Catena di Sanlibero

Catena di SanLibero n. 265

4 gennaio 2005
Riccardo Orioles (giornalista antimafia)

"E' la natura il nemico, altro che madre: per lei siamo solo formiche
da schiacciare. Uniamoci contro di lei, viviamo meglio; guardiamo la
verita' in faccia, dignitosamente, cercando di aiutarci a vicenda. E
non facciamo cazzate come dichiararci guerre fra di noi. Siamo seri!".
Va bene, lui (vedi in fondo) l'ha detto meglio, ma la sostanza e'
questa. Cerchiamo, almeno quest'anno, di diventare tutti quanti un po'
piu' razzisti - razza umana. L'unica cosa vera, l'unica che ci sarebbe
anche senza televisione. Tutte le altre - religioni, razze, imperi,
ideologie - sono solo sogni di malati.
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Sicilia e siciliani. La citta' piu' di merda d'Italia? Messina. Su
centotre' capoluoghi italiani e' quello in cui si vive peggio, si
fatica di piu' a tirare avanti, c'e' meno divertimento, civilta' e
cultura, si scappa appena si puo' verso lidi migliori. Messina,
naturalmente, e' in Sicilia. Naturalmente, perche' in questa triste
classifica noi siciliani siamo i campioni. Messina al centotre',
Catania al novantanove, Palermo al centouno.
Colpa della miseria? Niente affatto. Citta' molto piu' povere
(Campobasso, Matera, Oristano, Chieti: monti agri e brulli, altro che
Conca d'oro) in una generazione si sono evolute, si sono civilizzate, e
adesso godono di un moderato benessere a meta' classifica. Sono in
Europa. La Sicilia sta indietro, quasi col terzo mondo. Sprofonda ogni
anno di piu' nella semi-barbarie e nel sottosviluppo.
* * *
Fra tutte le regioni meridionali, la Sicilia e' probabilmente la piu'
ricca, o almeno la piu' dotate di risorse. Ha ottima terra agricola,
attorno a Palermo e Catania (in Calabria la terra fertile e' di pochi
centimetri appena). Ha acqua in abbondanza, torrenti e fiumi (in Puglia
si riusci' a portare un acquedotto solo a fine ottocento). E' sul
Mediterraneo e domina, come Singapore, le rotte di uno Stretto
(l'Abruzzo, in fondo all'Adriatico, non ha praticamente porti). Ha
industrie modernissime, leader nel mondo, come i cantieri Rodriguez a
Messina o la St a Catania (in Sardegna non hanno niente). E' una delle
regioni piu' popolose e grandi (la piccola Basilicata non si vede
nemmeno). Ha una tradizione letteraria terrificante (meta' degli
scrittori italiani sono siciliani). Ha un'autonomia quasi totale, che
Bossi non se la sogna nanche quando s'ubriaca. Ha avuto valanghe di
soldi dall'Europa, dalla Germania, dall'America, da Roma, dal nord, dal
Mezzogiorno, da tutti. Ha avuto politici d'importanza nazionale, e in
questo momento l'Italia e' governata da una maggioranza basata su
sessantun deputati siciliani. Cos'altro? Il sole, il mare, le opere
d'arte, i templi greci? Oppure i suoi pubblici servitori, i centoventi
giudici, giornalisti, sindacalisti e funzionari che dal '48 in poi
hanno versato senza esitare le loro vite per la Sicilia? Nessun altro
paese al mondo ha avuto tanto. Nessun altro paese e' cosi' in basso.
* * *
La colpa e' dei politici? Forse. Ma e' fin troppo facile dare la colpa
a loro. C'e' la democrazia, in Sicilia. Possiamo scegliere. Ma
scegliamo i peggiori. La mafia, allora? Certamente. La mafia, dovunque
esiste, tira al fondo. Ma l'avevamo quasi sconfitta, la mafia, negli
anni Ottanta e Novanta: una generazione di ragazzini democratici e due
dozzine di giudici senza paura avevano, a forza e sangue, quasi fatto
il miracolo, senza aspettarsi nulla dai governi. Ma alla fine il popolo
siciliano, democraticamente interpellato, decreto': "No! Noi vogliamo
la mafia! Giu' le mani!".
