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USA: un Movimento in disarmo, opponetevi alla Guerra, e Non Solo a Bush

19 settembre 2004
Ron Jacobs (trad. Melektro)



Per il movimento pacifista e' venuto il momento di tirare fuori la coda.
La crisi organizzativa che e' attualmente in corso non potra' assicurare
nient'altro se non piu' guerra e maggior frustrazione. Mentre sarebbe ingenuo
ritenere che un qualunque movimento pacifista possa forzare la mano di
Washington fino al punto di obbligarla a ritirare le truppe Statunitensi
dall'Iraq e dall'Afghanistan prima dell'Inauguration Day 2005, posso
assicurarvi che a meno che non cominciamo a riorganizzarci proprio adesso per
fermare questa guerra, e piu' sara' come se stessimo ricominciando ancora una
volta tutto da capo il giorno dopo l'Inauguration Day, a dispetto di chiunque
sara' il presidente degli Stati Uniti.



Perche' dunque il movimento pacifista si ritrova in una tale situazione di
disarmo interno? La risposta piu' ovvia che si possa dare a questo dilemma e'
il fenomeno del Chiunque - Ma - Non - Bush. La personificazione della guerra
che e' stata fatta attorno alla figura di George Bush ha generato in molte
persone, che si oppongono alla guerra e all'impulso imperiale che la stessa
rappresenta, l'erronea convinzione che questa guerra in qualche modo finira' se
a Bush e alle sue schiere verra' dato il benservito. Purtroppo, questo non
e'destinato ad accadere. Questa guerra, come e' stato detto molte altre volte
in precedenza, e' un qualcosa di piu' della guerra di Bush; e' una guerra per
il totale dominio del mondo da parte degli Stati Uniti. Questo progetto di
dominio sta molto a cuore sia alla leadership Democratica che a quella
Repubblicana e non e' guidato dalla politica di partito ma piuttosto dagli
aspetti economici del sistema capitalistico mondiale, che e' dominato dagli
Stati Uniti.



Perche' il sistema e' sotto il controllo degli Stati Uniti? Ad essere
brutalmente franchi, gli Stati Uniti dominano il mondo a causa della propria
superiorita' militare. Si' certo, sono arrivati al punto in cui sono oggi
grazie alla combinazione di forza economica e militare, ma adesso siedono sul
trono perche' il loro esercito e' piu' grande, meglio equipaggiato - avendo a
disposizione le armi piu' mortali - e addestrato per brutalizzare i suoi
avversari fino ad indurli alla piu' assoluta sottomissione, senza alcun
rispetto per le Convenzioni di Ginevra. Questo fatto non cambia quando e' un
Democratico ad occupare la Casa Bianca. Basta solamente guardare indietro al
bombardamento della Serbia e del Kosovo nel 1999 per averne la prova.



I Repubblicani hanno il loro progetto per un Nuovo Secolo Americano (PNAC). I
Democratici hanno un proprio programma su come mantenere ed espandere l'impero.
E' un programma che chiamano Internazionalismo Progressista: Una Strategia
Democratica per la Sicurezza Nazionale. L'unica differenza che lo distingue
dall'approccio GOP e' una maggiore enfasi sul ricorso strumentale ad
organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e ad alleanze strategiche
come la NATO, allo scopo di mantenere sotto controllo coloro che si oppongono
al dominio degli Stati Uniti. Facendo uso di un moralismo Wilsoniano, il
documento dei Democratici offre al mondo la guerra in termini che non sono
molto differenti da quelli del Progetto per un Nuovo Secolo Americano da parte
del GOP. Questa citazione dal loro programma cosiddetto progressista la dice
tutta: "I Democratici manterranno l'esercito piu' capace e tecnologicamente
piu' avanzato del pianeta, e non si tireranno indietro dal ricorrere ad esso
per difendere i nostri interessi dovunque essi siano nel mondo."



