Catena di Sanlibero

Catena di SanLibero n. 185

30 giugno 2003
Riccardo Orioles (Giornalista antimafia)


I pupi. "Prendi marrano!", "Mori, traituri!", "A ttia, Ganu di
Maganza!" e giu' gran colpi di scimitarra e draghinassa, fra gli
applausi entusiasti e gl'incitamenti degli spettatori: "Forza,
Rinaldo!", "Ammutta, Ferrau'!". "Cannonate in pancia!", "Ci avete fatto
perdere le elezioni!". "Dai, Umberto!", "Forza, Giancarlo!".
Appassionante spettacolo che pero' a un certo punto, come tutti gli
spettacoli, finisce: un'ultima riverenza al pubblico, e via nello
scatolone del puparo. E anche il buon Bossi, tirato l'ultimo colpo di
durlindana e sbraitato l'ultimo "cane infedele", s'inchina e rientra
docilmente nello scatolone.
Non pensatene troppo male, poveruomo. A lui, in realta', degli
immigrati non gliene frega proprio niente, ne' in bene ne' in male;
solo che c'era bisogno d'un po' di spettacolo a tinte forti, per
distogliere l'attenzione dal lodo Ciampi e dalla scandalosa assoluzione
dei potenti. Dopodiche', l'amnistiato si mette in posa e comincia a
declamare dal balcone "Me padrone d'Italia! Me padrone d'Europa!
Italianiiiii!". E cosi' il signor B. sbarco' in Europa.
* * *
Della vecchia Dc si puo' dire tutto il male che si vuole: camorristi a
Palermo, ladroni a Roma - ma come politica estera, bisogna lasciarli
stare. D'un paese che aveva fatto sette guerre in un secolo, era
riuscita a fare una potenza pacifica rispettata da tutti. Di una
nazione non grandissima, sconfitta in guerra, famosa per giri di valzer
e tradimenti, uno dei tre pilastri su cui sorgeva l'Europa. L'Italia
non e' sempre stata il paese dei telefonini: c'e' stato un momento in
cui eravamo una specie d'Iraq bombardato, con le macerie al nord e la
fame nera al sud. "Italian fascists", ci chiamavano, o - i piu'
benevoli - "macaroni'" o "mandolini".
La prima volta che questa Italia ando' all'estero, a un dibattito
pubblico europeo, il nostro rappresentante era un signore occhialuto
alto e magro, abiti decorosi, sorriso raro. Attraverso' la sala -
quando tocco' a lui prendere la parola - fra sguardi compassionevoli e
sorrisini. "Mr Digaspery of Aitaly!". "So bene - comincio' - che tutto
in questa sala, esclusa la vostra personale cortesia, ci e' contro. Ma
noi italiani...". E parlo'. Parlo' dell'Italia povera ma coraggiosa,
delle guerre subite e della pace sperata, delle macerie che gia' -
senza aspettare nessuno - stavamo rimuovendo. Parlava sempre piu'
piano, eppero' ascoltato da tutti, perche' il silenzio era grande,
mentre - per bocca del suo leader - nella sala passavano le sofferenze
e i meriti, gli errori e i doni di tutto un popolo. Che ritornava
adesso a parlare - dopo un buio di tanti anni - con tutti gli altri:
senza piu' imporre niente a nessuno, senza piu' imperi, ma con una sua
profonda civilissima dignita'.
Infine De Gasperi tacque, raccolse lentamente le carte e si avvio' per
uscire: al suo passaggio, tutti i delegati - americani, francesi,
inglesi, canadesi e tutti gli altri - si alzavano l'un dopo l'altro in
piedi, in segno di rispetto; dietro di lui usci' la piccola delegazione
italiana, composta da democristiani, liberali, azionisti, socialisti e
comunisti. Da quel momento l'Italia torno' ad essere un paese d'Europa.
Insieme - ed alla pari - con i francesi e i tedeschi fu anzi la prima a
dire che bisognava unire l'Europa.
* * *
E ora, nel momento in cui finalmente l'Europa cresce economicamente e
fa politica, fa fronte all'impero impazzito, prepara forze armate
comuni - nel momento in cui, dal punto di vista nazionale, c'era da
raccogliere il frutto di cinquant'anni di semina coerente e faticosa -
ecco che arriva un brianzolo qualunque e strilla: "Tenetevi la vostra
Europa, scemi! Noi vogliamo essere 'mmericani!". Gli altri naturalmente
lo guardano con un sorriso gentile, e si dividono tranquillamente la
parte nostra. Vabbe'. D'altronde, non sanno nemmeno se gli abbiamo
mandato una persona onesta o un ladro a rappresentarci fra loro;
abbiamo fatto una legge apposta per abolire ogni possibilita' di
saperlo e loro educatamente "Ah si'? Beh, se da voi si usa cosi'...".

