla societa' di
cui fanno parte.

3. Il diritto a vivere in famiglia. Affermiamo che il diritto a vivere in
famiglia e' un diritto universale. La sua applicazione non puo' essere
subordinata alle variazioni congiunturali e contingenti della politica degli
Stati. Affermiamo che gli Stati non hanno il diritto di rifiutare a degli
stranieri che vivono e lavorano legalmente sul proprio territorio di unirsi
con il coniuge liberamente scelto, ne' di proibire che possano essere
raggiunti dai membri della famiglia di cui sono responsabili. Consideriamo
come intollerabile tenerli lontani gli uni dagli altri troppo a lungo e
pensiamo che questo diritto debba essere riconosciuto al massimo dopo un
anno.

4. I diritti sociali. Al fine di favorire l'integrazione sociale ed
economica dei migranti e della loro famiglia gli Stati devono:
- facilitare loro l'apprendimento della lingua del Paese dove sono venuti a
vivere;
- garantire di poter accedere come i cittadini nazionali all'alloggio e alla
salute;
- assicurare ai loro figli pari opportunita' per un'educazione e
un'istruzione di qualita';
- permettere a coloro che sono in eta' da lavoro la possibilita' immediata
di cercare una occupazione; offrire loro una formazione che faciliti
l'inserimento nella vita socioprofessionale.
Affermiamo che in nessun caso le opportunita' di inclusione devono
trasformarsi in minaccia di precarieta' amministrativa o di fragilita'
sociale.

5. La mobilita' sociale. Bisogna accelerare il processo di ascensione
sociale dei migranti e delle loro famiglie, non soltanto attraverso
l'accesso ai diritti sociali e civili, ma anche attraverso l'accesso alle
professioni qualificate, spesso impedito o ritardato dalla difficolta' di
far riconoscere il valore degli studi e delle competenze professionali
acquisite al di fuori dell'Unione o dal fatto che queste professioni sono
riservate ai cittadini nazionali. Auspichiamo che in tutti i Paesi UE sia
liberalizzato l'accesso a tutte le professioni, soprattutto negli ambiti
dell'educazione, della salute, dell'amministrazione pubblica.

6. La cittadinanza di residenza. A quanti risiedono stabilmente sul
territorio dell'Unione gli Stati devono accordare une piena cittadinanza,
che permetta di assumere stessi diritti e doveri dei cittadini, potendo
conservare la nazionalita' e la cittadinanza del Paese di origine.
Questa nuova cittadinanza di residenza e' fondata sulla presenza sullo
stesso territorio dei cittadini nazionali; mira a costruire tra cittadini
nazionali e stranieri il sentimento di un destino comune, la condivisione di
valori comuni e la responsabilita' di fronteggiare insieme il futuro. Non
deve essere confusa con la nazionalita' che e' fondata su di una storia e un
passato comune.
Cosi' come avviene per gli stranieri comunitari, chiediamo che i cittadini
dei paesi terzi, residenti stabilmente sul territorio dell'Unione, siano
invitati a partecipare, soprattutto attraverso il diritto di voto e
l'eleggibilita', alle decisioni concernenti la vita quotidiana (elezioni
amministrative), e alle decisioni concernenti la politica comune dell'Unione
Europea (elezione del Parlamento europeo), anche se non hanno ancora
acquisito la nazionalita' di uno dei Paesi dell'Unione Europea.

7. La reciprocita' dell'integrazione. Constatiamo che le misure messe in
atto nei Paesi dell'Unione per favorire l'integrazione dei migranti si
rivolgono quasi esclusivamente alle popolazioni di origine straniera e
davvero poco alle popolazioni autoctone. Reclamiamo piu' attenzione e
investimento nei programmi d'integrazione reciproca, destinati sia ai
cittadini nazionali che agli stranieri. L'obiettivo finale di questi
programmi deve essere la partecipazione e la coesione sociale. E' partendo
dalle preoccupazioni comuni, generate dai cambiamenti e dalle precarieta'
che colpiscono la nostra vita quotidiana (le ricadute della crisi economica
ed ecologica a livello planetario) che potremo trovare i temi generatori di
un impegno comune, il punto di appoggio sul quale costruire il sentimento di
un'appartenenza piu' ampia, che comporti l'adesione a comportamenti
convergenti verso obiettivi comuni.
Perche' i cittadini dei Paesi terzi siano coinvolti nel destino delle nostre
societa' europee, dobbiamo dare loro la parola nelle istanze in cui i
cittadini dibattono di cio' che li preoccupa.

8. Lo sviluppo dei Paesi di origine e la circolarita' dell'integrazione dei
migranti.

un bambino L'emigrazione impoverisce di risorse umane i Paesi di origine ma, nello
stesso tempo, rappresenta una formidabile fonte di entrate, il cui ammontare
supera ampiamente gli aiuti allo sviluppo esterni, che tra l'altro non
cessano di diminuire un po' dappertutto. I migranti hanno sempre di piu' la
possibilita' di mantenere relazioni significative tra la societa' di origine
e la societa' d'immigrazione, sia dal punto di vista economico che
culturale. L'esperienza dimostra che i migranti possono essere attori
efficaci di co-sviluppo tanto al Paese di origine che nel Paese di
immigrazione, a condizione che siano ben integrati sui due fronti. E'
importante promuovere politiche di integrazione circolare per le persone che
sono capaci di sostenere e sviluppare appartenenze costruttive tra il Paese
di immigrazione e il Paese di origine. Potranno cosi' divenire attori di
nuove relazioni tra le comunita' locali, le realta' economiche e
professionali e le amministrazioni pubbliche delle due societa' cui
appartengono.