Cosi' com'e' possibile che almeno due delle piu' importanti organizzazioni
pacifiste negli Stati Uniti - MoveOn e United for Peace and Justice (UFPJ) -
stiano sostenendo l'idea che la elezione di John Kerry alla Casa Bianca
marchera' un significativo cambiamento nella politica estera degli Stati Uniti,
particolarmente per quel che concerne la guerra in Iraq? Inoltre, perche' a
questa loro pretesa si sono uniti dozzine di attivisti, di rappresentanti
pacifisti e di altre personalita' del mondo dei media? Sia che questi gruppi e
questa gente dichiarino apertamente che gli elettori degli Stati Uniti
dovrebbero votare per Chiunque - Ma - Non - Bush e sia che lo consiglino
tacitamente, in ogni caso stanno tradendo milioni di residenti degli Stati
Uniti che si oppongono sinceramente alla guerra in Iraq e vogliono le truppe
fuori di la' adesso, e non domani.



Che cosa fare, quindi? Personalmente devo ammettere che la risposta mi pare
piuttosto evidente. Dobbiamo organizzarci intorno ad un insieme ben chiaro di
richieste che riflettano un anti - imperialismo cosciente. Questo significa che
non dovremmo rimanere impantanati in sterili discussioni sulle Nazioni Unite o
sulla NATO, ne' dovremmo farci demoralizzare dall'argomentazione che dice che
una presenza degli Stati Uniti in Iraq o in Afghanistan portera' a quei paesi
la democrazia. Dopo tutto, non e' la democrazia che gli Stati Uniti vogliono
installare, ma piuttosto il capitalismo. Perche' altrimenti Washington si
starebbe dimostrando cosi' attenta nella privatizzazione di ogni industria e
servizio pubblico in Iraq che precedentemente erano di proprieta' dello stato?
Se dovessi presentare un potenziale insieme di richieste ad un'organizzazione
pacifista nazionale, queste sarebbero formulate all'incirca cosi':



-- Richiediamo:



- Gli Stati Uniti devono cominciare il ritiro immediato e totale dall'Iraq e
devono fissare pubblicamente la data limite al raggiungimento della quale tutte
le forze militari degli Stati Uniti saranno state rimosse.



- Un immediato cessate il fuoco tra le forze degli Stati Uniti e quelle nella
Resistenza Irachena.



- La fine della imposizione di Allawi e di altri amministratori scelti dagli
Stati Uniti alla gente Irachena affinche' si affermi il loro diritto alla auto
determinazione, e in modo da assicurare la liberazione di tutti i prigionieri
politici attualmente incarcerati dagli Stati Uniti e dal suo regime.



-- Sosteniamo:



- Libere elezioni alle quali tutti gli Iracheni possano partecipare liberamente
e senza che vi sia la presenza di truppe straniere, a meno che queste non siano
state specificatamente invitate da tutti quegli Iracheni coinvolti.



- La discussione sulle procedure per garantire la sicurezza e la liberta'
politica di quegli Iracheni che hanno collaborato con gli Stati Uniti o con il
regime da essi sostenuto.



- L'incorporazione del governo Iracheno liberamente eletto nella comunita'
internazionale a condizioni negoziate in piena liberta' da quel governo e da
appropriate istituzioni internazionali.



Un simile gruppo di richieste potrebbe pure essere applicato all'Afghanistan,
con l'appropriato inserimento di alcune correzioni relative alla situazione che
incorre in quel paese.



E' solamente quando noi nel movimento pacifista decideremo di andare oltre il
pensare riduttivo a coloro che rappresentano la leadership politica ed
economica degli Stati Uniti, che creeremo l'occasione per far finire questa
guerra sanguinaria e distruttiva. I politici non sono capaci di pensare in
termini che vadano al di la' di coloro che sono i loro veri padroni, e non
importa quanto a questi piacerebbe farlo. Se permettiamo che l'ordine del
giorno venga formulato dalle loro politiche e dalle loro elezioni, falliremo.
Spetta a noi generare un vero e proprio momentum popolare che quelli al potere
non potranno ignorare. Soltanto allora ci sentiremo abbastanza sicuri da
guardare al di la' dei loro padroni delle multinazionali e realmente li
obbligheremo a fare quello che la gente vuole che loro facciano.


Note: Ron Jacobs e' l'autore di The Way the Wind Blew: a history of the
Weather Underground, che e' appena stato ripubblicato dalla Verso. Il saggio di
Jacobs su Big Bill Broonzy e' presentato nella nuova collezione di CounterPunch
su musica, arte e sesso, Serpents in the Garden. Il suo indirizzo di posta:
rjacobs@zoo.uvm.edu


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