linarena@yahoo.it wrote:
< Noto che lei nutre una grande nostalgia per il comunismo predicato
sul manifesto dal compagno Pintor. Ebbene, le chiedo, mi vuole spiegare
di quale tipo di comunismo si tratta? E' per caso un comunismo che mira
al mutamento radicale della societa' e quindi dei rapporti di
produzione oppure e' solo una definizione che serve a coprire con una
patina di tristezza e di desiderio i discorsi dei reduci del Pci? >
* * *
Cara Lina,
eh, Lei mi fa una domanda da nulla! Bisognerebbe essere un politico per
risponderLe; io sono un compagno si', ma tutto sommato non granche'
come militante. Vediamo un po'.
- Lei, Orioles, e' communista?
- Si'! Al duecento per cento! Bandiera rossa e falcemmartello!
- Bene: e come penserebbe di risolvere i problemi di oggi in base al
suo communismo? Che ricetta di Marx o Lenin vorrebbe Lei applicare?
- Beh... non so, io manderei via Berlusconi...
- Si', ma per questo non c'e' mica bisogno di essere communisti! Mi
scusi, anche Scalfari e Prodi vogliono mandar via Berlusconi.
- Voglio... voglio la pace fra i popoli! E basta guerre! Non c'e'
petrolio che valga un solo morto ammazzato!
- E questo lo dice il papa. Insomma, mi dica qualcosa proprio di
communista...
- Nazionalizzare... la Fiat?
- Questo e' Cossiga. Il Ds non e' d'accordo.
- Grunt. Insomma, lei cerca il pelo nell'uovo!
- No, vorrei solo capire che cos'e' il communismo oggi. Sinceramente.
- Sincerita' per sincerita', non ne ho la piu' pallida idea. Io ho
conosciuto vecchi sindacalisti, militanti antimafia, partigiani...
Avevano lottato contro i "padroni", contro i boss del paese, contro le
Ss... Non so per che cosa lottassero a favore. Erano uomini buoni
comunque, questo glielo assicuro. Onesti, non egoisti, benevolenti.
- Si', ma politicamente? Insomma, che ricetta ci darebbero ora?
- Mah... Loro volevano abolire i mali della *loro* societa'. La
conoscevano bene. Andavano a piedi, loro, mica in mercedes come questi
di ora. Non so: mettere un gruppo di ingegneri e operai al posto della
famiglia Agnelli: tanto, peggio di com'e' finita non poteva andare.
- Cosi' lei chi metterebbe a gestire, che so io, la Microsoft?
- Va bene, mi arrendo. Non lo so.
- Eh eh...
- Aspetti a ridacchiare. Non c'e' nulla di male a non sapere le cose:
purche' non diventi vizio. Io non le so perche' sono vecchio, e la mia
societa' ormai e' sparita. Mica lei va da Garibaldi a chiedergli che
cosa pensa della Fiat! Quello e' garibaldino, si occupa di borboni,
italie unite e roba del genere. A ognuno il suo tempo.
- E allora perche' non se ne va ai giardinetti, invece di far finta di
sapere la politica?
- Ma io *sono* ai giardinetti! E non sapere la politica e' gia' una
conoscenza molto importante. Non creda che gli altri, quelli che ci
governano (o "opposizionano" a modo loro) ne sappiano tanto piu' di me.
Solo che io lo dico. E inoltre so *perche'* sono ignorante. Non e'
colpa mia. E' la Storia!
- Cioe'?
- Vede, ogni volta che cambia il mondo (ed e' cambiato, sa? Lo lasci
dire a me: una volta le ragazze mi sorridevano in tutt'altra maniera)
tutti cerchiamo istintivamente di non accorgercene: applichiamo le
ricette vecchie, e tiriamo avanti. Come se Garibaldi avesse detto
"Avanti, aboliamo la tirannia di Nerone". Invece, prenda Che Guevara...
- Ah si', e perche' non Fidel Castro?
- Perche' Castro ha vinto, s'e' affidato al potere, ha fatto cose
giuste e sbagliate, e adesso ha molto poco da insegnarci. I tempi.
Invece Che Guevara no. Lui ha perso, e' morto ai confini del mondo per
rivoluzionare quattro contadini e neanche c'e' riuscito... pero' e'
sempre uno di noi. Voleva bene alla gente, cercava di fare qualcosa per
gli altri e su questo ci puntava la sua unica vita. Gli bruciava.
Oppure Spartaco. O Peppino Impastato. Oppure Tindaro La Rosa, che era
il capo dei communisti del mio paese quando io ero ragazzo.
Diversissimi fra di loro, pero' con una cosa grande in comune: non si
facevano i cazzi loro.
- E insomma, ricette concrete niente?
- No: sarei presuntuoso. Piuttosto, direzioni in cui cercare. L'ultima
volta che e' cambiato il mondo, e' stato quando hanno inventato la
macchina a vapore. Difatti i compagni allora non solo facevano gli
scioperi, ma anche si mettevano in cooperativa e cercavano di
impiantare una trebbiatrice meccanica, tutti insieme. Tutt'e due le
cose erano socialismo, non solamente una. Ora ci sono i computer, c'e'
l'internet, ci sono tutte queste belle cose... Oh, ma ci deve pensare
Lei che e' giovane, a farsi il suo communismo, mica glielo debbo fare
io!
- Ma io non voglio fare il communismo!
- E allora usi un'altra parola: che importanza ha? Sapesse quante ne
abbiamo cambiate di parole, in tutte queste migliaia di anni! Mica
Spartaco votava per rifondazione o i Ds. Si trovi una bella parola, e
usi quella. Anzi, dia retta a me: non ci pensi poi tanto, alle parole.
Pensi alle cose.
- Allora niente bandiera rossa? Io al balcone mica ci ho messo quella!
- Nooo! Non toccatemela! Parlo per me, s'intende: per me vuol dire un
sacco di cose, e non credo che ne farei a meno. Per voi... beh, quella
che avete adesso non e' male. Ha un sacco di colori, mica uno solo,
mette allegria. La vede l'ultima striscia in basso, quella bella rossa?
Beh, quella e' la mia. Pero' ci sta bene con le altre, mica bisogna
prendersi solo quella.

