I nostri euro e la merenda di Sonia

India, nemmeno una rupia per mangiare: s’impicca a 12 anni

La piccola indiana si è tolta la vita mentre andava a scuola Non mangiava da giorni
25 settembre 2005
Nello Margiotta
Fonte: Il Mattino

Ieri mattina, nel giro di un paio d'ore, ho dato un euro a un mendicante, un euro a una violinista che suonava sotto i portici e cinquanta centesimi a un ragazzo che suonava la fisarmonica davanti ai tavoli in cui pranzavo insieme ad altra gente. Voglio prendere un essere umano occidentale come me e chiunque altro come me: due euro e mezzo regalati in un paio d'ore sono un atto generoso e allo stesso tempo la prova inconfutabile che per un essere umano occidentale come me due euro e mezzo non hanno un valore assoluto, se posso donarli senza fatica a persone per le quali quelle monete hanno un valore molto più grande del mio.
Tutto ciò vorrei confrontarlo con la storia terribile che sto per raccontarvi: in India, un villaggio vicino Calcutta che si chiama Malda. Sonia e la madre vivono sotto una tenda di juta, donata dal governo per trovare riparo. La bambina non mangia da giorni, anche se in India la scuola offre un pasto al giorno ai bambini che la frequentano. Ma a Malda no, non ci si fa sempre. E non succedeva da alcuni giorni. Sonia e la madre da sempre vivevano nella totale indigenza. Sonia, allora, prima di andare a scuola, ha chiesto alla madre una rupia per comprare la merenda, perché la sua fame non aveva più spazi per attendere ancora. Ma la madre di Sonia una rupia, il cui valore in euro corrisponde a due centesimi, non l'aveva. Sonia non ha detto nulla, anche se non mangiava da giorni. È uscita come per andare a scuola e poco dopo si è impiccata a una struttura di bambù, che in molti paesi orientali serve come impalcatura per lavori edili. Ora, le notizie semplificano la complessità della vita e cercano un po' d'effetto se raccontano che Sonia si è impiccata per la merenda o per una rupia, però nonostante tutti i dodici anni vissuti così possano pesare su una bambina, è talmente impensabile un suicidio (e in questo modo) che la semplificazione non è del tutto sbagliata. Due centesimi di euro, è ovvio, non corrispondono all'importanza che hanno in un paese come l'Italia. Ma bisogna pur ricordare che ormai tutto il mondo è pronto ad accogliere paesi come l'India e la Cina nell'olimpo delle potenze, perché la loro crescita economica è impressionante. Quindi si avviano non ad assomigliare a noi, almeno è questo che già da tempo ci viene raccontato, ma a sorpassarci a velocità tale che faranno impressione. La storia di Sonia è e rimane una storia terribile in qualsiasi angolo del mondo accada. Ma da essa abbiamo molte cose da imparare, anche se confrontarla alla mia passeggiata mattutina e ai miei due euro e mezzo può apparire azzardato. Ma non lo è. E non lo è per due motivi: nessuno di noi riesce a non paragonare quella rupia alla propria esistenza; anzi, non lo fa mai per il resto della propria vita, ma queste notizie, oltre al raccapriccio, provocano esattamente questo conteggio matematico che equipara la nostra esistenza a quella della povertà profonda. Il rapporto tra me e il mendicante a cui ho donato un euro è un rapporto infinitamente più piccolo della distanza che ha la ricchezza media in India e la povertà media. E questo è il secondo insegnamento: nulla di ciò che sta per succedere nell'economia mondiale può cancellare il prezzo che pagherà ogni singolo paese per diventare più potente e incontrastato - almeno all'apparenza, o in una parziale sostanza. Del resto, l'India è in crescita economica esponenziale, questo è un fatto; la metà dei bambini indiani non ha cibo da mangiare, anche questo è un fatto. Il rapporto tra il mio gesto di donare un euro a una violinista sotto casa è il segno simbolico di una distanza tra il benessere e la povertà che l'uomo occidentale può sperimentare: morbida, non eccessiva, generosa e del tutto sopportabile. Un euro corrisponde a cinquanta volte la rupia che Sonia non è riuscita a ottenere. Questo rapporto matematico è la sostanza della voragine tra due mondi che la storia di Sonia rende definitivamente visibile. E chissà se la ricorderanno gli esperti economici quando parleranno del boom indiano, chissà se la ricorderemo noi quando leggeremo del boom indiano.

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