Catena di Sanlibero

Catena di SanLibero n. 142

2 settembre 2002
Riccardo Orioles (Giornalista antimafia)


Pianeta. Johannesburg. Si e' concluso con successo, dopo una settimana
di lavori intensi e produttivi il convegno internazionale sulla fame
nel mondo: i partecipanti sono gia' in viaggio per tornare nei
rispettivi paesi dove cercheranno di mettere in pratica le decisioni
emerse dal dibattito: "acqua per tutti, rispetto del pianeta, niente
prepotenze per accaparrarsi le cose". Il documento finale, scritto a
mano su un foglio di quaderno, e' stato purtroppo portato via da una
sbuffata di vento. Ma questo non e' un problema, perche' tutti i
partecipanti - circa centocinquanta bambini e adolescenti di ogni parte
del mondo, riuniti da un gruppo di volontari della bidonville di Soweto
- ce l'hanno gia' bene in mente anche senza carta.
Il convegno si e' svolto in un clima complessivamente tranquillo,
nonostante il contemporaneo raduno di alcune migliaia di manager,
ambasciatori, politici e gente grande di varia provenienza, che hanno
scelto proprio la stessa settimana per fare uno dei loro (noiosi) party
nella stessa citta'. Questi hanno fatto un sacco di chiacchiere, hanno
cenato nei migliori ristoranti e dormito nei migliori alberghi, e alla
fine si sono separati senza concludere nulla: i ricchi un po' piu'
ricchi di prima, nel frattempo, e i poveri (o gli ambasciatori dei
poveri) un po' piu' scoraggiati.
C'e' divisione, fra gli scienziati, su quanto - a furia di party del
genere - potra' durare il mondo. I piu' ottimisti pensano che il
pianeta sopravvivera' fino a quando sara' vecchio il mio nipotino. I
piu' pessimisti dicono che invece si trovera' nei guai gia' fra i
trentacinque e i quarant'anni. (Lui non l'hanno chiamato, chissa'
perche': hanno invitato gente inutile come presidenti e ministri e a
lui, che era il piu' interessato di tutti, non hanno detto niente.
Questa ce la leghiamo al dito, eh, Lo'?).
* * *
L'agenda del mondo, mentre noi eravamo a mare, s'e' spostata
insensibilmente dalle sue sedi abituali. L'elezione piu' importante,
nei prossimi due mesi, non riguarda l'Europa o l'America, ma un paese
"strano" come il Brasile. Laggiu', per la prima volta da quando
Cristoforo Colombo e' andato a rompere da quelle parti, si trovano per
di fronte a un'elezione vera. Se vogliono, possono fare presidente uno
di loro, addirittura un metalmeccanico: e oggi come oggi - il trend
dura ormai da sei mesi - la faccenda dovrebbe andare a finire proprio
cosi'.
L'operaio si chiama Ignacio, detto Lula; fa il rivoluzionario (ma senza
ammazzare nessuno) ormai da una trentina d'anni, e' appoggiato dai
contadini del nord, dagli altri operai delle fabbriche (quelli rimasti
in politica dopo anni e anni di manganellate e di colonnelli), da
qualche communista dissidente e dai preti dei villaggi, almeno quelli
sopravvissuti alle guardie armate dei fazenderos. Non sosterranno Lula
i meninhos de rua, i ragazzi di strada, primo perche' non hanno ancora
l'eta' per votare e secondo perche' sono troppo occupati a scappare
agli squadroni della morte che ogni tanto ripuliscono a revolverate le
strade di Sao Paulo e di Rio.
Ma anche senza i meninhos sembra proprio che Lula ce la fara'. Tutti i
commentatori piu' autorevoli son d'accordo su questo, e alcune delle
citta' piu' importanti hanno gia' sindaci preto-communisti. Percio' i
proprietari del paese hanno gia' cominciato a esportare miliardi di
cruzeiros nelle banche europee, e il Fondo monetario ha gia' messo il
Brasile - con conseguenze catastrofiche - nella lista dei "sospetti".
Il Brasile ha molte piu' risorse degli altri paesi collassati
quest'estate, come il Venezuela e l'Argentina. Ma e' molto piu'
"pericoloso" per l'impero: l'Argentina era da tempo un'economia
marginale, mentre il Brasile ha una capacita' d'espansione che lo mette
- secondo gli analisti - fra le dieci possibili grandi potenze del
2020. Percio' faranno il possibile per non lasciarselo scappare:
sarebbe l'esempio piu' terribile, se il Brasile vincesse, per tutti gli
altri poveri del mondo. Ne' mitra ne' McDonald, ma lotta e unione: se
questa ricetta prende piede, per l'imperatore sono cazzi amari. Altro
che le atrocita' (che alla fine l'aiutano) di Bin Laden.
Non sono mai stato in Brasile, e confesso che non ho mai capito bene
come funziona quella faccenda degli antipodi, e quindi non so se in
questo momento i frato-compagni del partito dos trabajadores stanno a
dar volantini sulle spiagge affollate o stanno facendo comizi nel
freddo del primo inverno. Pero' sono sicuro che si stanno dando da
fare. "Padre, lo prende lei il secchio della colla?", "Compagno, quanto
manifesti hai portato?".
In Argentina, in quest'estate, ci sono stati dei bambini che hanno
mangiato terra. Cosa mangeranno, in Brasile, l'altra estate? Si decide
su questo, nei prossimi due mesi. Per una volta, non decide il G8 o il
G9. Decidono, coi loro voti in Brasile, quelli col piatto vuoto.
Seguiamoli con la massima attenzione perche' sono, in questo preciso
momento, la locomotiva del mondo. Se vincono loro, prima o poi si vince
dappertutto.

