Addio BBS della mente

In occasione del decimo anniversario del primo Italian Crackdown pubblichiamo un articolo di "Gomma", apparso in forma ridotta su "Il Manifesto" e poi riportato integralmente in area Cyberpunk, nel quale si disegnavano gli scenari futuri, per quell'epoca, relativi alle possibili leggi in materia di dirittto telematico e si allertava sulla propensione commerciale che avrebbe caratterizzato la telematica del futuro.
16 giugno 2004
Gomma
Fonte: Area CyberPunk della Rete CyberNet - 18 febbraio 1995

In un modo o nell'altro finirà e tra breve le BBS che abbiamo imparato a conoscere e amare si trasformeranno. Ciò a causa di una legge di regolamentazione o, molto più probabilmente, di un mero processo economico. Procediamo con ordine, sottolineando che già da qualche mese ferve un intenso dibattito riguardante la regolamentazione delle BBS, i cui toni e contenuti dimostrano come la pratica hobbistica sia giunta al capolinea. La febbre pro o contro la regolamentazione é ulteriormente cresciuta da quando si è saputo che una commissione parlamentare starebbe elaborando un progetto di legge per regolamentare il diritto alla privacy e ai dati personali gestiti in maniera digitale, da qui il sospetto di un'estensione legislativa riguardo alla gestione delle BBS.
Le parole-chiave su cui ruota il dibattito sono poche e tra queste le più discusse sono la responsabilità penale del sysop, l'identificazione certa dell'utente e la liceità della comunicazione telematica senza autorizzazione istituzionale. Il panorama delle posizioni è abbastanza complesso, mentre ai livelli decisionali la confusione procedurale e teorico/etica sembra regnare sovrana. Scendiamo nel dettaglio. Da una parte abbiamo i "reazionari", soggetti non ben identificati, mai citati per nome o appartenenza dalle riviste di settore, che chiedono un intervento legislativo molto rigido: costoro auspicano che il sysop diventi una sorta di controllore full-time della posta in transito sulla BBS. Egli infatti sarebbe responsabile, anche penalmente, di ogni byte che circoli nella sua macchina e quindi tenuto a un controllo certosino di ogni singolo file o messaggio, anche privato (violando cos il diritto costituzionale alla privacy), che vi viene depositato. I "duri" chiedono anche che ogni BBS venga legittimata a esistere da un'autorizzazione. Quali sono le paure dei sostenitori di tali posizioni? Quali crimini possono essere perpretati attraverso le BBS? Oltre a quelli di tipo "digitale", come la diffusione di virus, la trasmissione di password o di programmi copiati illegalmente, ecco comparire una serie quantomeno curiosa di reati quali: la diffusione di messaggi istiganti all'odio o alla discriminazione razziale, a contenuto diffamatorio, relativi alla prostituzione e alla pubblicazione di spettacoli osceni. Appare evidente che chi ha fatto questo tipo di affermazione non si sia mai preso la briga di collegarsi a una BBS "comune", oppure che sia in possesso dei rari privilegi per connettersi a siti techno-nazi o di sporcaccioni digitali. Che le fobie sulle evoluzioni dei crimini informatici abbondassero non è una novità, come testimoniano le semestrali relazioni dei servizi segreti italiani o la chiacchierata quotidiana presenza di "funzionari in borghese" presso la facoltà universitaria di informatica a Milano, ma i timori di cui sopra mettono in luce una totale ignoranza sulla situazione telematica italiana. Forse qualche foto porno circolerà anche, ma si tratta di scansioni da giornali normalmente in vendita nelle edicole e fatte circolare solo per spirito goliardico. Per quanto riguarda gli altri reati potenziali, le autorità possono dormire sonni tranquilli. Nelle BBS esistono autoregolamentazioni, dette policy, o uno stile di interazione, detto net-etiquette, che impediscono di fatto e con determinazione la proliferazione di messaggi razzisti, discriminatori o diffamatori. Anzi, nel cyberspazio delle BBS pare vigere, almeno a livello di dibattito, quella uguale opportunità di parola che nella vita reale e televisiva viene negata.
I reazionari paiono comunque isolati, perché tale tipo di posizione sembra un po' rigida anche per il mercato, un attore nuovo che, come vedremo più avanti, sta decisamente facendo la propria comparsa.

Accanto a loro, ben più forti e consolidati, abbiamo i "legalisti".
