Michele Santoro sulla censura

Si sta sviluppando nel mondo una straordinaria resistenza al pensiero unico.In mille forme,in mille diversi tentativi,in mille documentari o televisioni di strada o cassette con diffusione limitata.L'opinione pubblica si costruisce fuori dalla televisione e dai giornali che ci sono con internet e cortometraggi,perfino con i messaggi sms,e buca il muro compatto della censura.In bocca al lupo per il tuo film!

Michele Santoro scrisse questa mail in occasione della proiezione di "Mare Nostrum" all'Universita' di Lecce, nel marzo del 2003, quando gia' da circa un anno avevano eliminato lui e il suo gruppo di lavoro dai palinsesti Rai. Tutto era nato da un diktat dalla Bulgaria del premier Berlusconi: fuori Biagi, Santoro e Luttazzi, come ricorderete.
A quasi tre anni di distanza, quando il giornalista e' stato costretto provvisoriamente a cambiare mestiere ( e' stato eletto come parlamentare europeo con circa 700 mila preferenze), arriva il verdetto della giustizia italiana. Ma ovviamente la Rai ricorrera' in appello.


Rai, il giudice del Tribunale del lavoro: "L'Azienda reintegri subito Michele Santoro". Serventi Longhi: “Il primo sconfitto è Berlusconi”. Roberto Natale (Usigrai): “Decine di cause di lavoro pesano sulla attuale dirigenza Rai”. I commenti di Di Pietro, Fassino e Bonatesta

La Rai deve reintegrare Michele Santoro: lo ha stabilito il giudice del tribunale del lavoro di Roma, Billi.
Secondo quanto indicato dal giudice nel dispositivo, la Rai è tenuta a reintegrare Santoro nelle funzioni svolte prima dell'interruzione del rapporto e dunque per la conduzione di programmi di approfondimento in prima e/o seconda serata.
Secondo il giudice Stefania Billi, Santoro deve essere reintegrato al lavoro «come realizzatore e conduttore di programmi televisivi di approfondimento
dell'informazione di attualità di prima serata, di programmi di reportage di seconda serata, in particolare 'Sciuscià Edizione Straordinaria' e 'Sciuscià', come si legge nel dispositivo della sentenza, cioè nelle mansioni esercitate «fino alla stagione televisiva 2001/2002».
La Rai deve anche pagare al giornalista un risarcimento da 1,5 milioni di euro (fra risarcimento del danno, restituzione dei quattro giorni di sospensione dal lavoro nel 2002 e della decurtazione dello stipendio, anche questa dal 2002, con i relativi interessi. L'azienda è tenuta anche a pubblicare il dispositivo della sentenza su Corriere della Sera, Repubblica e Stampa entro dieci giorni dalla pubblicazione e pagare le spese processuali. (ANSA).

La sentenza di oggi sul reintegro di Michele Santoro ''ripristina un minimo di legalità in una
situazione di rimozioni in Rai che ha avuto tra gli esempi più gravi proprio quello di 'Sciuscià': la misura è colma''': è l'opinione del segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi.

''Il primo sconfitto in questa vicenda - ha detto Serventi alla conferenza stampa di Santoro - è il presidente del Consiglio Berlusconi, che nella sua dichiarazione bulgara chiese la cacciata di Biagi, Santoro, Luttazzi. Il secondo è il gruppo dirigente che ha compiuto questo tentato omicidio professionale ai danni di un collega che gli italiani apprezzavano e
apprezzano. Chi ha sbagliato, paghi: visto che non possiamo chiedere le dimissioni del premier, chiediamo quelle del direttore generale Cattaneo e del cda. In una situazione ormai devastata e devastante, traggano le conseguenze di questa sentenza, che fa giurisprudenza e fa storia nelle vicende recenti della Rai''. (ANSA)

''Visto che c'è una Rai ansiosa di riparare all'inchiesta di 'Report', ecco un'occasione per
riparare: non lo chiede un presidente di una qualsiasi amministrazione regionale, ma la magistratura''. E' il commento di Roberto Natale, segretario Usigrai, alla sentenza sul reintegro di Michele Santoro.

''Oggi - ha detto Natale, presente alla conferenza stampa di Santoro - è un bellissimo giorno per i giornalisti Rai, ma anche per i 'peones', per i precari in attesa di assunzione, perchè le regole valgono per tutti. Mi domando: il caso Santoro come verrà iscritto a bilancio? E cosa ne pensa l'advisor?
Qualcuno parla di passivo occulto: verrà data trasparenza a questo contenzioso? Credo che anche la dignità debba far parte del bilancio del servizio pubblico''.