Beh, mi piacerebbe continuare a scrivere la Catena anche l'anno nuovo.
Mi piacerebbe anche andare alla manifestazione contro la nuova centrale
superinquinante nel paesino dove ho passato questo mese (Milazzo,
davanti alle Eolie) e dove stanno gia' costruendo un pontile per
carichi di carburante bituminoso proveniente dal Venezuela. C'era gia'
una centrale a carbone e una raffineria, ma evidentemente oltre al
carbone e al petrolio devono far prove di respirazione anche col
bitume.
Non sono sicuro, pero', di poter continuare a fare tranquillamente, nei
mesi che verranno, l'una e l'altra cosa. Nel caso della Catena, perche'
ho paura che prima o poi qualcuno dia ordine a qualche giornalista di
Panorama di scrivere un bell'articolo per dimostrare che in realta'
sono un feroce brigatista: l'hanno gia' fatto con altri colleghi
dell'informazione in internet (per esempio Indymedia e
Informationguerrilla) e non credo che si leveranno il vizio cosi'
facilmente. D'altra parte, se ti sparano contro mezzo milione di copie
piu' sei televisioni, hai voglia di precisare che sei solo un pacifico
signore col vizio di dir la sua: ormai, le voci che parlano tendono ad
essere una sola. Anzi per favore cancellate questo paragrafetto perche'
non vorrei che il governo pensi che io sono d'accordo con quei
brigatisti di Indymedia e di Enzo Biagi.
* * *
Al ministro Pisanu - a proposito - che e' nuovo del mestiere e forse
non disdegnera' un consiglio. Ecco: disponga una vigilanza particolare,
signor ministro, al giorno in cui ci sara' la prossima azione dei
brigatisti. Che giorno? Ma che domande: il tredici settembre. E come
faccio a saperlo? Ovvio: il quattordici c'e' la manifestazione
dell'opposizione; e quindi e' naturale che il tredici debba succedere
qualcosa. Chissa', potrebbe essere anche il dodici: ma non credo,
perche' i brigatisti sono appena tornati dalle vacanze e il dodici, se
si puo' rimandare all'indomani, preferiranno riposarsi ancora un poco.
Ah, e non dimentichi di mettere in giro l'elenco dei senzascorta.

