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Intervista Parla Jan Tamas, portavoce del movimento «No basi» contro lo Scudo

«La protesta è ormai molto diffusa»

2 dicembre 2007
Davide Schmid
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Jan Tamás esponente del Movimento umanista e portavoce del comitato «Ne zakladnám» (No basi), era a Milano in questi giorni per la conferenza «Fermiamo il pericolo nucleare» organizzata dalla provincia di Milano. «Ne zakladnám» si batte contro il progetto statunitense di costruire una base militare radar in Repubblica Ceca che prevede anche rampe di missili in Polonia.
A che punto è la lotta contro la base radar?
La protesta sta continuando con molta forza. Il mese scorso abbiamo organizzato a Brdy (a circa 60 chilometri da Praga), la località dove dovrebbe sorgere la base, una conferenza internazionale a cui hanno partecipato oltre 300 persone, di cui 100 delegati da 16 paesi del mondo, rappresentanti di varie organizzazioni internazionali, i sindaci di 50 comuni della Repubblica ceca e alcuni deputati del parlamento di Praga. L'occasione è stata molto utile per rafforzare le relazioni tra le varie organizzazioni all'interno del paese e con i movimenti pacifisti di tutta Europa.
Il 17 novembre abbiamo portato migliaia di persone in Piazza Venceslao a Praga per il diciottesimo anniversario della rivoluzione di velluto che pose fine al regime sovietico. Abbiamo chiesto in questa occasione l'introduzione di una legge che promuova l'utilizzo del referendum come strumento di partecipazione democratica reale, in modo che la popolazione si possa esprimere su temi importanti come quello della base militare Usa. A questa manifestazione hanno partecipato sindaci, vari sindacati tra cui quello delle forze dell'ordine, studenti e artisti. Contemporaneamente in varie città del mondo ci sono inoltre stati dei presidi davanti alle ambasciate e ai consolati della Repubblica Ceca, con la presentazione di lettere di protesta. Più di 75.000 persone hanno finora firmato la petizione per chiedere un referendum nazionale sul tema dalla base USA, e secondo gli ultimi sondaggi il 68% della popolazione ceca è contraria a questa base.
Come continuerà la protesta?
All'ultima manifestazione abbiamo lanciato un boicottaggio nei confronti delle aziende statunitensi presenti in Repubblica ceca. Siccome il governo non ascolta la nostra protesta, faremo pressione sugli Stati Uniti chiedendo alle persone di non comprare prodotti e non utilizzare servizi americani. Siamo convinti che anche una piccola flessione nelle vendite può produrre una forte pressione sul governo di George W. Bush perché cambi la direzione politica.
Pensa che questo progetto possa realmente essere fermato?
Assolutamente sì, prima di tutto perchè sappiamo che la maggior parte della popolazione è fermamente contraria. Le associazioni che partecipano al comitato continuano ad aumentare, e il governo di centrodestra è molto debole, potrebbe cadere da un momento all'altro. E' molto probabile che il nuovo governo si rifiuti di continuare questo progetto così impopolare. Osserviamo anche con grande interesse i cambiamenti politici avvenuti recentemente in Polonia, dove il nuovo governo sta riflettendo sulla sua partecipazione al progetto dello scudo. Si vede infine come anche altri paesi europei stanno cominciando ad interessarsi alla nostra battaglia, perché capiscono che riguarda non solo la Repubblica ceca e la Polonia, ma tutto il continente europeo. Proprio la scorsa settimana c'è stato il vertice della Sinistra Europea a Praga che appoggia la nostra lotta.

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