* * *
In tutti i popoli grandi, antichi e infelici - i russi, i polacchi, i
siciliani, gli irlandesi - c'e' sempre stata una classe di uomini che,
in mezzo alla corruzione e al buio piu' profondi, s'assunsero tuttavia
il compito di preservare l'anima della nazione. Tolstoi e Swift
scrissero in mezzo all'ingiustizia e al degrado piu' totali, senza
potere, soli. Eppure non rinunciarono mai ad essere orgogliosamente e
combattivamente russi e irlandesi. La vasta saggezza anarchica dei
mugiki, l'indomita ironia dei Celti, sopravvissero grazie a loro. Essi
si sentivano responsabili verso i loro popoli, non verso i palazzi. Non
si piegarono mai ne' ad adulare potenti ne' a scrivere male: svolsero
la loro funzione con consapevolezza e orgoglio, diventando dunque gli
esempi di tutta una generazione da cui, in tempi migliori, venne poi la
ricostruzione generale. Questa classe, con qualche prosopopea, si
defini' l'intelligentsia - gli "intellettuali" - e copre in realta' un
arco vastissimo, dal famoso scrittore all'operaio evoluto, passando per
l'universita', l'insegnamento, il giornalismo, il dibattito tanto nei
bar quanto negli atenei.
Ecco: in Sicilia e' esattamente questa classe, quella che ha tradito.
E' questa che bisogna ricostruire, a partire dai giovani. E' questa che
va disprezzata senza indulgenza - i giornalisti siciliani, i politici
siciliani, i baroni accademici siciliani - e additata pedagogicamente
al pubblico disprezzo. Si puo' provare compassione per il piccolo
delinquente, il "moschillo" della camorra, il killer mafioso
(proveniente magari da quartieri miserrimi, Scampia o Palma di
Montechiaro); ma non per gli intellettuali traditori.
* * *
A Messina, il principale centro di potere fu per moltissimi anni (fra
cosche e logge) l'universita'. Ebbene, quando uno studente coraggioso,
un ragazzo, denuncio' questo fatto fu intimidito e isolato non solo dai
mafiosi espliciti, dalla destra, ma anche da intellettuali "di
sinistra". Taluno dei quali, come il professor Centorrino, viene oggi
portato dai colpevolmente ingenui compagni siciliani a modello non solo
di governo alternativo ma altresi' di "movimento". A Catania il
monopolio dell'informazione (degno del Cile di Pinochet o della Russia
di Putin) ha fra i suoi quadri non solo gl'incolti e rozzi giornalisti
"di destra" ma anche quelli, ben piu' sofisticati e indispensabili, "di
sinistra". A Palermo, coloro ai quali il popolo aveva dato fiducia per
la rivoluzione ci misero esattamente due anni prima di dividersi e
neutralizzarsi a vicenda per puerili ambizioni personali. Tutto cio',
all'inizio di un anno nuovo, va chiarito, va scritto e andrebbe anzi
scolpito a martellate su tavole di bronzo.
* * *
Tutto si puo' dire in Sicilia oggi, tranne che manchi la chiarezza.
Decine di episodi precisi, piccoli e grandi, spalancano gli occhi ai
ciechi e le orecchie ai sordi. In aula, il pentito del racket (Fedele
Battaglia a Palermo, per esempio) ritratta tutto e fa scena muta.
"Nenti saccio". Per strada, colui che distribuisce volantini contro la
mafia viene aggredito e preso a cazzotti dal cognato del politico
mafioso. La tivvu' siciliana, il giorno dopo, non intervista
l'aggredito bensi', ossequiosamente e in ginocchio, il politico
"calunniato", don Toto' Vasa-Vasa.
A Mazara, i bravi pescatori della "Don Ciccio" - quelli che trovarono
il famosissimo bronzo prassiteliano del Satiro, e che lo portarono
immediatamente al museo, invece di venderlo ai mercanti clandestini -
hanno passato il Natale incatenati a un palo per protesta, poiche'
nessuna Regione e nessuno Stato ha ancora versato loro il compenso che
meritavano per il rinvenimento. A Portopalo, invece, i pescatori che
aiutarono il giornalista Bellu a rivelare la tragedia dei trecento
emigranti annegati si tengono lontani dal paese per non essere linciati
"per aver parlato male del paese", come a momenti stava capitando allo
stesso Bellu ad opera dell'incivile popolazione locale.