L'esame. Per diventare giornalisti professionisti, veri, bisogna
sostenere due esami. Il primo lo fai all'Ordine dei giornalisti, in
cravatta, e consiste in una prova scritta ed una orale. Il secondo lo
fai molti anni dopo, davanti a te stesso, il giorno in cui ti cacciano
perche' hai scrito la verita'. Santoro l'ha sostenuto adesso, e gli e'
andata bene. Adesso e' un giornalista completo: di certo, sapra'
andarne orgoglioso. Lo riconosci dal bavaglio, il giornalista vero.
* * *
Se io fossi un giornalista di governo, questo sarebbe esattamente il
giorno in cui aprirei il mio giornale con un grande "Solidarieta' per
Santoro". Se fossi il presidente della Rai, m'iscriverei subito a
Rifondazione, pur di non farmi dire che ho licenziato Santoro per
ordine di Berlusconi. Se fossi Donzelli o un altro amministratore "di
sinistra" della Rai, mi sarei gia' dimesso da tre giorni, vergognandomi
di stare in un posto in cui si e' servili. Ma grazie a Dio non sono
nessuno dei tre.

Privatizzazioni. In Sicilia, nella lista dei beni da privatizzare c'e'
il vecchio carcere di Catania che si trova nel centro della citta', a
piazza Lanza. Chi se lo comprera'? Mistero. Io personalmente faccio il
tifo per il padre-padrone dell'editoria siciliana, per farci magari il
centro del suo piccolo (anche se ora un po' sderenato) impero
multimediale. Cosi' se qualcuno ce lo chiedera' potremo rispondere
tranquillamente: "Dov'e' adesso? A piazza Lanza!".
* * *
A Capri, invece, stanno privatizzando la vecchia villa "di Timberio",
costruita all'inizio del secolo (pardon: del secolo scorso, volevo
dire) sulle rovine di un antico pied-a-terre imperiale, quello dove
passo' gli ultimi anni - fra un via vai di giovani giornalisti e di
veline - l'imperatore Tiberio. A costruirla fu un famoso medico
svedese, Axel Munthe. Gli uccelli che passavano al tempo delle
migrazioni venivano catturati dagli abitanti di Capri, con le reti; e
poi accecati, per servir da richiamo agli altri migratori. Munthe
riusci' a porre fine a tutto questo, e a fare invece dell'isola un vero
paradiso degli uccelli (in senso proprio: completamente diverso da
quello di altri illustri villeggianti dell'isola - di quei tempi). Alla
sua morte, la villa - il "San Michele" - passo' allo stato italiano.
Adesso finira' a qualche camorrista, o ministro cocainomane, o chissa'
chi altro.
(Anche il momento della privatizzazione, del resto, e' scelto bene:
proprio in questi mesi il governo italiano ha abolito o sta abolendo
buona parte delle leggi che tutelavano alcune specie di uccelli, e il
San Michele tornera' ad essere un paradiso dei cacciatori).

Rispetto. A Washington un intraprendente italo-americano, tale Michael
Pellegrino, e' riuscito a truffare mezzo milioni di dollari a una delle
principali case editrici (la Simon & Schuster, quella che aveva
pubblicato "Il Padrino") spacciandosi per il nipote del boss Carlo
Gambino e promettendo rivelazioniu inedite dall'interno di Cosa Nostra.
A Roma, un giovane palermitano - un certo Ivan Lombardi - s'e'
spacciato per il figlio del boss Provenzano, e in tale veste ha estorto
una bella somma a tre giovani della buona societa' romana, riuscendo
anche a farsi portare in vacanza all'estero a spese loro. Insomma, non
c'e' piu' rispetto, per gli uomini di rispetto.

