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Cluster bombs e fosforo bianco. Gli affari sospetti della Simmel

Le bombe a grappolo e il "nuovo napalm" non sono vietati dal diritto internazionale. Il ruolo dell'Italia nella produzione
10 ottobre 2007
Laura Eduati
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

La Simmel Difesa di Colleferro (Roma) produce le famigerate cluster bombs ?
L'azienda, passata nell'aprile scorso dalla Fiat alla società inglese Chemring group per 77 milioni di euro, nega. Sulla home page del sito spiega che pur avendo la capacità di produrre questo tipo di munizioni rispettando i requisiti di sicurezza internazionale «non ha mai prodotto né tantomeno esportato suddette tipologie di munizionamento». Eppure da quando è esplosa la protesta contro la Simmel, il catalogo delle armi risulta oscurato: impossibile leggere la lista delle armi in produzione. Per i pacifisti del Coordinamento contro la guerra di Colleferro, si tratta di una mossa alquanto sospetta. Ecco perché ieri, dopo l'esplosione che ha causato un morto, il senatore Turigliatto (Prc) ha chiesto di «verificare la presenza di bombe cluster nella fabbrica», chiarendo che «in ogni caso sono tutte le produzioni di morte a dover essere bandite» con la riconversione della Simmel Difesa alla produzione civile. Una richiesta che avevano già esposto i comitati nel 2005, quando avevano bloccato per qualche ora l'entrata della fabbrica.
Le cluster bombs , o bombe a grappolo, sono ordigni esplosivi che disseminano in un raggio molto ampio centinaia di submunizioni (simili alle mine) che rimangono inesplose per lungo tempo, un pericolo spesso letale per la popolazione. Uno studio internazionale specifica che il 98% delle vittime delle cluster bombs sono civili, che rimangono uccisi o menomati per tutta la vita. Nonostante nel Kosovo i residui di questo tipo di armi abbiano provocato più vittime delle mine anti-uomo tradizionali, le cluster bombs non sono vietate dal diritto internazionale e dunque non rientrano nella convenzione di Ottawa che dal 1998 bandisce le mine - convenzione che non ebbe la firma di Stati Uniti, Russia, Cina, India e Israele. Negli anni scorsi la Campagna italiana contro le mine denunciava che l'Italia è uno dei 32 Paesi produttori di bombe a grappolo, proprio grazie alla Simmel Difesa.
Le cluster bombs , chiamate anche bombe a frammentazione, sono state utilizzate ampiamente negli ultimi conflitti, dall'Iraq al Libano, dall'Afghanistan al Kosovo. A distanza di decenni, in Vietnam si continuano a registrare vittime. Perché non c'è alcuna differenza con le mine anti-uomo: uomini, donne e bambini possono incautamente calpestarle a distanza di anni dalla fine della guerra. Alcune submunizioni attraggono in particolare i bambini perché sono colorate. Stati Uniti e Gran Bretagna ammisero che nella guerra jugoslava ne avevano usate di due tipi: le Cbu 187, che contengono 202 piccole mine, e le Rbl755, che ne contengono 147.
Nel febbraio 2007 i rappresentanti di 49 governi si sono riuniti a Oslo per rinnovare l'impegno a bandire le cluster bombs. E' stata la Norvegia a rilanciare la campagna anti-bombe a grappolo, dopo il fallimento dell'accordo Onu del 2003 che avrebbe dovuto imporre ai partecipanti di un conflitto la "pulizia" dei territori dalle munizioni inesplose. Anche gli Stati Uniti avevano ratificato l'accordo, frutto delle campagne internazionali
del Cluster Munition Coalition (Cmc) che riunisce centinaia di ong pacifiste. A tutt'oggi un solo Paese nel mondo, il Belgio, ha bandito per legge il trasporto, l'esportazione, lo stoccaggio il commercio e la produzione di queste piccole armi insidiose. Recentemente, la Norvegia e l'Ungheria hanno annunciato una moratoria. Ma è chiaro che si tratta di piccoli Paesi, deboli nello scacchiere mondiale.
Insomma, l'Italia produce le terribili bombe a grappolo? Non è dato saperlo. La Simmel fornisce armi a 20 eserciti in tutto il mondo, oltre a quello italiano. C'è di peggio: nei documenti scaricabili dal sito della Camera dei Deputati appare che nel 2004 il governo italiano importò dal Regno Unito 6 cariche aggiuntive di L40A1, cioè il famigerato fosforo bianco, che in teoria dovrebbe essere usato per illuminare il campo di battaglia durante le ore notturne ma che in Iraq è diventato il "nuovo napalm", una midicidiale arma chimica vietata dalle convenzioni che letteralmente scioglie i corpi fino alle ossa. A che cosa servono quelle cariche di fosforo bianco, visto che l'Italia è impegnata sul fronte afghano ma le regole di ingaggio le vietano di attaccare?
Per il Coordinamento contro la guerra di Colleferro «è la prova che l'Italia commercia materiali vietati, ed è probabile che le ricariche di fosforo vadano nella costruzione di particolari missili. Forse proprio nella Simmel Difesa».

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