Catena di Sanlibero

Catena di Sanlibero n. 214

20 gennaio 2004
Riccardo Orioles (Giornalista antimafia)

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Ansa. Il presidente del Consiglio dei ministri on. Silvio Berlusconi ha
rassegnato ieri le sue dimissioni al termine di un colloquio, di cui e'
stata data notizia solo ora, col Presidente della Repubblica Sandro
Azeglio Ciampi. L'incontro era stato formalmente richiesto - si
apprende da una nota del Quirinale - dal Capo dello Stato per "valutare
la situazione istituzionale creatasi dopo la condanna penale, per reati
comuni, dell'on. Silvio Berlusconi". Secondo voci non confermate ne'
smentite, Ciampi starebbe per affidare al Presidente della Camera
l'incarico di formare un governo tecnico - formato da esponenti dei due
schieramenti - col compito di preparare le elezioni.
Nessuna dichiarazione e' stata rilasciata da Tokyo dall'on. Berlusconi,
ma il portavoce Bondi ha parlato a Rio de Janeiro di un "intollerabile
attacco portato avanti con faziosita' e ostinazione contro un governo
espressione della volonta' popolare". In un'intervista al quotidiano
yemenita Al Mugadir, l'onorevole Taormina denuncia invece "la
scandalosa sentenza dello scorso gennaio con cui i comunisti della
Corte costituzionale hanno spalancato le porta del carcere a Silvio
Berlusconi". Posizioni analoghe sono state espresse a Wellington
dall'ex ministro Tremonti e - con un fax inviato, a spese del
destinatario, dalle isole Cayman - dall'on. Cesare Previti.
Solidarieta' all'ex premier e' stata espressa anche da Francesco
Cossiga, Marco Pannella, Emilio Colombo, Amenophis IV e dal re di
Tonga. "Silvio potra' sempre contare sugli amici" ha detto infine
l'onorevole Dell'Utri, da localita' imprecisata.
Ben diverso il tono della maggior parte dei quotidiani. Sul Foglio di
Giuliano Ferrara (che oggi esce con le litografie di Marx, Engels e
Lenin accanto alla testata) un editoriale commenta che "non poteva che
andare a finire cosi'". Duri commenti sull'"insostenibile anomalia del
caso italiano" anche sul Corriere della Sera, sul Giornale, sul
Messaggero, sul Resto del Carlino, sulla Stampa, sul Giornale di
Sicilia, sull'Eco di Bergamo e su altri 215 quotidiani italiani. Uno
speciale di Porta a Porta su "La storia s'interroga: un bandito al
potere?" andra' in onda stasera - secondo quanto anticipato dalla Rai -
con la partecipazione straordinaria, accanto a Bruno Vespa, di Enrico
Mentana, Gad Lerner, Paolo Liguori, Ricci, Costanzo, Bonolis e tutti
gli altri. Unico tg a non commentare la notizia e' stato quello di
Emilio Fede, che ha invece mandato in onda un'inchiesta sui drammatici
problemi degli abitanti della Kamchatka, appena usciti da sessant'anni
di oppressione comunista.
Da Papeete, infine, l'onorevole Bossi fa sapere che la lotta per
l'indipendenza e/o devolution si sposta per il momento nell'isola di
Bora Bora (dove sono stati appena rinvenuti reperti storici che ne
provano le inequivocabili origini celtiche), ribattezzata "New Padania"
dai militanti e dirigenti della Lega che vi si stanno trasferendo in
massa in queste ore.
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Lite fra il ministro Tremonti (che doveva intervenire) e il governatore
Fazio (che doveva controllare). Tutt'e due si rinfacciano a vicenda le
rispettive fellonie. Dei due, Tremonti e' Tremonti ("per evitare
l'inflazione, bastava stampare le banconote da un euro") mentre Fazio
e' un cattolico-monarchico modello Action Francaise, (gruppo Lepanto,
ecc.); come banchiere, e' stato il primo a rompere la neutralita'
formale della Banca d'Italia schierandosi esplicitamente - a vacche
grasse - col governo Berlusconi. Benissimo: a casa tutt'e due, e
ricominciamo da capo. Ma stranamente, una parte del centrosinistra
("Repubblica", per esempio) si batte per salvare il governatore,
intervenendo nella lite fra i due marpioni invece di contrastarli
tutt'e due. Come mai?