Alessandro Madeddu officina_antagonista@katamail.com > wrote:
< Come di certo sapra', nonostante il disinteresse dei quotidiani e
delle reti nazionali, la Sardegna e' stata scelta, con decisione
unilaterale delle autorita' centrali, come sede di stoccaggio del
materiale radioattivo proveniente dalle dismesse centrali nucleari
italiane. I responsabili esecutivi del piano, ossia i militari e la
Sogin, hanno una deroga della presidenza del consiglio su 21 fra leggi
della repubblica, decreti ministeriali, regolamenti ambientali ecc; in
sostanza, possono fare quello che vogliono senza renderne conto a
nessuno - tanto meno a noi Sardi che in questa faccenda siamo i diretti
interessati... >
* * *
Parli di communisti, e subito spuntano i sardi. Non ho mai capito che
relazione c'e' fra queste due razze di gente strana, ma che ci sia e'
un fatto. I sardi, comunque, sono molto incazzati per questa faccenda
della pattumiera nucleare il venerdi' protesteranno in tutta Europa:
alle 20.30 del 4 luglio, in qualunque citta' d'Italia o d'Europa si
trovino in quel momento - la proposta e' del "Circolo dei Sardi" - i
sardi si stenderanno in terra per dieci minuti, in silenzio totale: "in
modo che tutti vedano che presto potremmo essere uccisi".
Aderisco alla protesta (cosa non semplice, dati i miei reumatismi) come
isolano di un'altra isola, che spesso invidia ai sardi la loro
silenziosa ironia e la loro immensa dignita'. Ma dove mettere i rifiuti
nucleari? Beh, proporrei due luoghi. Il primo ad Agrigento, esattamente
dentro i Templi. L'unica maniera per convincere i (selvaggi) indigeni a
tener giu' le mani da essi e a non costruirci ville attorno. Il secondo
a Treviso: dopo un po' comincerebbero a nascere trevisani verdi a
pallini blu e sarebbe oltremodo educativo, per gl'indigeni, abituarsi a
convivere con concittadini di diverso colore.

