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Roma, 17 marzo 2003

Lettera a Bush

31 marzo 2003
Gabriel Garcia Màrquez

Come ci si sente, Signor Presidente?
Come ci si sente a vedere che l'orrore scoppia nel suo cortile di casa e
non nella sala del vicino? Come ci si sente con la paura che stringe il
petto, con il panico provocato dall'assordante rumore, dalle grida senza
controllo, dagli edifici che rovinano, da questo odore terribile che si
insinua fin nel fondo dei polmoni, dagli occhi degli innocenti che
camminano coperti di sangue e polvere? Come si vive -per un giorno- nella
sua casa l'incertezza di quel che sta succedendo? Come si esce dallo stato
di shock? In stato di shock camminavano, il 6 agosto 1945, i sopravvissuti
di Hiroshima... Nulla era rimasto in piedi nella città, dopo che l'
aviatore armiere nordamericano dell' "Enola Gay" -il superbombardiere B-29
del suo Paese- aveva lasciato cadere la bomba.

In pochi secondi, sono morti 80.000 uomini, donne e bambini.
Altri 250.000 sarebbero morti negli anni successivi per le radiazioni.

Però, questa era una guerra lontana e non c'era ancora la televisione!
Come si sente oggi l'orrore quando le terribili immagini della televisione
le dicono che quello che è successo nel fatidico 11 settembre non è stato
in una terra lontana ma nella sua stessa Patria? Un altro 11 settembre,
però di 28 anni or sono, era morto un presidente di nome Salvador Allende,
mentre resisteva a un colpo di stato che i suoi governanti avevano
pianificato. Anche allora furono tempi di orrore, ma questo succedeva
molto lontano dalla sua frontiera, in un' ignota repubblichetta
sudamericana. Le repubblichette stavano nel cortile dietro casa sua e non
si è molto preoccupato quando i suoi marines partivano e si imponevano con
il sangue ed il fuoco. Lo sapeva che tra il 1824 e il 1994 il suo Paese ha
condotto 73 invasioni di Paesi dell'America Latina? Le vittime sono state:
Puerto Rico, Messico, Nicaragua, Panama, Haiti, Colombia, Cuba, Honduras,
Repubblica Dominicana, Isole Vergini, El Salvador, Guatemala e Grenada. E'
quasi un secolo che i suoi governanti sono in guerra. Fin dal principio
del secolo XX, non ci fu nel mondo quasi nessuna guerra alla quale la
gente del suo Pentagono non abbia partecipato. E' chiaro: le bombe sono
sempre cadute fuori dal suo territorio, con l'eccezione di Pearl Harbor,
quando l'aviazione giapponese bombardò la Settima Flotta USA, nel 1941.
Però l'orrore era sempre lontano. Quando le Torri Gemelle di Manhattan
vennero giù in mezzo alla polvere, quando ha visto le immagini in
televisione o ha ascoltato le grida -perché quella mattina lei era a
Manhattan- ha pensato, almeno per un secondo, a quello che hanno provato i
contadini del Vietnam per lunghi anni? A Manhattan, la gente cadeva
dall'alto dei grattacieli come tragiche marionette.

In Vietnam, la gente urlava perché il "napalm" delle sue bombe a "stelle e
strisce" continuava a bruciare la carne per molto tempo e la morte era
spaventosa, così spaventosa come quella di coloro che cadevano con un
salto disperato nel vuoto.

La sua aviazione non ha lasciato una fabbrica in piedi né un ponte non
distrutto in Yugoslavia. In Irak i morti furono 500.000. L'Operazione
Tempesta del Deserto si è portata via mezzo milione di anime. Quanta gente
è morta bruciata, mutilata, crivellata, schiacciata, dissanguata, in
luoghi tanto esotici e lontani, come Vietnam, Irak, Iran, Afganistan,
Libia, Angola, Somalia, Congo, Nicaragua, Repubblica Dominicana, Cambogia,
Yugoslavia, Sudan, una lista interminabile? In tutti questi luoghi, i
proiettili erano stati costruiti nelle fabbriche del suo Paese ed erano
sparati dai suoi ragazzi, da gente pagata dal suo Dipartimento di Stato e
solo perché lei potesse continuare a vivere la sua "american way of life".
E' quasi un secolo che il suo Paese è in guerra con tutto il mondo.
Curiosamente, i suoi governanti scatenano i Cavalieri dell' Apocalisse in
nome della libertà e della democrazia. Però deve sapere che per molti
popoli del mondo (in questo pianeta dove ogni giorno muoiono 24.000
persone per fame o infermità curabili), gli Stati Uniti non rappresentano
la libertà, ma un nemico lontano e terribile che semina solo guerra, fame,
paura e distruzione. Sempre ci sono stati conflitti lontani per lei; però,
per chi vive lì, è una dolorosa realtà vicina, una guerra dove gli edifici
rovinano sotto le bombe e dove questa gente trova una morte terribile. E
le vittime sono state per il 90 per cento, civili, donne, vecchi, bambini:
"effetti collaterali"...già! Come si sente quando l'orrore bussa alla sua
porta, anche per un giorno solo? Che cosa si pensa quando le vittime di
New York sono segretarie, operatori di borsa o addetti alle pulizie che
hanno sempre pagato le tasse e non hanno mai ucciso una mosca? Come si
sente il terrore? Come ci si sente, yankee, a sapere che la lunga guerra
-l' 11 settembre- è arrivata a casa sua?

Note: [Traduzione a cura di Umberto G.B. Bardella]
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