Socrate. Si paragona al filosofo, l'allegro Marcello Dell'Utri. Ma lui
non e' Socrate, l'Italia non e' Atene e soprattutto in giro non c'e'
nessuna cicuta. Al massimo (Pisciotta, Sindona...) stia attento al
caffe'.

"Il Bracciante". Polemiche estive sulla nuova barca di Massimo D'Alema.
I suoi avversari politici, trovando abbastanza strano (a dire il vero,
anch'io) che un feroce communista possieda yacht, l'hanno preso in giro
in tutte le maniere, arrivando a lanciare un concorso a premi per dare
un nome al vascello. Noblesse oblige, me ne astengo: troppi
partecipanti (e poi il premio l'avrebbe gia' vinto Paolo Villaggio con
"Il Bracciante" della contessa Serbelloni Mazzanti-Vien-dal-Mare).
Alla fine il povero D'Alema (o d'Alema?), spazientito, ha dichiarato
che la nuova barca sara' piccola e poverella, e che lui sara' solo uno
dei quattro amici che la compreranno e che forse anzi (mica e'
miliardario, lui) non ne comprera' affatto.
Ahi, ahi. Finche' naviga, almeno in terraferma non lo si vede. D'Alema
senza barca? Una iattura. Organizziamo una bella sottoscrizione per
comprargli una barca nuova. Almeno diciotto metri, con timoniera
bloccata.

Ricordato a Palermo Libero Grassi, il piccolo industriale assassinato
dieci anni fa dalla mafia - e isolato dall'associazione commercianti e
dalla confindustria - perche' non pagava il pizzo. Alla cerimonia non
s'e' presentato nessun esponente del governo. C'erano troppi
carabinieri.

A Farewell To War. Il concetto di guerra era uno dei piu' insiti nella
cultura umana (maschile) e particolarmente occidentale. Lo scontro
decisivo ecc. (Hanson, L'arte occidentale della guerra) contrapposto
alla efficiente tecnica "da mandriano" dei nomadi. E, come derivazione
ideologica, i concetti fondanti dell'identita' militare:
l'autodisciplina, il coraggio fisico, la disponibilita' - soprattutto -
a rischiare la propria vita in vista di un impegno collettivo. "Dulce
et decorum" ecc.; il fante.
Ora la guerra e' superata da un nuovo concetto, che a quanto pare
dovrebbe avere a che fare col concetto di olocausto (scientifico,
burocratico, ecc). Sul piano ideologico, l'identita' militare e' molto
piu' tecnica e meno etica; il militare non e' piu' colui che sa
(eventualmente) morire ma colui che sa (efficacemente) uccidere
massivamente. Professionalmente, il principale obiettivo ora e' di
evitare ad ogni costo perdite fra le proprie file, a costo di
accrescerle esponenzialmente fra la popolazione "nemica".
Statisticamente, il soldato e' diventato uno dei mestieri meno
pericolosi al mondo; e' molto piu' rischioso fare il giornalista o il
ferroviere, o il bambino in zona d'operazioni.

Promemoria per l'autunno. Piu' donne disoccupate in Calabria che in Marocco.

Formula di giuramento presso gli indiani Shoshone: "La terra mi ascolta. Il sole mi ascolta. Posso mentire?".

Cronaca. Messina. Si chiamera' Messina University Press ("sull'esempio
di Oxford e Cambridge") la casa editrice dell'universita'. L'ha deciso
il consiglio d'amministrazione del prestigioso ateneo, dimenticando
peraltro che: a) forse sarebbe stato meno provinciale, per un istituto
culturale italiano, servirsi della lingua italiana e non di quella
inglese; b) a Oxford e Cambridge in genere i mafiosi non vengono armati
agli esami, i professori non fanno affari coi boss e gli studi
principali concernono la letteratura e le scienze e non, come
all'universita' di Messina, l'organizzazione di intrallazzi e traffici
che tanto lavoro hanno dato a carabinieri e procura.