A Palermo, uno dei massimi manager della Regione - Vincenzo Paradiso,
di Comunione e Liberazione - viene indagato dalla Procura non per un
imbroglio o un intrallazzo qualunque, ma per l'assassinio del giudice
Borsellino. A Cinisi, i cinquemila abitanti chiudono porte e finestre,
in segno di assoluta estraneita', al passaggio del funerale di Felicia
Impastato: tutti quanti mafiosi dal primo all'ultimo, degni d'esser
trattati coi metodi di Mori. A Catania, "pacifisti" e "sinistra"
affidano allegramente il comune al manganellatore di Napoli, il
repubblichino Bianco: la citta', che ospita una delle piu' tremende
basi americane, Sigonella, verra' affidata al piu' filoamericano dei
politici siciliani, colui che contesto' perfino Craxi per essersi
opposto alla Delta Force proprio a Sigonella.
Cio' detto, perche' meravigliarsi per i regali che da Roma arrivano,
belli infiocchettati, per Cosa Nostra? Via i soldi per l'antimafia,
niente macchine per la polizia, niente piu' protezione ai testimoni,
chiudere le sedi (vedi Agrigento) della Direzione Investigativa
Antimafia, difendere Dell'Utri e "amici" e anzi fargli le leggi
apposta. Ultima ciliegina sulla torta, l'abolizione dello stesso reato
di concorso esterno in associazione mafiosa, che era esattamente il
centro dell'elaborazione giuridica antimafiosa, voluto da Chinnici, da
Falcone, da dalla Chiesa, da La Torre e Borsellino e disperatamente
contrastato - allora invano - da Carnevale, da Iannuzzi, dal Giornale
di Sicilia e da tutti gli altri ingredienti del sistema.
Con profondo - certo, casuale - senso dell'arte la proposta di
abolizione della legge antimafia non viene affidata a un ex
democristiano governativo, ne' a qualche ex comunista comprato da
Berlusconi: no, l'ordine e' raffinato e preciso, ad abolire la legge
per la quale i nostri morti hanno lottato dev'essere un uomo d'ordine,
un tradizionalista, uno che nei comizi cita Borsellino. E' un senatore
di An, Luigi Bobbio, quello che ha dovuto aprire la bocca per dire
"aboliamo la legge di Falcone e Borsellino".
* * *
Pensate: i due amici giudici che per curiosita' s'avvicinano al comizio
in cui fra un tricolore e l'altro gli ex fascisti, ora ministri della
Repubblica, concionano di giustizia e di governo. Folla che applaude,
parole rotonde, ovazioni. Giovanni, che e' sempre stato uno scettico,
li guarda da lontano appoggiato al muro; ma Paolo, che da ragazzo era
nel Fuan, si avvicina sorridendo e incuriosito. "La giustizia? L'ordine
pubblico? Bene, e come pensate...". "Ma lei chi e'?". "Non mi
riconosci? Sono Paolo Borsellino!". "Ah, tu sei Borsellino?". Sciaff!
Un ceffone. "Tu sei quello che voleva il concorso esterno, eh?
Prendi!". Sciaff! Un altro schiaffo.
Per fortuna il servizio d'ordine s'interpone. "Calma camerati calma!
Non accettiamo le provocazioni! State calmi! Sono solo due communisti
che vogliono provocare!". Cosi' i due si allontanano senza ulteriori
minacce, con Paolo piu' silenzioso del solito, le dita del camerata
ministro che ancora gli bruciano sulla faccia. "Dai, sono politici, non
te la prendere - fa sospirando, dopo un minuto, Giovanni - Politici.
Che ti aspettavi? Dai, ti accendo una sigaretta".
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Titolo d'apertura del Sole-24Ore (giornale della Confindustria) il 27
dicembre 2004:
"L'ONDA LUNGA DEI LISTINI".
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segreteria@circoloafrica.org wrote:
< E' assai difficile trovare le parole per esprimere il dolore, lo
sgomento e l'abisso emotivo in cui siamo precipitati a seguito delle

incessanti notizie provenienti dall'Asia in queste drammatiche ore.