* * *
Tanzi durava da quindici anni. Tutta colpa di Berlusconi? Oppure di
D'Alema, di Prodi, o prima ancora di Amato? Come mai di tanti governi
diversi nessuno s'e' mai accorto di niente? Come mai sui giornali non
e' uscito mai niente *per quindici anni*? Hanno corrotto tutti, ma
proprio tutti, uno per uno? Oppure nel meccanismo c'e' qualcosa che
impedisce anche ai piu' onesti di vedere, di sentire e dunque
d'informare? Davvero in Italia e' possibile sottrarre un bel pezzo del
Pil nazionale scannerando ricevute fasulle e stampandole come Toto'?
La verita' e' che - un tempo affermava la legge - "il re non sbaglia
mai".
La legge, che vale per i sudditi, non vale - istituzionalmente - per il
re: il quale e' d'origine divina e dunque *non puo'* sbagliare. Neanche
il funzionario piu' onesto, di fronte a questo principio, riesce a non
trarsi indietro. Se il re mente o ruba, o fa addiritttura (Carlo V)
bancarotta, lo fa per buone e nobili ragioni, che sfuggono a noi
mortali. "Arcana imperii": discutere le azioni del re e' contro la
religione.
Ed e' la religione italiana dagli anni Ottanta. "L'impresa non sbaglia
mai", "cio' che e' buono per la Fiat e' buono per l'Italia". Mani
Pulite, da questo punto di vista, e' stato solo un brevissimo e
parziale squarcio sulla realta' italiana: interpretato, a sua volta,
secondo il principio religioso secondo cui l'impresa e'
istituzionalmente sana, e dunque non potra' mai essere lei a corrompere
i politici ma viceversa. Ma se provassimo a rileggere quelle carte da
"atei", senza pregiudizi religiosi, ne avremmo un quadro terrificante
nella sua banalita': gli imprenditori italiani, da un certo momento in
poi, si sono comprati ed hanno gestito tutta la politica. Altro che
"crisi della prima repubblica" e "classe politica corrotta". I politici
erano corrotti si', ma sempre stando al di sotto. Un tempo, il politico
Fanfani contrattava con l'imprenditore Costa. Adesso l'imprenditore e'
Berlusconi e il politico Bondi. Gli equilibri si sono semplicemente
polverizzati. In piu', le imprese di una volta, separate fra loro e
legate a una produzione, adesso si sono fuse in oligopoli (non piu' di
otto o dieci in tutto), che tendono a occuparsi di tutto e si chiamano
banche.
* * *
Stavolta dunque non grideremo ai ladroni. E' proprio il sistema che non
funziona. La banca controlla l'impresa, l'impresa finanzia
l'informazione e l'informazione da' copertura alla banca. Questo
circuito ormai e' completamente autoreferenziale, non c'entra piu'
niente ne' con l'economia reale ne' col Paese, e per bloccarlo non
basterebbero cento dipietri a cavallo: qui ci vorrebbe proprio una
sinistra. Che pero', di fronte alla sacra persona, si ritrae
balbettando: "Sacra Maesta', permesso...".
* * *
Per fortuna c'e' l'euro, grazie al quale potremo far pagare (in parte)
i nostri arcaismi feudali a economie piu' moderne, ai tedeschi e ai
francesi. Cio' ci dara' qualche anno di respiro, ma non piu' di tanto.
Ora come ora, la situazione e' che per cercare di capirci qualcosa i
magistrati sono costretti a convocare non gli economisti o i ministri
ma un comico, Beppe Grillo.
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Siamo tutti tranvieri. "Mi sto giocando la paga di un mese ma tengo
duro perche' e' giusto". "Ma che fa il governo?". "Provi lei a campare
con ottocento euri". "Ci manderei i soldati, al posto loro!". "Ma via,
in fondo, poveretti". "Licenziarli tutti, altro che storie". "E'
rincarata anche la verdura". "Dice che forse scioperano anche a
Berghem!". "L'associazione industriali deplora...". "Domani tutti in
rimessa!". "Stanno meglio di noi, signora mia". "Uniti, uniti! Non
lasciamoci sbandare!". "Eccellenza, ecco la lista degli scioperanti".
"Beh ragazzi, tutti in galera non ci possono mettere". "A tutela
dell'ordine pubblico, la Prefettura dispone...". "Sutt sti muri passen
i tram/ fracass e vida del mi Milan".