Gennaro wrote:
< Gentile Riccardo ti scrivo per sapere il tuo parere in merito alla
vicenda del "Museo della camorra" da allestire all'interno del Palazzo
Mediceo di Ottaviano, noto alle cronache per essere stata la "residenza
privata" del boss per eccellenza, Raffaele Cutolo. Questa proposta del
presidente della provincia di Napoli, Amato Lamberti ha suscitato molte
polemiche, dividendo l'opinione pubblica in favorevoli e contrari.
Personalmente io sono contrario. Penso che un museo della camorra, per
di piu' allestito all'interno del castello di Ottaviano, per anni il
simbolo della potenza della criminalita' organizzata, servira'
solamente a mitizzare il comportamento, il modo di vivere e di agire,
dei "guappi", delle "persone di rispetto". Tu cosa ne pensi? Grazie
della tua attenzione. A presto! >
* * *
Caro Gennaro, il professor Lamberti, che come professore e' ottimo,
come politico ha uno strano senso dell'umorismo. Qualche anno fa
propose di tingere di blu i ragazzini napoletani, allo scopo di dar
loro un'aria piu' puffa e meno inquietante: era in corso la solita
campagna di "tolleranza zero", e il professore non voleva mancare di
esprimere un'opinione originale. Credo che anche in questo caso si
tratti di una battuta (e' impossibile, per le ragioni che dici tu, che
faccia sul serio), ma sarebbe auspicabile che in questi casi il
professore ne spieghi al popolo, con un apposito manifesto, il
recondito e umoristico significato: noi poveracci, da soli, non ci
arriviamo.

Georgia wrote:
< Io sono una grande ammiratrice dei siciliani, e non solo per la
bellezza della loro terra (che e' indiscutibile), ma per la loro
intelligenza severa, per la loro letteratura, per la loro cultura
politica, cominciando dall'antichita' per arrivare allo Stato di
Federico secondo (dove e' nata tra l'altro la prima lingua poetica
italiana), per arrivare ai grandi politici moderni, non ultimo Pio La
Torre (naturalmente ucciso dalla mafia). Per l'invenzione della Rete,
ormai sparita, ma, per me, primo partito "moderno".
Li ammiro per il loro coraggio, e penso ad Antonino Caponnetto,
Falcone, Borsellino, Fava, Grasso, e molti altri. Li ammiro per la loro
letteratura i cui protagonisti passati e presenti sono tantissimi e
cosi' conosciuti che e' inutile ricordarli ora.
Insomma li ammiro cosi' tanto che io ero fra quelli che alle ultime
elezioni era convinta che Berlusconi avrebbe stravinto nel nord, ma
avrebbe avuto grossi problemi in Sicilia. Cristo, o non avevo capito
nulla oppure c'e' qualcosa che non torna. Perche' i siciliani hanno
all'unanimita' votato per Berlusconi? In base a quali speranze, a quali
interessi? Il loro voto e' stato veramente libero? E se non e' stato
libero, come gliel'hanno potuto controllare? >
* * *
Non ho risposte.


AntonellaConsoli libera@libera.it > wrote:

Ritorna a farsi piu' verde il mare

< Ritorna a farsi piu' verde il mare
E' settembre
e io ti amo di piu' >

* * *

Del proteggere

< Se vuoi e' tutto qui
cammino a pugni chiusi
stringendo le mascelle
eppure ridono di me
bambini cerbiatti
e timide corolle

Un sorriso tengo stretto
e percio' chiudo i pugni
le mascelle refrattarie
di schiaffi sanno l'eco
non posso cedere e' l'unico
messaggio

Percio' prendilo questo sorriso
pallido
che per te ho rubato
fra tutte le tempeste
I pugni erano ben chiusi
ho resistito bene >

* * *

Settembre

< Settembre - le rondini - cerchiamo
una accanto all'altro
il nido che non abbiamo fatto >

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