Come facciamo ad augurarci Buon anno? E con quale spirito affronteremo
il capodanno ormai imminente? Quello che sta concludendosi e' un anno
che non poteva terminare peggio. Siamo comunque uomini e donne di
speranza. Volgendo lo sguardo all'orizzonte non possiamo non
immaginarci ancora una volta nello sforzo di erigere un anno migliore
di quello terminato >
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toto' wrote:
< Un anno fa nasceva la Rete Antirazzista Siciliana. E' vero, il
battesimo lo ha avuto poi, durante le giornate della Cap Anamur, ma e'
stato un anno fa a Trapani che si e' iniziato a pensare ad un progetto
di coordinamento tra le realta' che in Sicilia si occupano di
immigrazione. Ora e' passato un anno. Un anno intenso. Difficile,
pesante, a volte angosciante, ma spesso anche entusiasmante ed
incredibilmente ricco. E penso a tutto cio' che e' successo quest'anno,
alle sconfitte e alle vittorie, all'amaro che resta in bocca ed ai
sassolini che ci siamo tolti. E penso a tutte le persone che sono state
presenti, a quelle che ci hanno supportato, a chi ci segue da
lontano... ed in fondo anche a chi ci vuole male. Penso a tutti i
ragazzi di Agrigento e Messina, ai ragazzi di Licata e quelli di
Ragusa, a quelli di Caltanissetta, Catania, Trapani e... anche tutti i
Palermitani. Penso alle ore passate in macchina, alle notti in
bianco... Penso a tutto cio' che c'e' toccato vedere... Penso a
Lampedusa, a Pian dal Lago, al Vulpitta, a San Benedetto, a Ragusa e a
Siracusa... Penso anche ai cortei, alla manifestazione di Roma e a
quell'incredibile treno... Penso a chi e' rimasto con noi in Italia e
ora cammina con noi, e a chi non e' piu' in Italia, e a chi non e' piu'
tra noi. Infine penso che domani ci rivedremo di nuovo tutti a Trapani,
e mi piace pensare che non sia la fine di un anno, ma l'inizio di uno
nuovo >
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Giancarlo wrote:
< in questi giorni ho riletto alcune cose tra le piu' varie che
trascrivo qui sotto:
Luigi Berlinguer: " se i giovani si organizzano, si impadroniscono di
ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non
c'e' scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e
sull'ingiustizia".
Don Lorenzo Milani : "le leggi vanno onorate se sono la forza del
debole; altrimenti bisogna avere il coraggio di dire ai giovani che
l'obbedienza non e' piu' una virtu', ma la piu' subdola delle
tentazioni e che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di
tutto".
Ennio Flaiano: "Il fascismo conviene agli italiani perche' e' nella
loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi e
rassicura la loro inferiorita'. Il fascismo e' demagogico ma
patronale, retorico, xenofobo, sempre pronto a indicare negli altri le
cause della sua impotenza o sconfitta. Il fascismo e' lirico,
gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre. Non ama la
solitudine, non ama l'amore, ma il possesso, non ha senso religioso, ma
vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l'ascesa al
potere..." >
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Cartoline per un amico.
I post che seguono sono tratti dalla maillist di Enzo Baldoni che i
suoi amici continuano a tenere aperta per la comunita' dei suoi amici.

Info: Franco Gialdinelli
* * *
< Buon Natale a chi aspetta che le cose cambino e a chi se ne frega
perche' tanto prima o poi qualcuno fara' qualcosa. Buon Natale a Enzo
che riposi in pace, lontano da chi non si e' preoccupato mai per lui,
neanche quando non aveva piu' la vita.
Pino
* * *
L'energia di quello che lui ha fatto mi ha aiutato in alcune scelte di
questo ultimo periodo. Spero che quell'energia, unita alla mia, ritorni
ai suoi cari.
Donatella
* * *
Nella speranza che a qualcosa serva lo sforzo che nel suo piccolo
ciascuno di noi fa.
Luca
* * *
Mi fa sempre compagnia la tua foto, sbracato sul letto al telefono. So
che sei contento di essere arrivato per primo, lassu', e ci stai
preparando un reportage formidabile. So che ci leggi e ci senti,
perche' hai le antenne finissime di sempre e di lassu' si gode ampia
prospettiva. E' stato tutto cosi' in fretta e mi lasci a meta' di tante
cose, che volevo dirti, che continuo a dirti in silenzio, sicuro che tu
sentirai. Ci manchi, ma ci sei, oh se ci sei perbacco.
lo zio Henri
* * *
Resterai per sempre un punto di riferimento per tutti noi. Buon natale
a tutti, nonostante tutto
Lo
* * *
Ciao Enzone, non potrai leggere questa mail stavolta, come facevi le
volte scorse. Ci si faceva gli auguri e si scriveva un bilancio di come
fosse andato l'anno. Nel 2004 due grandi eventi sono successi, uno di
grande gioia e uno di grande dolore: La nascita di mia figlia Giulia -
la tua morte. Sai, ti vedo ogni tanto alla tv, non ho ancora realizzato
che non ci sei piu'... per me ci sei sempre stato e ci sei ancora. E'
proprio vero che le persone restano in vita se le conserviamo nel
nostro cuore.