Destra e sinestra. Una delle maggiori conquiste del governo D'Alema fu
l'istituzione del Bingo. La destra, appena ha potuto, ha risposto con
dei circoli ricreativi denominati Sale Tombola. I binghisti accusano i
tombolisti di fargli concorrenza sleale. I tombolisti rispondono che la
tombola fa parte dell'identita' nazionale. Il Bingo, in effetti, evoca
new economy, Andy Capp, Blair, plastiche, signore tatchereggianti. La
tombola, Storace che festeggia il sindaco di Fregene con vino e
porchetta all'abbacchio. "Non a caso e nella misura in cui", come si
diceva una volta, il binghismo e' stato l'approdo finale dei ragazzi
della "new left" dalemiana. Di destra, ricordo invece una bellissima
"tombola del camerata" annunciata sui muri di un paesino etneo qualche
anno fa. Insomma, fra bingo e tombola non c'e' buon sangue. Alla fine,
tuttavia, statisticamente, il cinquantun per cento delle giocate va a
finire sempre sul vecchio caro Lotto democristiano.

Centro. Il presidente della Sicilia Cuffaro indagato per concorso
esterno associazione mafiosa (tramite un altro politico che faceva
affaari col boss di Brancaccio Guttadauro). Apriti cielo! Come si
permette la magistratura? Ecc. ecc. (Fra gli ecc. una vibrante
dichiarazione di solidarieta' dal presidente della camera Casini, il
"berlusconiano buono" su cui tutti contiamo per ristabilire la
legalita' in Italia).

Soldi 1. Condannato a tre anni Maurizio Raggio per i soldi all'estero
(clandestini) dei socialisti di Craxi. Il tutto alla chetichella. Poche
righe sui giornali e nemmeno su tutti; nessuno ha ricordato
nell'occasione il misterioso "suicidio" della contessa Vacca, avvenuto
due anni fa e ormai del tutto dimenticato.

Soldi 2. Il nuovo padrone della Fiat, Umberto Agnelli, gira l'Italia
esponendo i piani di rilancio della Fiat. Certo la situazione e'
difficile, ma alla fine ce la faremo. L'orgoglio italiano, i sacrifici,
lacrime e sangue, non mollare. Alla fine il pubblico applaude commosso.
Nei giorni scorsi s'e' tenuta l'assemblea della Giovanni Agnelli & C,
la holding di famiglia che raggruppa - sul modello saudita - tutti i
cugini, cognati, parenti ecc. del clan Agnelli fino alla settima
generazione e che controlla a scatole cinesi la Fiat e tutto il resto.
La Giovanni Agnelli & C. ha chiuso l'anno con un utile di cinquantuno
milioni di euri, una liquidita' impressionante, un patrimonio di 738
milioni di euri e una posizione finanziaria netta del +52,4 per cento.
Beh, con tutti questi soldi - penserete voi - non dovrebbero esserci
problemi a risollevare la Fiat, orgoglio italiano ecc. ecc. Col cavolo:
i soci si sono divisi fra loro (come dividendo) 15,6 milioni di euro,
hanno incamerato il resto, e quanto alla Fiat... alla fine
dell'assemblea si sono alzati in pedi, si sono rivolti verso il
Lingotto, hanno osservato un minuto di silenzio e poi, mentre il piu'
anziano dava il regolamentare grido "Azionistiiii!", tutti come un sol
uomo hanno fatto il gesto dell'ombrello.

