Diritti Animali

Cani addestrati per combattere i tumori fiutano nelle urine il cancro alla vescica

Un gruppo di scienziati britannici è riuscito a insegnare a bastardini e cocker spaniel a fiutare il cancro alla vescica nelle urine dei pazienti.
25 settembre 2004
Loredana Genovese

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Gli oncologi potrebbero avere un'arma in più contro i tumori: il fiuto dei cani. Un gruppo di scienziati britannici è riuscito a insegnare a bastardini e cocker spaniel a fiutare il cancro alla vescica nelle urine dei pazienti. Lo studio è stato pubblicato ieri sul «British Medical Journal». «È possibile addestrare i cani a individuare odori tipici del tumore alle vescica», ha spiegato la dottoressa Carolyn Willis dell'Amershmam Hospital di Buckingham, nell'Inghilterra centrale. L'abilità di questi animali domestici nello scoprire malattie non è nuova. Già si conoscono casi di cani che hanno allertato i loro padroni di melanomi fiutando con insistenza nei che si sono poi rivelati maligni. I ricercatori inglesi hanno addestrato sei cani di età e razze diverse a distinguere i campioni di urina di trentasei malati di cancro alla vescica da quelli di oltre cento volontari sani. Ogni cane ha effettuato nove test per scoprire il campione del malato su un totale di sette; lo ha indicato sdraiandosi vicino al contenitore. La percentuale di successo è stata del 41%. Per la Willis si tratta di un dato significativo visto che, secondo i calcoli degli esperti, se i cani avessero scelto a caso la percentuale sarebbe stata del 14%. Inoltre, alcuni animali hanno indicato come positivi campioni di persone che alla visita erano risultate sane, ma che in seguito hanno sviluppato il tumore. «L'obbiettivo principale è usare i cani per aiutarci a individuare i marker tumorali», ha spiegato la Willis. Nella stessa direzione andava l'esperimento, condotto l'anno scorso all'Università di Tor Vergata a Roma, di un «naso elettronico» anti-carcinoma in grado di fiutare nel respiro le tracce di cancro al polmone. Il tumore alla vescica è nono nella lista dei carcinomi più diffusi al mondo, con 330 mila nuovi casi e 130 mila decessi ogni anno. Tra i fattori predisponenti, vi è il fumo. Intanto, i ventimila italiani che ogni anno sono operati di cancro alla prostata, la malattia neoplastica più frequente nell'uomo, non devono rinunciare a una normale vita sessuale, come accadeva in passato: farmaci, dieta ed esercizio fisico possono garantire loro normali rapporti. Sono queste le novità emerse ieri, a Trieste, al congresso nazionale della società italiana di andrologia.

Note: Articolo originale:http://bmj.bmjjournals.com/cgi/content/full/329/7468/712?ehom
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