Questo fronte é composto da persone esperte di reti, nella maggior parte dei casi proprietarie di servizi a pagamento. A livello parlamentare si collocherebbero intorno al gruppo dei "Riformatori" mentre, editorialmente, il loro araldo è il mensile "McMicromputer" che, nel solo 1994, ha aperto la rivista con ben 5 editoriali sul tema della legalità e della telematica. I "legalisti" chiedono con forza una legge sulle BBS, ma temono "regolamentazioni illiberali". Auspicano infatti che a ogni cittadino sia garantito, in quanto diritto, l'accesso alle reti e che il sysop non sia considerato responsabile del traffico di posta elettronica. Per sostenere quest'ultima posizione, suggeriscono l'identificazione certa dell'utente della BBS tramite l'invio della fotocopia autenticata della carta d'identità o di altro certificato personale. L'utente, non potendosi più celare dietro l'anonimato, diventerebbe a ogni effetto il responsabile di ogni azione digitale da lui commessa, mentre il sysop, non più tenuto alla ciclopica fatica di leggersi tutti i messaggi in transito, dovrebbe, in caso di necessità, consegnare alle autorità i nominativi degli utenti-criminali. In questo caso è evidente come il profilo della BBS e l'identità del sysop ne uscirebbe mutata rispetto alla situazione attuale. Per quei sysop, futuri pubblici ufficiali, delle circa 500 BBS italiane che hanno ciascuno almeno un migliaio di utenti, una parte della casa si trasformerebbe in un archivio di dati personali che potrebbero finire, magari a pagamento, nei ben più consistenti e lucrosi archivi di una qualche ditta di vendita per corrispondenza, o chissadove. Ci si chiede chi sarebbe disposto a spedire a un soggetto non giuridico, di fatto spesso minorenne, dei dati riguardanti la propria persona. Basta un po' di buon senso per prevedere che il possesso di liste dovrà essere comunicato a una qualche autorità competente, la quale potrebbe a sua volta autorizzare o meno la possibilità di gestire la BBS, cosa che i "legalisti" stessi paiono non gradire. Ci si chiede inoltre quale interesse e curiosità professionale possano avere le autorità nel venire in possesso di queste liste, soprattutto quando siano relative a BBS che, ad esempio, abbiano sede presso un centro sociale o qualche altro luogo "scomodo".

Un fronte di recente formazione, che potrebbe essere definito "legalista di centro-sinistra", è quello aperto dall'associazione-lobby Alcei e che si richiama all'americana Electronic Frontier Foundation. Vista di buon occhio anche da "McMicromputer", Alcei ha spedito a più o meno tutte le BBS italiane una lettera aperta dai toni preoccupati che enumera tutti i possibili guai, qualcuno francamente esagerato o inesatto, che potrebbero capitare a un sysop nell'odierna situazione di vuoto legislativo. Alcei ritiene infatti che "chi per primo pianterà i suoi picchetti nelle nuove praterie del cyberspazio, avrà più voce in capitolo quando si dovranno scrivere nuove regole" e si fa quindi promotrice di una sensibilizzazione sulla necessità di una legge. Questa dovrebbe basarsi in generale su delle forme di "autoregolamentazione" per evitare che vengano inopinatamente introdotte dall'alto leggi o leggine. Ma, singolarmente per un gruppo che si definisce garantista, anche nel progetto Alcei resta come punto fermo la non-responsabilità del sysop e l'obbligo dell'identificazione dell'utente sempre tramite la fotocopia del documento d'identità. Nella filosofia dell'Alcei il cyberspazio è infatti popolato da molti onesti e rari disonesti e questi ultimi non devono guastare l'immagine della nuova frontiera. L'Alcei si muove in questo senso, da una parte chiedendo l'abolizione dell'anonimato dell'utente e dall'altra parte invitando i media ad assumere un atteggiamento meno sensazionalistico quando si occupano del problema, così come è successo per il caso del pirataggio all'ADNkronos e il conseguente panico giornalistico.

In questo dibattito esiste in realtà un'altra posizione, la più libertaria
e quindi contraria all'introduzione di una legge, che vede nella modalità d'identificazione certa dell'utente tramite la "fotocopia d'identità", un blocco alla diffusione della telematica amatoriale, una violazione della privacy dell'utente e che si accontenterebbe di una chiara net-etiquette per gestire le BBS. I "libertari" non vedono infatti di buon occhio l'obbligo dell'identificazione dell'utente e sarebbero anche disposti ad assumersi qualche rischio in più, sicuri che siano più convincenti gli ideali che la legge. In questo ambito s'aggira anche qualche dubbio sugli orientamenti di Alcei: date le premesse, viene chiesto se Alcei avrà nei confronti degli "hacker sociali" lo stesso atteggiamento che l'Electronic Frontier Foundation mantiene già da diversi anni. Un caso clamoroso fu la difesa che il comitato di difesa dei diritti dell'EFF fece contro la criminalizzazione di riviste hacker, come "Phrack". Una battaglia vincente che permise di far ribadire da una corte concetti e diritti fondamentali come la libertà di stampa elettronica e che ha legittimato fortemente la stessa EFF in tutto il cyberspazio.
