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Verso il People’s Peace Summit di Gerusalemme, 8-9 maggio

Piazza bella piazza a Tel Aviv

Una bella, robusta, coraggiosa, trasversale e quanto mai sentìta anticipazione di come potrà essere il Peace Summit di Gerusalemme si è tenuta il 24 aprile a Tel Aviv. Dove in migliaia hanno riempito piazza Habima per la più grande manifestazione contro la guerra da quando la guerra è cominciata.
26 aprile 2025
Daniela Bezzi

Foto della manifestazione a Tel Aviv del 24 aprile 2025.

La manifestazione l'altro ieri sera non è stata solanto contro la guerra. Infatti, sfidando il divieto delle autorità, la convocazione (principalmente partita dall’organizzazione arabo-israeliana Standing Together) ha giocato sulla solennità del Yom Ha Shoah, che è il Giorno della Memoria per gli israeliani. Una celebrazione che ogni anno inizia al calar della sera con il suono di una sirena e per qualche minuto tutto il paese si ferma: per le strade i passanti smettono di camminare, i veicoli smettono di circolare, i negozi smettono di vendere, ogni attività si ferma e tutti si mettono sull’attenti per segnalare l’inizio di quella pausa di raccoglimento in ricordo dei 6 milioni di vittime dell’Olocausto, che durerà per le successive 24 ore, fino al tramonto del giorno dopo.

Quest’anno il Yom Ha Shoah si è celebrato nelle date tra il 23 e il 24 aprile. E con la chiara (e piuttosto sovversiva) intenzione di allargare il significato del ‘mai più’ ben oltre le vittime dell’olocausto, gli organizzatori della manifestazione hanno scelto proprio il 24 sera per riportare in piazza il tema dei 18.000 bambini già uccisi e chissà quanti ancora moriranno, insieme a quello degli ostaggi che il governo israeliano sembra aver deciso di sacrificare nel folle disegno di sterminare qualsiasi manifestazione di vita a Gaza.

Non era la prima volta che le foto dei bambini gazawi uccisi si vedevano per le vie di Tel Aviv: una prima manifestazione di questo tipo si era verificata tra il 17 e il 18 marzo, quando due giorni dopo i bombardamenti su Gaza che avevano segnato la fine del cessate il fuoco come di ogni possibile accordo sugli ostaggi con Hamas, un gruppo di donne israeliane era sceso in strada con le foto dei bambini uccisi negli ultimi attacchi. Una manifestazione improvvisata, al lume di candela, autoconvocata sui social, alla quale però si erano inaspettatamente aggiunte altre donne, e tutte insieme si erano sentite coinvolte al punto da mettere in moto un bel gruppo su whatsapp. Di manifestazioni in manifestazione il gruppo si è allargato da 30 a 100, poi 200, fino alle centinaia della scorsa settimana, e contemporaneamente replicandosi anche in altre città, Haifa, Umm al-Fahm, Gerusalemme, Jaffa… e di nuovo appunto ieri sera a Tel Aviv, dove a manifestare sono stat* in migliaia, donne e uomini di tutte le età, moltissimi i giovani, parecchi i riservisti in dissenso e gli obiettori di coscienza.

E tutto questo è successo nonostante il chiarissimo divieto delle autorità, come anche noi abbiamo ripreso dal quotidiano Haaretz.

In tema con la solennità della giornata, è stata sottolineata l’inaccettabilità di ogni vita sacrificata nel conflitto: dei 18.000 bambini morti, come degli ostaggi che le famiglie non potranno mai più rivedere, come delle decine di migliaia di civili, già vittime dei bombardamenti, o sicuramente destinati a morire per fame, o per le conseguenze di una guerra che non potrà mai garantire alcuna sicurezza, e che Netanyahu sta portando avanti solo per preservare sé stesso.

E il successo di questo enorme sit-in si deve anche alla partecipazione di Women Wage Peace, Zazim e moltre altre organizzazioni, che hanno aderito alla convocazione di Standing Together in quello stesso spirito di alleanza e di ‘unione-fa-la-forza’ che (come già abbiamo raccontato) sarà la cifra del People’s Peace Summit.

“(…) Dal 7 ottobre 2023, la vita di tutti noi è un incubo senza fine – recitava il documento fatto circolare in precedenza. – Tutti noi, ebrei e palestinesi, in Israele, nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, così come gli abitanti del Libano meridionale, abbiamo vissuto violenze, perdite e orrori senza precedenti. Piangiamo la perdita di vite umane in tutto il paese, dal terribile attacco di Hamas del 7 ottobre e per questa orribile guerra che il governo israeliano ha lanciato per vendetta.

(…) Ogni vita spezzata è una tragedia. Nella guerra che stiamo vivendo dal 7 ottobre, sono i civili innocenti, i bambini e persino i neonati a pagare il prezzo più terribile. Gli abitanti di Gaza hanno subito bombardamenti e raid aerei senza fine. In Cisgiordania, le operazioni dell’esercito e la violenza dei coloni sono diventate sempre più frequenti e distruttive. Molti israeliani evacuati dalle loro case nel nord e nel sud attendono ancora la possibilità di tornare. E quanto agli ostaggi, il cui ritorno era atteso da tempo, languiscono in prigionia a Gaza.

(…) Il nostro messaggio è semplice e chiaro: possiamo fermare l’orrore! Come tutti ormai sappiamo benissimo, esiste un’altra via. Le operazioni militari hanno solo aumentato la distruzione, l’oppressione e la perdita di vite umane, senza mai garantire alcuna duratura sicurezza agli israeliani. E le guerre non finiscono mai: la fine di una guerra è solo il preludio per la prossima, che sarà altrettanto inutile.

(…) È possibile vivere in modo diverso! È possibile garantire uno spazio sicuro a tutti coloro che vivono in questo Paese. L’occupazione della Cisgiordania, l’assedio e la distruzione di Gaza devono finire, non solo perché sono brutali e oppressivi nei confronti dei palestinesi, ma anche perché minano il bisogno di sicurezza a lungo termine degli israeliani. L’occupazione, l’assedio e la guerra devono essere sostituiti da una soluzione politica concordata: la pace israelo-palestinese. Stiamo costruendo un movimento popolare di cittadini ebrei e palestinesi in Israele che credono che un futuro comune sia possibile.

Oggi, giovedì 24 Aprile, siamo in questa piazza con una richiesta chiara: fine della guerra, liberazione di tutti gli ostaggi attraverso un accordo e fine delle uccisioni e della distruzione incontrollata nella Striscia di Gaza.”

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