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Giornali. Una volta Mario Ciancio - il padrone di tutti i giornali e
tv della Sicilia) chiamo' un anziano professionista, che aveva fatto il
caporedattore al Corriere, a ripulire l'immagine di un suo giornale: lo
nomino' vicedirettore e lo fece firmare in prima. Il poveraccio duro'
qualche settimana. Un giorno, per una faccenda qualunque, dovette
rivolgersi al corrispondente del giornale da Messina, e si accorse che
il corrispondente non era un giornalista ma... l'impiegato locale della
societa' agrumicola del padrone. Protesto', fece obiezioni, e alla fine
fu sollevato - con tanti complimenti - dall'incarico.
Un'altra volta, i redattori dello stesso giornale si accorsero che ogni
volta che chiamavano la questura, il comune, gli ospedali, l'Ansa o
chiunque altro la comunicazione cadeva improvvisamente dopo qualche
minuto. Era successo che il padrone, per risparmiare sui telefoni,
aveva ordinato di commutare tutte le chiamate in uscita su un cellulare
tarato su "interruzione automatica dopo 5 minuti". Nessuno oso'
protestare: ma un giorno per fortuna l'incidente capito' anche al
padrone in persona, bruscamente interrotto durante la telefonata col
ministro, e il centralino normale fu ripristinato.
Alla fine, il nostro ha cominciato a "tarare al ribasso" anche le
buste-paga dei redattori. Ne ha fatto le spese un'inviata, che a un
certo punto si e' accorta che dalla sua busta era scomparsa la voce
"inviato" che invece era li' da dodici anni. "Mi pare che qui ci sia un
problema...". Prima la minacciano di toglierle la qualifica, poi - come
lei insiste - gliela sostituiscono aumma aumma con un'altra. Roba da
far muovere persino il (di solito prudentissimo) sindacato giornalisti
siciliano.
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Enterteinment. Il giullare del barone ha truccato il suo spettacolo. Il
giullare del duca l'ha smascherato. I due giullari s'accapigliano,
barone e duca (su cui i due giullari hanno il divieto di scherzare)
fanno il tifo. Giullarate.
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Albanesi. Un tempo, col comunismo tirannico, non c'era il problema
degli albanesi. Il comunismo proibiva infatti severamente agli albanesi
di lasciare l'Albania, e se qualcuno ci provava veniva sbattuto in
galera.
Non solo in Albania: in Russia, in Polonia, in Cecoslovacchia, in
Romania, la gente rischiava la pelle per andarsene ("passare alla
liberta'") e i comunisti pattugliavano i confini con mitragliatrici e
cani. A Berlino, alzarono addirittura un grandissimo muro - sotto cui
caddero decine di fuggitivi - per affermare il principio "Dove puoi
andare, lo decidiamo noi".
Noi occidentali, naturalmente, denunciavamo a gran voce questa
terrificante tirannia. "La liberta'! - gridavamo a gran voce - L'essere
umano sia libero nel mondo!". Magari ci credevamo veramente. Fatto sta
che questa speranza di potersi muovere, questa liberta', furono
esattamente cio' che butto' giu' il muro. Nessuno, in Albania o in
Russia, voleva votare per Berlusconi o Bush. Volevano semplicemente
essere liberi. Andare dove volessero, senza muri. Noi li abbiamo
applauditi, e gli abbiamo dato ragione. I muri, adesso, non ci sono
piu'? Molti piu' albanesi - e russi e ucraini e rumeni e polacchi -
sono stati uccisi dai nostri muri di quanti ne siano stati uccisi dai
muri "comunisti". Lo stato italiano, con le sue assurde e incivili
leggi contro la libera emigrazione, ha fatto molte piu' vittime di
quante ne avesse fatto l'Albania comunista. Ma l'economia, ma la
delinquenza, ma la lega...
Decidete una volta per tutte se volete essere "comunisti" o
occidentali. Se volete fare i "comunisti", allora mettete i lager per i
violatori di muri e per i "capitalisti borghesi". Se volete fare gli
occidentali, allora mettete la liberta' - ma per tutti. E' comodo
essere "occidentali" coi banchieri della Parmalat, e "comunisti" coi
lavoratori che chiedono la liberta' di espatriare.
