I dati personali degli utenti inglesi depositati sui più diffusi sistemi di memorizzazione 'cloud' possono essere regolarmente spiati dalle autorità americane
Il grande fratello può nascondersi fra le nuvole. No, non quelle che  portano pioggia ma quelle virtuali, il cosiddetto "cloud storage", la  tecnologia che permette agli utenti di salvare i propri dati e i propri  documenti su hard disk per noi invisibili, ma che fisicamente si trovano  dall'altra parte dell'oceano, negli Stati Uniti.
Proprio gli Usa, a Natale scorso, hanno rinnovato il Foreign  Intelligence Surveillance Act (FISA), precedentemente introdotto da  George W. Bush nel 2008. Secondo questo provvedimento, le agenzie  governative statunitensi possono avere libero accesso a tutte le  informazioni memorizzate da utenti stranieri sui server di società  americane. Il che vuol dire che se avete salvato i vostri dati su Google  Drive, piuttosto che su Apple iCloud o Amazon Cloud Drive, i vostri  documenti possono essere consultati senza alcuna restrizione dalle  autorità statunitensi, mentre voi siete all'oscuro di tutto.
Non solo: tutte le informazioni che vengono raccolte, attraverso dei  sistemi molto più complessi e precisi rispetto ai motori di ricerca che  siamo abituati a utilizzare dai nostri pc, possono essere conservate e  utilizzate a fini politici.
Come abbiamo detto, ciò è permesso dal 2008, ma oggi, con l'uso sempre  più diffuso dei sistemi di cloud storage, il problema sta diventando  veramente serio.
Per difendere il sacrosanto diritto alla privacy  (ormai sistematicamente violato in tutti i modi possibili), attivisti e  legali di mezzo mondo stanno alzando la voce.
Uno di loro, l'avvocato Caspar Bowden (che ha lavorato come consulente  per la privacy in Microsoft per nove anni), ha ricordato come i gruppi  religiosi, le organizzazioni e i giornalisti potrebbero essere i primi  soggetti presi di mira.
Sophie in 't Veld, un'europarlamentare olandese che è anche vice  presidente della commissione per le libertà civili del Parlamento  europeo, ha  chiesto che le autorità europee agiscano il prima  possibile, sottolineando un altro aspetto inquietante della questione:  "Se, invece degli Stati Uniti, a mettere le mani sui nostri dati fossero  i russi o i cinesi, lo riterremmo un problema urgente?"
C'è chi definisce quest'invasione della privacy "ingiustificata,  irresponsabile e terrificante", notando come in questo modo "tutti i  cittadini non statunitensi vengono trattati come nemici". Anche Google,  attraverso un portavoce, ha chiesto maggiore trasparenza alle autorità  americane. E se lo dice una delle aziende che ha avuto i maggiori  problemi con il diritto alla privacy, vuol dire che il problema esiste  davvero.
Sociale.network