*
Gli immigrati "clandestini" o irregolari e i richiedenti asilo


9. Infine non possiamo ignorare che l'efficacia delle politiche di
integrazione tra migranti e cittadini nazionali e' intimamente legata agli
orientamenti piu' generali che governano l'immigrazione e l'asilo. L'UE ha
bisogno di una immigrazione economica (gli attori economici la chiedono) e
di popolamento (la Commissione europea e' gia' in allerta): chiediamo piu'
realismo per promuovere e organizzare l'immigrazione legale nel rispetto dei
diritti fondamentali.

- La schiavitu' della clandestinita'. L'UE ha bisogno di un'immigrazione
economica e di popolamento e, nello stesso tempo, da' la caccia alle persone
gia' installate e che hanno un lavoro, una casa, spesso una famiglia, e che
parlano la lingua del Paese in cui risiedono. Una minoranza di queste
persone prese a caso vengono deportate al di fuori dello spazio dell'Unione,
talvolta in campi di detenzione in un paese terzo che non e' il loro: un
cinismo politico insensato e intollerabile. La maggioranza rimane sul
territorio dell'Unione. E' urgente permettere ai lavoratori e alle loro
famiglie, che vivono nei nostri Paesi in situazione amministrativa
irregolare, di essere liberati dalla schiavitu' psicologica, economica,
sociale e politica della clandestinita'.

- La lotta all'immigrazione illegale: cinismo e ipocrisia. La chiusura delle
frontiere all'immigrazione legale e' stata e resta la causa principale del
ricorso alle organizzazioni dell'immigrazione clandestina da parte di chi
vuole emigrare. Eppure l'UE ha bisogno di un'immigrazione non solo
qualificata ma soprattutto disponibile a garantire i posti di lavoro che i
cittadini nazionali rifiutano. Il divieto di immigrare legalmente ha
ottenuto due risultati: consentire ai partiti politici di giungere al potere
promettendo agli elettori di diminuire il numero di immigrati; creare,
mantenere e aumentare lo stock di centinaia di migliaia di lavoratori
assolutamente flessibili ed estremamente a buon mercato, senza alcuna forma
di tutela.

- Un'opinione pubblica anestetizzata: e' la conseguenza piu' catastrofica di
questa politica. Le nostre societa' sono divenute insensibili ai crimini che
da anni sono reiterati contro le persone che chiedono di entrare legalmente
nello spazio dell'Unione e che sono obbligate a passare per clandestini:
campi di detenzione interni ed esterni allo spazio UE, espulsioni forzate,
migliaia di morti di fame, di freddo, annegati, asfissiati... Secondo le
informazioni disponibili, la quasi totalita' di questi uomini, donne e
bambini hanno legami famigliari o di amicizia in uno dei Paesi dell'Unione.
Eppure la politica attuale, piuttosto che investire nella programmazione
dell'ingresso legale di queste persone, preferisce investire risorse
finanziarie e umane per impedire che arrivino a destinazione. I costi
economici di questa politica sono esorbitanti e quelli umani intollerabili:
una vergogna che le generazioni future dovranno scontare.

- La "tolleranza zero" ostentata contro gli stranieri senza documenti non
trova corrispondenza nella reazione di fronte ai comportamenti illegali
quotidiani da parte dei cittadini autoctoni (individui e istituzioni) contro
gli stranieri in generale: lavoro nero, salari piu' bassi, affitti piu'
cari, violazione della vita privata, separazione forzata dei membri delle
famiglie, sospetti sistematici, vessazioni, insulti, violenze psicologiche e
fisiche... La "tolleranza zero" mostrata contro i comportamenti illegali
degli stranieri si trasforma in tolleranza e in abbassamento generalizzato
della vigilanza sociale per comportamenti e situazioni di violenza e
discriminazione nei confronti della persona migrante.

- L'asilo impossibile. Se da un lato la richiesta di asilo e' rimasta per
alcuni il solo mezzo per cercare di immigrare legalmente, dall'altra la
possibilita' di riuscire a presentare una richiesta di asilo o di protezione
umanitaria da parte delle persone che ne hanno diritto e' divenuta sempre
piu' aleatoria a causa degli ostacoli fisici interposti. Una volta che la
persona candidata si trova finalmente di fronte all'autorita' competente,
viene ascoltata e accompagnata nella procedura in condizioni spesso
insufficienti a garantire realmente i suoi diritti. E per finire, le persone
respinte, che sono la maggioranza, vengono rinviate al Paese di origine che
hanno appena denunciato o verso un altro Paese che, a sua volta, non e' in
grado di proteggerle. L'espulsione forzata dei richiedenti asilo e degli
immigrati economici respinti avviene spesso secondo modalita' inumane, tali
da indurre gli interessati a gesti estremi.

*
Cara candidata, caro candidato al Parlamento Europeo,
la nostra esperienza professionale e il nostro impegno sociale ci pongono al
cuore delle situazioni giorno per giorno; abbiamo cercato di cogliere la
realta' con uno sguardo europeo, evitando di restare prigionieri del nostro
orizzonte locale. Vorremmo averla come interlocutore attento nella
costruzione di un'Europa democratica e sociale in cui i migranti e le loro
famiglie possano trovare senza discriminazioni il loro posto di cittadini.


Coordinamento europeo per il diritto degli stranieri a vivere in famiglia,
Bruxelles*

Per contatti: e-mail: coordeurop@coordeurop.org, sito: www.coordeurop.org 

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