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Cronaca. Padova. Durante un controllo di routine (quello porta a porta
nelle abitazioni degli extracomunitari), alle ore 3 del mattino il
giorno 8 gennaio u.s. il nigeriano Sulaiman Olanipekun Usman veniva
fermato per un controllo dalla Polizia la quale, nonostante lo stesso
fosse in possesso di un regolare Visto Turistico valido fino al 24
gennaio, portava il malcapitato al Centro di temporanea accoglienza di
Ponte Galeria a Roma in attesa di rispedirlo in Nigeria. Il 14 gennaio
il Giudice di rito confermava il fermo. Ora, a prescindere dalla
validita' o meno del fermo, la legge prevede che un eventuale ricorso
avverso possa essere presentato solo in Cassazione per cui questa
persona, giunta in Italia per turismo, se vorra' far valere i suoi
diritti si dovra' sobbarcare la spesa non indifferente per farsi
difendere da un avvocato cassazionista; la legge Turco Napolitano
infatti qui prevede il ricorso solo in Cassazione. I tre gradi di
giudizio in Italia sono previsti per mafia, omicidio, bancarotta
fraudolenta, ma non per gli immigrati espulsi. Ora gli extracomunitari
sono avvisati: prima di venire in Italia come turisti (salvo che non
siano i figli di Gheddafi) dovranno fare una polizza di assicurazione
che copra l'eventualita' di espulsione. (r.c.)
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Rudy Colongo wrote:
< Sarei davvero cretino se chiedessi un Robin Hood? Insomma, diciamoci
la verita'. L'opposizione non esiste in italia. Ormai siamo ai
giochetti delle tre carte, al "vengo anch"io, no tu no". Ed intanto la
destra al governo ha blindato il sistema... Sappiamo tutti che per
smontare l'intreccio delle leggi pro Berlusconi ci vorrebbero almeno
tre anni di legislatura forte, una maggioranza parlamentare compatta ed
interessata al ristabilimento del dettato costituzionale. Lui, il mio
robin hood, comparirebbe nella bruma ostile del conflitto d'interesse
per mettere fine ai maneggi dell'imbelle Silvio senza terra e questi
finirebbe, finalmente, nella stessa cella dello sceriffo di Parma, per
falso in bilancio.
Non sono il solo a sentire il bisogno, enorme compulsivo, di avere un
supereroe che mi dia una mano. Alla base della democrazia parlamentare
vi e' proprio la delega, da parte dei Cittadini, del proprio destino
nelle mani di un gruppo di eletti (nel senso piu' ampio del termine).
Pero' gli eletti (nel senso piu' stretto del termine) non sono affatto
all'altezza delle nostre attese. Figurarsi poi quando di voto non se ne
parla nemmeno, come nel caso di milioni di persone in Italia. In
effetti, se i cittadini italiani vivono male in fondo il loro destino
se lo sono scelto loro.
Noi, minoranze etniche, noi immigrati, extracomunitari, binghi-bonghi,
quelli da rinchiudere nei democratici centri di permanenza inventati
dalla Turco e da Napolitano, non abbiamo eletto ne' questa maggioranza
delle bombe su Kabul e Bagdad ne' quest'opposizione delle bombe sulla
Serbia e della bicamerale.
A Roma a fine dicembre si votera' il consigliere aggiunto senza potere
di voto (l'immigrato!). In fondo, essere privati dei diritti civili,
con buona pace delle vostre destre e sinistre, ci consente di chiamarci
fuori. Noi non abbiamo nessuna colpa. Anzi, e' tutta colpa vostra >
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Maurizio Pittau wrote:
< Caro R., ho letto su Clarence il tuo articolo "La meglio gioventu'.
Il ricordo di Giuseppe Fava'". Ho notato che nella storia dei Siciliani
non hai ricordato una sua interessante appendice: "L'Alba. Giornale
popolare dei giovani" di cui eri direttore. Lo dico perche' io ne
facevo parte e per me e' stata una fondamentale esperienza.
Non ricordo bene tutto quello che accadde. Avevo credo 17 anni quando
lessi sul televideo due righe con un indirizzo che annunciavano la
nascita del giornale. Io non sapevo un accidenti dei Siciliani ma ero
pieno di curiosita' e voglia di descrivere e denunciare le cose del
mondo e mi misi in contatto. In breve dal mio paesino divenni il
contatto dalla provincia di Nuoro e dalla Sardegna. Ricordo che in uno
dei primi numeri venne pubblicato un mio articolo di denuncia sulla
situazione delle carceri in Sardegna che avevo scritta con una lettera
22. Questo tre anni prima che in Italia si accendessero le luci sulla
infame situazione dei detenuti italiani. Mi ricordo che ci fu un
incontro tra i vari contatti d'Italia presso il lago di Bracciano.
