Laboratorio di scrittura

Il mio albero

13 gennaio 2011
Cilla Burzio

albero
Hanno tagliato il “mio” albero!!
Ieri mattina mi sono affacciata al balcone e quando ho alzato lo sguardo verso la magnifica collina che, ogni giorno, ho il piacere di ammirare ho notato un vuoto. Sono rimasta ferma, immobile per un paio di minuti, sconcertata da quel cambiamento inatteso. Quella troppa luce al posto di quella macchia grande e scura, che il mio occhio era abituato a registrare. Ho sentito male. Una punta di sofferenza fisica a sollecitarmi lo stomaco, piccola morsa di dolore a pizzicarmi l’anima.
Qualcosa mancava. Era lui.
L’albero amico della mia infanzia che ho visto crescere ed è cresciuto con me. Talmente parte integrante del paesaggio da non poter pensare, neanche per un attimo, che potesse non esserci più.
Non so perché l’abbiano tagliato. Spero non sia stato un gesto gratuito e villano. Il suo tronco ora giace al fondo del pendio e i segni del suo rotolamento sono cicatrici sulla terra che gli ha fatto da scivolo. Giace inerme e a me sembra quasi che chiami il mio nome, che in qualche modo l’abbiano lasciato lì perché io possa ancora salutarlo e accomiatarmi da lui.
Avrà avuto almeno 50 anni.
Ricordo che quando ero bambina e abitavo al piano superiore, mi perdevo spesso a guardarlo, così svettante sulla collina. Spesso quando dovevo stare a letto per le numerose bronchiti che mi prendevo nell’inverno (e mamma in questo non transigeva: si stava a letto e con lo scialle sulle spalle per non prendere freddo!!) guardavo fuori dalla portafinestra della mia camera e lui era lì, lontano eppure vicinissimo. Quante volte mi sono ritrovata in quegli anni – ma anche in quelli successivi – ad ammirarne la maestosità e i colori cangianti e mutevoli, a seconda della giornata e della luce che colpiva le sue foglie.
Non so nemmeno che pianta fosse ma non importa, perché quando le cose abitano il tuo cuore non hai bisogno di sapere il loro nome scientifico. Lui era anche un po’ mio e solo ora che non c’è più sento il vuoto della sua assenza.
E’ sempre così per noi umani, troppo abituati a dare per scontato ciò che abbiamo fino a quando la Vita – in un qualche modo – ci porta via quello che pensavamo ci appartenesse di diritto.
Le cose passano, le persone vanno e vengono, gli alberi vengono tagliati anche dopo 50 anni di onorato servizio, e a noi non rimane che imparare a gustare l’attimo presente, cercando di non farci stritolare dall’ingranaggio delle cose da fare, dai problemi da risolvere, dagli imprevisti da contrastare (che tanto continuano a capitare nonostante i nostri sforzi!)… perché se no alla fine sono loro a gestire noi e non viceversa.
Il mio amico albero ha vissuto tanti anni e in questo lungo tempo ha prodotto quantità inimmaginabili di ossigeno, ospitato volatili di ogni tipo, lasciato che l’amico vento passeggiasse tra le sue foglie, fornito ombra e frescura e… mi ha fatto tanta compagnia.
A lui vada tutta la mia gratitudine.

Cilla

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