A inizio 2004, ha ricordato il segretario dell'Usigrai, le cause intentate dai precari in attesa di assunzione ''erano circa 60: la stima degli stessi uffici Rai era di una percentuale dell'80% di 'soccombenza' per l'azienda, cioè 50 su 60. E sempre secondo le stime aziendali, ciascuna causa persa valeva 250 milioni delle vecchie lire, per un totale di 12 miliardi e mezzo di vecchie lire''. Inoltre, ha detto ancora Natale, su 30 assunzioni disposte nel 2004, 14, cioè quasi la metà, sono state effettuate su decisione della magistratura, cosa mai capitata prima nella storia dell'azienda''.

Anche sul versante Inpgi, ha aggiunto il segretario della Fnsi Paolo serventi Longhi, la situazione non migliora: ''Si calcola che ammonti a oltre un milione e mezzo di euro la violazione contributiva da parte della Rai, e a oltre 10-15 milioni di euro quella accumulata dall'azienda negli ultimi due o tre anni''. (ANSA)

ROMA, 26 GEN - Per Antonio Di Pietro, presidente dell'Italia dei Valori, l'ordine di riassumere Santoro, imposto dal giudice alla Rai berlusconizzata, è un'altra lezione di democrazia al centrodestra arrogante e al direttore generale Rai che a suo tempo licenziò il giornalista¯. Ormai - sottolinea Di Pietro in una nota - queste lezioni sono quotidiane e si presentano con gli interventi del Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale e dai Giudici. Purtroppo questa lezione non servirà perché nemmeno la sentenza del giudice sarà rispettata e Santoro rimarrà penalizzato con la conseguenza che a rimetterci non sarà solo lui ma anche e soprattutto le libertà di pensiero e di informazione¯. (ANSA)

ROMA (ITALPRESS) - "C'è pur sempre un giudice a Berlino". Così il Segretario nazionale dei Ds Piero Fassino ha espresso la sua soddisfazione per la sentenza del Tribunale civile di Roma che ha sancito l'obbligo per la Rai di reintegrare Michele Santoro nel ruolo di conduttore di programmi Rai. "Adesso - ha aggiunto Fassino - il vertice Rai faccia finalmente prevalere il buon senso: applichi la sentenza, reintegri Santoro nelle sue funzioni di conduttore e metta fine a un atteggiamento discriminatorio intollerabile per gli ascoltatori e dannoso per l'azienda".

"Non è pensabile, sarebbe oltremodo singolare e costituirebbe un precedente molto pericoloso che un magistrato decida il tipo di programmi che devono andare in onda sulla Rai e la loro collocazione oraria, facendo lui in pratica i palinsesti e quindi sostituendosi a quanti, per legge, sono deputati a tale compito, cioè i vertici dell'azienda e i direttori di rete e di testata. Ci• rientra nell'intangibile autonomia e indipendenza editoriale di un'emittente televisiva, qualunque essa sia". Lo dichiara il senatore Michele Bonatesta, componente della direzione nazionale di AN e membro della commissione di Vigilanza sulla Rai, intervenendo sul caso Santoro, "che quando fu licenziato senza giusta causa dalla Rai di sinistra di Siciliano ricorda maliziosamente Bonatesta - si guarda bene dal presentare ricorso al giudice del lavoro... E poi che cerca Santoro? Presentandosi come martire, si è guadagnato uno scranno all'Europarlamento..." - dice ancora l'esponente di AN. "La Rai osserva Bonatesta - un'azienda editoriale concessionaria di un servizio pubblico pagato dai cittadini, dunque doppiamente atipica in tema di reintegro. Sarebbe come se un magistrato ordinasse all'editore e al direttore di un giornale finanziato dagli italiani non solo di pubblicare gli articoli di un giornalista, ma addirittura di pubblicargli articoli di un certo tipo e con una precisa collocazione in pagina (la prima). Con il risultato di esautorare l'editore, il direttore e i veri proprietari del giornale, cioè i cittadini che lo finanziano, decidendone lui la linea editoriale. Per questo la tv di Stato -afferma l'esponente di AN- ha il diritto-dovere di salvaguardare la propria potest… decisionale nel fare i palinsesti".