Ricordo un ragazzo catanese che amava parlare difficile e una ragazza
romana stupefatta che non fossi comunista visto come scrivevo. Mi
ricordo del tuo arrivo insieme ad un altro giornalista di Avvenimenti,
Michele Gambino forse. Mi ricordo che avevi un vecchio e maleodorante
cappello.
Quando andai all'universita' invasi mense, facolta' e biblioteche di
annunci e creai un gruppo di una ventina di studenti: la redazione
sarda dell'Alba. Scrivemmo dozzine di articoli su volontariato
internazionale, sette religiose, teppismo, salvaguardia ambientale.
Ricordo l'accoglienza nelle scuole occupate che visitavamo con il
giornale sotto braccio. L'Alba poi mori'. Non ricordo come. Non ricordo
perche'. So solo che avevo ancora tanta voglia di scrivere, ma non
avendo padrini essendo solo figlio di maestri come Giuseppe Fava capivo
che il giornalismo non era la mia strada. O almeno non il giornalismo
che avevo idealizzato. Dopo ho fatto teatro politico, volontariato
internazionale, formazione nonviolenta. Ho viaggiato tanto ho scritto
un paio di libri e mi sono laureato in economia. Ora ho 30 anni e il
mondo voglio cambiarlo non solo con le parole. Lavoro con
organizzazioni internazionali. Opero per lo piu' all'estero, ma quando
sono in Italia aggiorno il mio sito www.utopie.it il cui motto e' "Il
possibile non verrebbe mai raggiunto se nel mondo non si ritentasse
sempre l'impossibile".
E' quello che credevo a 17 anni quando scrissi una lettera che iniziava
piu' o meno cosi': "Cari amici dell'Alba, ho voglio di mettermi in
azione. Posso collaborare con voi?". Era l'inizio della mia "meglio
gioventu'" >
* * *
Caro Maurizio, certo che mi ricordo di te; ho ancora il tuo telefono di
allora. L'Alba sorse nei primi anni '90 ma non come appendice dei
Siciliani, bensi' di Avvenimenti (dove allora lavoravo). Il modello era
sempre quello di SicilianiGiovani, di cui fu praticamente un'estensione
sul piano nazionale (ma con input nuovi, come la Pantera). Io ne ero
"direttore", come dici tu, solo perche' firmavo; ma il giornale in
realta' era autogestito dai ragazzi, e con risultati molto brillanti (a
Bari, ad esempio, fu il primo a ricostruire con molti anni d'anticipo i
retroscena del Petruzzelli). Come SicilianiGiovani, era un mix fra
scuola, associazionismo e giornale; ebbe una funzione in quegli anni
come modello di movimento "politico" ma non partitico direttamente
espresso dalla societa' civile; un modello, io credo, che e'
attualissimo di questi tempi e andrebbe studiato attentamente e se
possibile ripreso.
Come SicilianiGiovani, l'Alba formo' diversi ottimi giornalisti; ma,
piu' ancora, formo' parecchi militanti civili, "politici" ma non
settari, efficienti ma senza autoritarismo e gerarchie. Moltissimi di
loro sono ancora "in funzione", come te, nei piu' diversi settori e nei
piu' vari luoghi del mondo. Nessuno di loro, che io sappia, ha mai
tradito: e questo, scientificamente, e' un bel contrasto coi grandi
"rivoluzionari" della mia generazione (Lotta Continua, ecc.) che invece
ritroviamo, vent'anni dopo, servi di Berlusconi. Non sei il primo a
scrivermi: da quando c'e' la Catena, sono molti i "ragazzi dell'Alba"
che si son fatti sentire per raccontarmi quel che stavano facendo dopo
tanto tempo - e ti assicuro che tutti stavano facendo qualcosa. "Sono
orgoglioso di voi" non rende abbastanza l'idea; in realta', mi aspetto
tutto da voi, ora che siete autonomi, e penso che prima o poi il mondo
lo cambierete.
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marconibbio@libero.it wrote:

< Frassa chappa lai
strisce ne guardai
stacci stufi dagai
altari pitti buch!
ardentra arppassati
orpe orpe scarti
stacci stendo stuoi
strolla la molla
smortrati sdruigatori
diafani stornellano
nel vastre vostre coopratato
rullirono rombranti
spaccelliando zimbrellate
le mordelle spallazzate
in gergale sublime
stuff staff ognato
grufo' sticco pacco
occhi prodenti
fuochi ardenti
sticco' l'altere
attrafolando >

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