Marzia
* * *
Un caro augurio a tutta la famiglia Baldoni da parte mia e della mia
Famiglia
Bruno Barbon - Treviso
* * *
E' bellissimo vedere com'e' ancora frequentata la mailing list di Enzo,
anche dopo tutti questi mesi. Buon Natale a tutti, specialmente alla
famiglia di quell'eccezionale reporter che era Enzo Baldoni, che mi ha
guidato e continua a guidarmi sulla strada del giornalismo.
Mattia
* * *
Buontempo a tutti i componenti della lista. Evviva Enzo!!!
Salvatore
* * *
Enzo, come le due Simone, sono state fiammelle di speranza di pace e
serenita' per tutti. Spero che il loro esempio si espanda a macchia
d'olio e serva a dare serenita' e pace ad Enzo, alla sua famiglia e a
tutti noi. Un augurio di pace per il 2005 a tutti ed in particolare a
Giusy, Gabriella e Guido
Paolo
* * *
E' il cuore che parla e oggi il mio vorrei farlo urlare. Buon Natale
Enzo e a tutte le persone che gli vogliono bene
Lucia
* * *
Al suo modo di intendere le cose, alla sua ricerca del sorriso, al suo
senso critico, ai suoi difetti, in alto il bicchiere, il suo ricordo
sara' dentro di me, anche quando le voci degli altri avranno smesso di
parlarne.
Lionello Borean
* * *
Non festeggio il Natale, per credo personale, ma mi sento di fare a
tutti un augurio vero: che il futuro possa essere governato dal buon
senso, dalla solidarieta', dalla comprensione, dalla positivita'. A chi
crede: Buon Natale; a chi non crede: buone feste; a chi pensa:
ricordiamoci di Enzo; a chi sente: non c'e' bisogno di dire nulla. Un
abbraccio a Giusy, Gabriella e Guido.
Eugenio
* * *
Davvvero, Enzo: mi manchi. Inventa qualcosa.
Beps
* * *
Mi resta la simpatia, le lettere e le indicazioni su come vivere. A
Giusi, Guido e Gabriella un saluto caro
Drucchia
* * *
Per me Enzo e' presente e lo sara' sempre. Un affettuoso abbraccio a
tutta la famiglia Baldoni
Stef
* * *
Posso unirmi a questo toccante girotondo con la mia piccola luce?
Grazie a tutti voi per questa pace e questa serenita' nel ricordare un
grande uomo, che ancora e' cosi' presente in tante belle persone.
Questa e' la sua magia, come quando era nel mondo fisicamente.
Cecilia
* * *
Le ultime parole: non gli importava di morire perche' in fondo facciamo
parte tutti di un gigantesco minestrone cosmico. Non mi piacciono le
certezze predigerite e date in pasto dalle varie religioni...
preferisco pensare con leggerezza a una tua presenza impalpabile ma che
c'e' e vedo che e' sentita da tanti.
Paola
* * *
Ho pensato subito che questo "A chi" e' il ritratto di Enzo, cara
balena che ci manchi tanto! la mando in giro con un forte abbraccio a
tutti i coraggiosi Baldoni
Tiziana >
* * *
A
chi
ama
dormire
ma si sveglia
sempre di buon
umore. A chi saluta
ancora con un bacio. A
chi lavora molto e si diverte di
piu'. A chi va in fretta in auto, ma
non suona ai semafori. A chi arriva
in ritardo ma non cerca scuse. A chi spegne
la televisione per fare due chiacchiere. A chi e'
felice il doppio quando fa a meta'. A chi si alza presto
per aiutare un amico. A chi ha l'entusiasmo di un bambino
ma pensieri da uomo maturo. A chi vede nero solo quando e' buio.
________________________________________
giacomo wrote:

< ...tutti fra se' confederati estima
gli uomini, e tutti abbraccia
con vero amor, porgendo
valida e pronta ed aspettando aita
negli alterni perigli e nelle angosce
della guerra comune... >

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