Articolo 18. America. Scende dal camion, consegna il carico di
Coca-cola e finalmente puo' andare al bar a farsi una Pepsi. Lo viene a
sapere la Coca-cola, e lo fa licenziare in tronco.

Telefonini. Con tre anni di ritardo, arriva in Italia (grazie a un
accordo fra Wind e Docomo) la tecnologia giapponese dell'i-mode. Di che
si tratta? Autocitazione della "Catena" del 24 novembre 2000:
< I-mode e' uno standard giapponese, analogo al nostro Wap ma molto
piu' efficiente e veloce, che permette di mandare e ricevere e-mail,
andare sui newsgroups, fare operazioni di e-commerce e connettersi ad
un certo numero di siti predisposti. Si basa su una versione compatta
dell'Html che consente di modificare rapidamente i siti esistenti per
renderli raggiungibili col telefonino (con Wap invece bisogna
riscrivere radicalmente l'intero sito). La prossima versione dovrebbe
essere addirittura in grado di utilizzare applet Java e quindi di
gestire video e giochi interattivi. In Giappone, I-mode ha raggiunto
venti milioni di utenti, scavalcando ogni altro sistema di connessione
all'internet via telefonino >
Come mai in Italia solo ora? Perche' era troppo semplice e costava
poco; niente di paragonabile con i colossali profitti dell'Umts, che
fra apparecchiature e riantennizzazione del territorio prometteva di
essere la Mecca delle compagnie telefoniche. Per un paio d'anni, affari
multimiliardari (non tutti limpidi: vedi Blu) e grandi discorsi; poi
l'hanno di fatto abbandonato alla chetichella.
Ma dove vanno a finire tutti i soldi che si fanno coi telefonini? Boh
Tronchetti Provera ha appena finito di comprare la Ap.Biscom, l'agenzia
propagandata anni addietro come la Cnn italiana e che invece ha
floppato senza concludere niente. I (pochi) giornali che danno la
notizia evitano di aggiungere il particolare che a fondare e dirigere
l'agenzia, ai tempi della new economy, era stata l'attuale presidente
Rai Lucia Annunziata. Qual e' stato il valore professionale di questa
esperienza giornalistica della Annunziata? Esattamente un euro: la
somma (simbolica) per cui alla fine l'ha acquistata Tronchetti.

Spot. Gli insegnanti e studenti dell'Universita' di Baghdad, che
scavano a mani nude tra le rovine della loro biblioteca. I
bombardamenti ("intelligenti"?) su tutte le scuole di Bagdad. Quel
fotografo freelance, laureato, in medicina, che a un certo punto posa
la macchina fotografica e si mette ad aiutare i medici sotto le bombe.
Quella professoressa di architettura che, prima di fuggire verso il
deserto, ferma un reporter e gli regala (perche' almeno non vada
perduto) il progetto di parco per i bambini a cui lavorava da tanti
anni... La televisione non ha mai parlato di tutte queste cose. Le ha
raccolte un giornalista indipendente, Roberto di Nunzio, per Indymedia.
Adesso sono diventate un libro.
Scheda: Roberto Di Nunzio, "Corrispondenze da Baghdad", 7 euri,
Falsariga edizioni, via Indipendenza 14, La Spezia, 0187.24183,
falsa_riga@yahoo.it .

un lettore (di "Specchio dei Tempi") wrote:
< Il fatto che siano stati pretesi 306 euri per il trattamento di una
gattina, senza smaltimento, e' di per se' sconvolgente. Mia moglie ed
io ne abbiamo spesi 80 per un cane di grossa taglia, compreso
smaltimento. La lettrice che ha raccontato il fatto, sempre che questa
tariffa non comprendesse anche prestazioni collaterali precedenti la
soppressione, avrebbe dovuto opporsi prima di pagare >

