Diritti Animali

Una gattina di appena tre mesi picchiata selvaggiamente e poi gettata nel fiume

Come si fa a buttarsi con impeto nel Lambro...

7 agosto 2004
Antonella Cremonese

Come si fa a buttarsi con impeto nel fiume Lambro, che quando arriva a costeggiare Milano è sporco e inquinato, e non ha più traccia dei gamberi dell’epoca del poeta Carlo Porta? Ma è quello che ha fatto un giovane contadino, Claudio M., di 35 anni, che abita in una delle ultime zone agricole della periferia. L’ha fatto per salvare un gattino, e forse questo sembrerà strano in un mondo che è in overdose di violenza. Il micio, non più di tre mesi e tre etti scarsi di zampine, musetto e pelo, aveva violato la recinzione di un giardino.
Trotterellava tra i ciuffi d’erba, quando il padrone del giardino, un uomo di 45 anni, l’ha visto. E’ stato un attimo. L’uomo ha afferrato la bestiola, l’ha dondolata in aria e le ha sbattuto ripetutamente la testa contro un muro. Poi l’ha scagliata nel Lambro. Claudio M., che aveva inutilmente redarguito l’energumeno, non ha accettato l’idea che quella vita infinitesimale venisse spenta.

Si è gettato nel fiume e ha recuperato il gattino sanguinante, che per i colpi aveva anche perso un occhio. L’ha portato alla polizia municipale, che ha provveduto a denunciare l’autore delle sevizie. L’uomo, in base alla nuova legge contro le violenze sugli animali entrata in vigore il 1° agosto, rischia una condanna da tre mesi a un anno e la multa da 3 mila a 15 mila euro.
Questa storia piccola ha avuto il merito di bucare l’indifferenza diffusa, e dirci che forse, contro ogni evidenza, c’è ancora una limpida e intangibile sorgente di pietà: centinaia di persone stanno telefonando a Giacomo Ferrara, il delegato della Lav (Lega antivivisezione) che ha chiesto l’affido giudiziario del gattino, e tutti offrono una casa e tanto affetto se la bestiola vivrà. Il micio, ospitato nel canile municipale di via Lombroso, è in mano a veterinari esperti, si sta riprendendo.
E il giovane agricoltore che ha salvato il gattino? Molti vorrebbero incontrarlo e stringergli la mano. Perché forse ci ha restituito la speranza che siano in molti a credere nella vita, fosse pure soltanto quella di una bestiola improvvisamente travolta nel dolore.

Il Comune di Trieste ha fatto sapere che vorrebbe dargli un premio, ma lui vuole rimanere anonimo. Forse, e non per nulla fa alle porte di Milano il mestiere antico del contadino, appartiene a quella categoria di persone che non si vedono ma ci sono, convinti che una società migliore si costruisca anche così, cominciando col rispettare gli animali, nostri fratelli minori.

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