L'ASSESSORATO E LA COMMISSIONE ALLA CULTURA, EVENTI, COMUNICAZIONE E RAPPORTI CON IL TERRITORIO DEL COMUNE DI GUANZATE E LA BIBLIOTECA
per LA FESTA DELLA LIBERAZIONE 2017 presentano:
IO CHE CONOSCO IL TUO CUORE
Una serata con ADELMO CERVI, figlio del terzogenito dei 7 Fratelli CERVI, contadini partigiani torturati e fucilati dai fascisti nel dicembre 1943.
ADELMO CERVI presenterà il suo Libro: IO CHE CONOSCO IL TUO CUORE, la storia di un padre partigiano raccontata da un figlio - Edizioni PIEMME
Moderano:
LAURA TUSSI, scrittrice e giornalista - PeaceLink e ARCI Ponti di Memoria
FABRIZIO CRACOLICI, Presidente ANPI - Nova Milanese
VENERDI' 5 MAGGIO 2017 ore 21.00
SALA CONSILIARE DEL MUNICIPIO - GUANZATE,
Piazza Salvo D'Acquisto, 1
Adelmo Cervi è figlio di Verina Castagnetti e Aldo, terzogenito dei sette fratelli Cervi fucilati dai fascisti al poligono di tiro di Reggio Emilia il 28 dicembre del 1943. Adelmo aveva appena compiuto quattro mesi. Suo nonno Alcide, la cui figura entusiasmò Italo Calvino («Lotta contro la guerra, patriottismo concreto, nuovo slancio di cultura, fratellanza internazionale, inventiva nell’azione, coraggio, amore della famiglia e della terra, tutto questo fu nei Cervi»), ha pubblicato nel 1955 I miei sette figli, a cura di Renato Nicolai, un classico della Resistenza stampato in centinaia di migliaia di copie e tradotto in moltissime lingue.
Un ex-ragazzo di oggi, figlio di un padre strappato alla vita, racconta quel padre, Aldo, partigiano con i suoi sei fratelli nella banda Cervi, per rivendicare la sua storia e, al tempo stesso, per rivendicare di essere figlio di un uomo, non di un mito pietrificato dal tempo e dalle ideologie.
Una vicenda straordinaria racchiusa tra due fotografie. La prima, degli anni Trenta: una grande famiglia riunita, contadini della pianura, sette fratelli, tutti con il vestito buono, insieme alle sorelle e ai genitori. La seconda, due anni dopo la fucilazione dei sette fratelli: solo vedove e bambini, indifesi di fronte alle durezze del periodo, alla miseria, ai debiti, anche alle maldicenze. Adelmo è seduto sulle ginocchia del nonno, in faccia l’espressione di chi è sopravvissuto a una tempesta. O a un naufragio.
C’è tutto un mondo da raccontare in mezzo a quelle due foto, con la voce di un bambino che ha imparato a cullarsi da solo, perché suo padre è morto troppo presto e sua madre ora è china sui campi.
Questa è una storia vera, talmente vera che sembra un romanzo. Il romanzo d’amore di chi sa bene che l’amore si nutre di libertà.
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