Francesco Mantero wrote:
< Chi ha qualche annetto come me e da qualche annetto milita
nell'ambientalismo ha sentito parlare di "alterazione del clima" da
gas-serra e di "buco di ozono" sin dai primi anni ''70, per esempio
nelle pubblicazioni del "Club di Roma". Il meccanismo che abbiamo
determinato per rispondere a questi gravissimi problemi e' quanto di
piu' perverso si possa immaginare. "Mucillagini" nell'Adriatico? Non si
aumento' il numero o l'efficienza dei depuratori, bensi' il numero
delle piscine per evitare i bagni in mare. Clima intollerabile in
citta'? Condizionatori per tutti! Se buttano fuori casa il calore e
mandano in tilt la produzione energetica non ci riguarda. In bus si
soffoca? Tutti in auto... "condizionata"! L'acqua si fa scarsa?
Captiamo le ultime sorgenti e scaviamo pozzi sempre piu' profondi. I
rifiuti ci soffocano? Bruciamoli nei "termovalorizzatori" (neologismo
rassicurante per i vecchi inceneritori) che fanno tanto bene
all'atmosfera. Gli insetti si moltiplicano per il dissesto ecologico e
la tropicalizzazione del clima? Decuplichiamo la distribuzione di
insetticidi. Desertificazioni su scala globale, ondate migratorie di
"emigranti da crisi ecologica", guerre per l'acqua e per la terra: e
poi parliamo di lotta al terrorismo. Si puo' immaginare un terrorismo
piu' feroce di quello di una parte del mondo che per i suoi sprechi e i
suoi lussi condanna a morte un pianeta intero? >

toni_i wrote:
< Sono contrario alla galera per Previti: e' una persona che va
recuperata alla societa'. Lavoro manuale in una comunita' in cui capire
il senso della cooperazione operaia. Dopo un decennio passato nel
Sulcis potrebbe alla fine diventare anche lui una persona per bene >

Claudia wrote:
< È da tanto che leggo questa e-zine, a volte di fretta e a volte con
piu' attenzione - a seconda della forza che mi resta alla sera! Il
contenuto non c'entra. - Mi e' venuta una curiosita': chi la scrive?
Una sola persona? Un gruppo? Chi e'/ chi sono? Come gli e' venuto in
mente? Come fa a restare sempre aggiornato/i su un mare di cose con
continuita'? E chi e' Giuseppe Fava? Grazie, Claudia >
* * *
Giuseppe Pintus wrote:
< Ma si puo' sapere chi cazzo sei? Non voglio piu' ricevere i tuoi
messaggi se non mi dici chi sei e che cavolo fai nella vita... >
* * *
Accontentato: ho cinquant'anni, sono un giornalista professionista -
abbastanza bravo: vent'anni di antimafia - e da tempo non trovo lavoro
perche' mi rifiuto di tradire i lettori vendendogli panzane e/o
ipocrisie. Sono di sinistra ma, come avrai capito leggendo la Catena,
non chiudo affatto gli occhi sulle cazzate fatte da essa. Cerco cioe',
come giornalista, di vedere i due lati di ogni faccenda: quando non ci
riesco non e' per malafede. Pubblico piu' facilmente le lettere di
critica che quelle di lode (che peraltro mi fanno piacere perche' sono
vanitoso). Credo nel buon senso degli esseri umani e penso che forse
qualcosa delle cose che scrivo contribuira' a far crescere piu' umano
qualche ragazzo. Non ho altri obiettivi e non ho fini ne' politici ne'
d'altro. Giuseppe Fava era il mio Direttore ai tempi dei Siciliani, un
bellissimo giornale che si faceva in Sicilia al tempo in cui la Sicilia
c'era ancora.

AntonellaConsoli libera@libera.it > wrote:

Compagni di viaggio

< Prendero' Baudelaire tra
le mani, poi Matisse
e poi Tolstoi e poi
la nera terra
avro' qualcosa nelle mani
nella mia breve traversata >

* * *

Partenza

< Le grandi valigie degli uomini
le piccole mani dei bimbi
le rotaie con chiazze d'olio
a terra acqua di fontanella
io parto >

* * *

La resa dei conti

< La resa dei conti
non perdona i capricci
e allora dimmi
a che cosa servono gli Dei >

* * *

Per la chiara A

< Per la chiara A voglio una nuvola
e un gufo per compare U
per l'allegra I un vestito d'arlecchino
e per la O meravigliata un grande cielo
la E da brava mediatrice brillera'
negli occhi dell'onesto rigattiere
e una L gentile la prendera' per mano >

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