Come si affermava inizialmente, questo era il clima e le diverse posizioni nei giorni durante la discussione sulla legge sulla privacy. Ma, il 13 dicembre 1994, un dibattito radiofonico alla RAI, ha riportato inaspettatamente tutti con i piedi per terra. Nella trasmissione il magistrato Buttarelli, membro della commissione parlamentare che sta preparando la legge sulla tutela della privacy, ha affermato che non esiste ufficialmente alcun progetto per la regolamentazione delle BBS e che nessun paese comunitario si è finora pronunciato al riguardo, tranne l'Olanda comunque orientata a valorizzare l'autoregolamentazione. Buttarelli ha esposto anche la difficoltà di conciliare autorizzazioni preventive per aprire una BBS e norme costituzionali riguardanti la libertà di espressione, ma ha citato come "opportuno un regime di registrazione presso il Garante", una nuova figura quest'ultima in campo telematico ma simile a quella, molto criticata, relativa all'informazione televisiva. A tutt'oggi, secondo il magistrato, il sysop è colui che per primo verrebbe "informato" nel caso in cui fosse commesso un reato tramite la BBS, ma la sua responsabilità soggettiva cadrebbe nel caso in cui egli dimostrasse di aver fatto tutto il possibile per evitare che il reato fosse commesso. E' stato anche chiarito come non esista alcuna limitazione all'uso dei programmi di crittazione della posta personale, come al contrario affermava Alcei nella "lettera ai sysop", assimilando per analogia una norma del 1992 relativa alla telegrafia che dà la possibilità a chiunque di utilizzare sistemi di oscuramento del testo. Buttarelli ha concluso sottolineando come i recenti avvenimenti abbiano creato un certo allarme su questi temi e che, prima o poi, una legge a riguardo si renderà necessaria ma ha pronosticato almeno due anni di dibattito politico e tecnico per la realizzazione di questa, a meno di decisi interventi da parte governativa. Questi interventi in realtà non si sono fatti attendere: il governo Berlusconi, un paio di giorni prima di decadere, ha infatti delegato a se stesso, senza i vincoli della discussione parlamentare, l'autonomia di decidere in materia. Il tutto nel più completo silenzio dei media, delle parti in causa nel dibattito e con una procedura molto simile a quella con cui sono state approvate le altre leggi riguardo al mondo digitale.
Viene spontaneo allora chiedersi come mai si sia scatenato un dibattito così articolato da una parte e dall'altra un intervento così sommario da parte del potere politico. La risposta è semplice, il campo finora occupato dalle BBS amatoriali sta per essere invaso e totalmente trasformato dal mercato mentre lo stesso cyberspazio verrà innovato da alcune interessanti scoperte. Nel breve periodo, anche in Italia, assisteremo alla nascita di un nuovo modello di bullettin board dalle dimensioni gigantesche con centinaia di linee entranti, ovviamente a pagamento. Seguendo lo stile americano di Compuserve, e nelle ipotesi di qualche rete "civica" o commerciale italiana, verranno resi disponibili dei servizi in linea di differente qualità, dal culturale al commerciale e anche dei gateway su Internet. E non saranno solo Italia on Line, Video on Line, Galactica, Agorà, e le decine di altre società, che stanno nascendo come funghi, a entrare in campo, qui si parla di colossi ben più strutturati anche a livello internazionale. Microsoft, ad esempio, metterà a disposizione dell'utente che acquisterà la versione di Windows '95 il software nativo per collegarsi a "Microsoft Network", quella che dovrà essere una delle BBS più grandi del mondo. Quest'ultima avrà un carattere sovranazionale e userà Internet solo parzialmente. Nella confezione di Windows '95, oltre al software specifico, verrà incluso anche un bonus della durata di un mese per collegarsi gratuitamente al "Microsoft Network"; se l'esperienza piace basterà abbonarsi per fruire ulteriormente dei servizi. Ciò che impressiona è la proiezione delle cifre. Se la campagna funzionasse, vista la grande diffusione di Windows, nel giro di un anno ben 95 milioni di utenti potrebbero collegarsi a questa mega-BBS. Una campagna analoga viene promossa anche da IBM, che regala un bonus di ben 3 mesi a un terzo fornitore consociato di servizi telematici.
I colossi dell'informatica infatti non solo dichiarano, come ha fatto Gates, che la connettività e la multimedialità sembrano le sole vie d'uscita alla crisi dell'informatica, ma hanno anche capito che la telematica è un buon sistema per ovviare alle pecche dei sistemi distributivi. Queste BBS saranno un canale diretto tra produttore e consumatore senza la mediazione di dealer e negozianti vari, un aspetto che peraltro verrà apprezzato anche dagli acquirenti per via degli immaginabili abbassamenti dei prezzi di vendita.
