“Viva Zapatero!” convince gli scettici?

Diego Reghellin è nato a Malo in provincia di Vicenza nel 1978. Laureato a Padova in Scienze della comunicazione con la tesi “Una tirannia contrattata. Efficacia ed inefficacia nella ricerca del consenso politico”, dopo essere stato giornalista per Canale 68, è attualmente collaboratore de “Il giornale di Vicenza”. Musicista e insegnante di musica, suona il basso elettrico all’interno di un’intensa attività concertistica che lo vede cimentarsi nei generi rock e jazz.

Se avete qualcosa da dire sulle sue recensioni cliccate sul suo nome.

Diego Reghellin

Tony Blair sta aspettando Berlusconi ad una conferenza stampa e nell’elencarne le lodi non riesce a trovare la parola giusta per spiegare quanto di più importante ha il premier italiano. “I soldi!” gli suggerisce la moglie. Parte così “Viva Zapatero!”, il documentario di Sabina Guzzanti centrato su quanto è successo attorno a “Raiot”, in televisione (chiusura dopo una puntata), in versione teatrale itinerante, in sede mediatica e in quella legale. Sabina Guzzanti parte quindi legandosi ad una dimensione internazionale che ritornerà spesso nel corso della pellicola. Il sedicente Tony Blair di inizio pellicola è infatti Rory Bremner, comico britannico che spiegherà a giornalisti d’oltremanica quanto successo a Sabina Guzzanti. Nel prosieguo del documentario saranno numerosi gli interventi di comici e giornalisti di vari paesi europei.
Il caso creatosi attorno al programma “Raiot” è noto. Dopo una sola puntata, dove viene trattato il tema della libertà d’informazione in Italia, Mediaset querela per milioni di euro lo spettacolo. Il Cda di viale Mazzini ne decide la chiusura (la magistratura riterrà poi la querela priva del fumus boni juri: trattandosi di programma satirico, non era necessario assicurare il diritto di replica a chi chiamato in causa). Sabina Guzzanti decide di continuare “Raiot” in teatro mentre sui media si scatena una bagarre sul caso. Tra chi grida alla censura (ricordando anche i casi Santoro, Biagi e Luttazzi) e chi invece appoggia la decisione del Cda della Rai, tutte posizioni testimoniate nel documentario, la pellicola continua fino a rievocare, in conclusione, lo spettacolo romano allestito subito dopo la chiusura del programma ed in risposta ad essa (gli spettatori, dentro e fuori furono più di 10 mila, lo show fu inoltre proiettato in 23 teatri e su Emily Tv, piattaforma Sky). Il finale è chiaro nei suoi intenti, gli spettatori dell’evento romano, e quelli del film, sono ora testimoni di quanto successo a “Raiot” e all’informazione italiana nell’ultimo quinquennio berlusconiano. Di fronte a “Viva Zapatero!”, e a maggior ragione di fronte ad un finale come questo, devono nascere delle domande. L’opera infatti, dove le dimensioni estetiche e simboliche sono marginali, deve necessariamente approdare a questo per non morire con l’ultimo fotogramma. E tenerla in vita è certamente importante.
Le domande sono tante, ma la questione centrale è la capacità di incidenza di opere di pensiero come queste sulla cittadinanza. Gli argomenti portati da Sabina Guzzanti a sostegno della tesi “in Italia c’è censura” sono forti. Ma cosa faranno gli italiani di un’opera del genere? C’è il rischio che un buon seme cada su un terreno non fertile, o fertile solo in piccolissima parte perché non preso in considerazione (per un inquadramento psicologico sulla questione rimando all’opera di Samuel Popkin). Se il documentario sarà visto solo da chi già sa, in fondo il film dà poche rivelazioni nuove, rischia d’avere un effetto molto labile. Se sarà visto da chi non sa, c’è il rischio che venga tacciato di partigianeria ideologica. È venuto il tempo di agire comunicativamente attraverso forme nuove. Forme dove non ci siano più i pericoli dell’autocompiacimento, della gioia di essere martiri in grado di dare lezioni, quello che serve è un dialogo onesto e paritario. L’unico modo per aggirare l’inevitabile scoglio dei pregiudizi.

PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)