Il grande sogno di Muhammad Yunus: la povertà rinchiusa in un museo
Di questo, Yunus, l’inventore del microcredito che tutti chiamano «il banchiere dei poveri», è venuto a parlare in Italia. L’economista ripercorrerà la storia della sua Grameen Bank (la banca «del villaggio») fondata nel 1977 per sostenere i poveri più poveri del Bengala, in particolare le donne, attraverso il microcredito senza garanzie. La Graamen, oggi diffusa in 57 Paesi, è diventata anche perno di un gruppo che va dalle telecomunicazioni alla sanità.
Yunus, avvicinato ieri al suo arrivo a Milano, ha confermato al Corriere le indiscrezioni che circolano sulla possibilità di aprire una filiale della Grameen Bank anche in Italia, dopo l’esperienza fatta in altri Paesi europei. «Ne stiamo discutendo, ci stiamo lavorando, speriamo di poter dire qualcosa a breve» ha affermato. Negli incontri di questi giorni tra Milano e Roma, Yunus promuoverà intanto il suo progetto di business sociale. «Un dollaro investito in un’impresa con finalità sociali - spiegherà tra le altre cose Yunus - è assai più efficace di un dollaro dato in beneficenza. Il dollaro dato in beneficenza viene consumato una sola volta, mentre quello investito in un’impresa continua a ripetere senza fine, come ogni altro capitale di impresa, il proprio ciclo produttivo creando benefici per un numero sempre crescente di persone».
L’impresa sociale è controllata da investitori privati, si muove nel libero mercato, senza perdite e senza massimizzare il profitto, al servizio del pianeta e delle persone. Qualche esempio? L’azienda che produce e vende prodotti alimentari di alta qualità ma a basso prezzo puntando a un mercato di bambini poveri e malnutriti, senza farvi incidere costi di pubblicità e di confezionamento. Quella che sviluppi sistemi di energia elettrica da fonti rinnovabili e li venda a un prezzo ragionevole a quelle comunità rurali che non sono allacciate alla rete elettrica. Quella che ricicla rifiuti, liquami e altri prodotti di scarto che altrimenti finirebbero a inquinare aree abitate da poveri. C’è anche un secondo «modello», quello di società orientate al profitto ma possedute e controllate da persone disagiate; qui la finalità sociale sta tutta nel fatto che i dividendi e l’incremento della capitalizzazione vanno direttamente a beneficio dei poveri. Come possono fare i poveri a compiere un passo del genere? Solo se qualcuno fa loro credito, soprattutto se micro e senza garanzie. Tutto dipende dall’idea che abbiamo dei poveri. Per Yunus sono come Bonsai, piante a tutti gli effetti con un vaso di ridotte dimensioni che non consente loro di crescere. Tutto quello che dobbiamo fare è dare terra.
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