Tornando al nostro problema, si può immaginare quale sia la differenza tra questi servizi e le BBS amatoriali, che hanno al massimo due linee entranti e che sono mosse solo dalla buona volontà. Ma possiamo anche cominciare a intuire cosa stia dietro alla febbre da regolamentazione. Per comprendere meglio, facciamo riferimento alla mozione alla Camera dei Deputati, fatta da Paolo Vigevano di Forza Italia il giorno di Ferragosto del 1994 (una giornata ideale per favorire un dibattito partecipato). Il deputato ha chiesto sostanzialmente il liberismo telematico tramite: il libero accesso interattivo per i cittadini, le pari opportunità di utilizzo degli investitori delle reti telefoniche pubbliche, la libera competizione, una sorta di anti-trust telematico, la tutela della privacy e la possibilità di usare la crittografia, l'abbassamento dei costi Telecom, le reti ad alta velocità. Questa serie di istanze, che sarebbe condivisibile se diversamente contestualizzata, in realtà è animata dal mero scopo di "incoraggiare gli investimenti", "far nascere un nuovo settore produttivo connesso alla fornitura di servizi" e soprattutto "dare agli investitori la necessaria certezza delle regole e della loro applicazione" (citazioni dalla mozione). In questo senso la provocatoria asserzione degli informatici ribelli che, dagli anni Sessanta fino a oggi, hanno con coraggio sostenuto la tesi che l'accesso all'informazione deve essere garantito a tutti i cittadini, è stata assorbita dal capitalismo avanzato che avrà bisogno di una base d'utenza, quindi di clientela, quanto più ampia possibile. In questo senso va anche letta la necessità di leggi e va reinterpretato tutto ciò che abbiamo detto finora. Ciò che avremo saranno BBS, o meglio enormi forum pubblici, in cui veramente sarà rilevante la responsabilità soggettiva dello scrivente ad esempio per il reato di diffamazione. Poniamo che sulla BBS della Microsoft, in un'area di dibattito tecnico letta da un milione di persone, vengano diffamati i prodotti IBM. Quest'ultima subirebbe in concreto un danno perlomeno d'immagine e adirebbe immediatamente le vie legali. E' chiaro come né la Microsoft, né il sysop della mega-BBS che nel caso sarebbe un dipendente della ditta, possano rischiare di entrare in una controversia legale di questo tipo. Ciò che l'investitore chiede è in sostanza di lavarsi le mani da questi problemi scomodi per procedere tranquillamente nella propria impresa. Ciò che invece chiede il piccolo investitore è di non essere schiacciato e in questo senso sembra veramente appropriata la metafora dei "primi piantatori di picchetti": così come è avvenuto per le televisioni e per il software saranno i giganti che nel territorio non normato stabiliranno, a seconda del loro assetto e interessi, quali sono le regole del gioco.
A questo punto non è fuori luogo la sorpresa dei gestori e degli utenti delle
BBS, che, sentendosi in un modo o nell'altro coinvolti in prima persona, si chiedono: "ma in tutto questo noi cosa c'entriamo?". Probabilmente essi vedrebbero con maggior favore delle reali forme di tutela, piuttosto che delle limitazioni al loro operato tramite pastoie burocratiche. Nella trasmissione radiofonica sopra citata, al momento dell'"apertura" dei microfoni alle telefonate esterne, si sono sentite da parte di alcuni hobbisti delle idee interessanti e appropriate, come ad esempio quella di considerare le BBS come una sorta di salotto di casa o di una festa a inviti, quindi una via di mezzo tra luogo pubblico e privato. Una visione dello spazio telematico assai diversa da quella delle strutture commerciali e dove, di conseguenza, verrebbe percepito come invasivo un intervento dello stato che regoli i comportamenti degli invitati al party. In alcune reti si cominciano peraltro a leggere dei messaggi di utenti che, da una parte un po' stanchi di questo dibattere a vuoto e dall'altra parte intimoriti da ciò che potrebbe succedere con una legge, propongono una "migrazione" dalle BBS. Ciò che viene romanticamente suggerito è di abbandonare tutti insieme la "miseria" delle limitazioni localistiche che le BBS e le norme rappresentano, per ritrovarsi dentro Internet, in una dimensione veramente aperta, dove l'anonimato e la privacy vengono garantite per la forte coscienza degli utenti stessi e dove la principale regola è il rispetto della diversità altrui. Tanto più da quest'anno sul mercato americano sono disponibili delle curiose macchinette che, utilizzando la tecnologia satellitare o cellulare, danno la possibilità di mandare o ricevere posta elettronica, pur non essendo collegati alla rete telefonica. Senza cavo né legge: meglio di così.

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