[ Pubblicato il 26/01/2005 ]

"La Repubblica"del 27 gennaio 2005

"Dedico questa vittoria a Biagi, Luttazzi e Rossi". Deciso un risarcimento, ma la Rai ricorre in appello"Santoro torni in prima serata"Il giudice reintegra il giornalista. "Sfiderò Berlusconi nel 2006"ALDO FONTANAROSAROMA - Michele Santoro, il giornalista più odiato da Berlusconi, ha diritto a tornare in video. E la Rai, scrive il giudice del lavoro Stefania Billi, dovrà restituire gli spazi che gli ha ingiustamente tolto. Sono la seconda e anche la prima serata in tv, dove andrebbero riaperti "Sciuscià Edizione Straordinaria" e "Sciuscià". Non solo. Il giudice riconosce al giornalista, ora in "esilio" al Parlamento europeo, un risarcimento importante. La Rai deve a Santoro 743.682 euro più interessi «come danno da lucro cessante». E' il danno che Santoro ha subìto dopo l'allontanamento dal video. Altri 643.419 euro gli spettano per la penalizzazione professionale. Non solo. Il giudice riabilita i due programmi che la Rai ha con testato al giornalista infliggendogli, nel 2002, una sospensione di 4 giorni dallo stipendio. Sono la puntata del 24 maggio 2002 sull'informazione, quella che Santoro aprì cantando "Bella Ciao". Quella in cui Costanzo definì Mediaset più libera della Rai senza che Santoro - si lamentò allora viale Mazzini - difendesse la sua azienda. Il giudice, poi, riabilita la puntata del 25 luglio sulla emergenza idrica in Sicilia, che aveva scatenato le proteste della giunta regionale polista. La Rai, quindi, dovrà restituire a Santoro i 22 mila euro e rotti, decurtati in quel provvedimento disciplinare.Incassata la vittoria processuale, Santoro si dice pronto a lasciare anche subito il seggio al Parlamento europeo per tornare in video. «I miei 730 mila elettori mi chiedevano proprio questo: continuare la mia battaglia per il pluralismo dell'informazione. E il video è il luogo naturale dove battersi. Ne parlo con Prodi e torno in Rai, io che sono solo in prestito alla politica».Il problema è che la Rai non intende riprenderlo é annuncia ricorso in appello. L'azienda legge in maniera diversa la sentenza, convinta che il giudice Billi non abbia ordinato la riapertura di "Sciuscià". Secondo Viale Mazzini, Santoro può anche rientrare, ma negli spazi alternativi che la televisione di Stato gli ha sempre proposto. La Rai farà ricorso, inoltre, contro quella parte di risarcimento che ripaga il giornalista del «danno biologico». Santoro, secondo l'azienda, non ha subìto alcun danno di questo genere, come dimostrerebbe la galiarda campagna elettorale che lo ha condotto al Parlamento europeo. Il giornalista - che dedica la vittoria processuale a Biagi, Luttazzi e Paolo Rossi - risponde che il prestito alla politica può continuare, allora: «Alle Politiche sfiderò Berlusconi al collegio Milano 1». I suoi avvocati, Domenico e Nicoletta D'Amati, precisano inoltre che Santoro non ha invocato alcun «danno biologico», semmai quello da «lucro cessante» e da «declassamento». Gli avvocati sostengono anche che la sentenza è esecutiva, quindi la Rai deve applicarla. Tenere una conduttore come Michele Santoro lontano dal video rappresenterebbe, d'altra parte, un danno alle casse della tv di Stato, che perde pubblicità. Come è un danno ostinarsi in una causa persa in partenza. Per questo, gli avvocati annunciano un esposto alla Corte dei Conti contro gli ultimi due direttori generali della Rai, Saccà e Cattaneo. Iniziativa condivisa da Roberto Natale, del sindacato dei giornalisti della Rai; da Giulietti e Vita dei Ds; da Bellucci di Rifondazione; da Merlo e Scalera della Margherita.Il segretario del sindacato dei giornalisti, Serventi Longhi, chiede le dimissioni dello stesso Cattaneo e del consiglio d'amministrazione, «anche se il grande sconfitto è Berlusconi, regista della eliminazione mediatica di Santoro». Il segretario dei Ds Fassino nota che «c'è sempre un giudice a Berlino». Da destra, Selva e Bonatesta di An puntano i piedi. Le parole di Santoro, «degne di un capo politico», spiegano meglio di ogni altra cosa perché questo «ex giornalista» non ha diritto a un posto nel servizio pubblico.

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