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Zanotelli: «Nemmeno un euro per chi muore di fame»

24 ottobre 2010
Umberto De Giovannangeli
Fonte: L'Unità

Una vergogna ma non una sorpresa. Perché la cancellazione del debito al “paradiso fiscale” di Antigua è l’ennesima riprova di quali siano il connotato fondante della politica estera italiana: una politica di affarismi. A denunciarlo è Padre Alex Zanotelli, tra le figure più rappresentative del pacifismo italiano. «Se c’era un Paese a cui il debito doveva essere subito cancellato - rimarca Padre Zanotelli - quel Paese era Haiti. Invece abbiamo aspettato il terremoto per farlo». Quello di Zanotelli è un lucido, appassionato, argomentato j’accuse: «L’Italia - dice a l’Unità - disatteso gli impegni che si era assunto nell’ambito del Global Fund. Non abbiamo dato nulla, nulla...Ciò significa che abbiamo condannato a morte milioni di persone. Pensiamo solo all’Aids: solo in Africa ci sono 38 milioni di malati terminali. Per loro non abbiamo fatto nulla. Per Antigua invece...». Di fronte a questo scempio di diritti, di dignità, di vita, vale quanto Alex Zanotelli afferma nel suo «Libro alla vita» (EMI): «Dalle favelas del Brasile alle baraccopoli di Nairobi è il grido dei poveri che ci spinge a parlare. È la loro sete di vita che ci spinge a denunciare questo sistema di morte...È fondamentale il recupero della rabbia, dell’indignazione per l’assurdità in cui viviamo...». Il debito cancellato al paradiso fiscale caro al Cavaliere è parte di questa «assurdità».

L’Italia, maglia nera per le inadempienze in campo internazionale, nel 2004, ha cancellato la quasi totalità del debito estero del «paradiso fiscale» di Antigua ...
«Questa è una bruttissima storia, una vergogna...Ma è l’intera storia del debito ad essere gravissima. Nel 2000 il Parlamento, all’unanimità, decise la remissione del debito estero ai Paesi poveri. Dopo 10 anni di quel proposito se ne è realizzato nemmeno il 50%. Altro che Antigua: il debito andava rimesso soprattutto a quei Paesi su cui pesava maggiormente. A chi per pagare il debito non realizzava scuole, ospedali, infrastrutture, servizi sociali...Se c’era un Paese a cui il debito doveva essere subito cancellato, quel Paese era Haiti. Invece abbiamo aspettato il terremoto per farlo...».

Di cosa è paradigmatica la vicenda del debito che l’allora governo Berlusconi III decise di cancellare quasi al 90%?

«Questa brutta storia rivela quali siano le priorità della politica estera italiana. Noi non abbiamo più fondi per la cooperazione, l’Italia ha dato la priorità verso i Paesi impoveriti non alla cooperazione ma al business. L’imperativo è fare affari. È una politica estera di affarismi....A proposito di scelte vergognose: quella di Antigua non è la sola...».

Quale altra vergogna andrebbe rimarcata?

«Penso al sostegno che l’Italia sta dando al regime eritreo, un regime ferocemente dittatoriale. Nonostante le denunce di tutte le più importanti associazioni umanitarie, l’Italia continua a fare affari con un Paese come l’Eritrea. In politica estera siamo andati di male in peggio. Non a caso si chiama ministero degli “Affari” esteri...».

Cos’altro denunciare?
«L’elenco sarebbe lunghissimo. Ma c’è una cosa che va gridata alta e forte. Su cui andrebbe praticato il diritto-dovere all’indignazione: l’Italia ha disatteso gli impegni che si era assunto nell’ambito del Global Fund. Non abbiamo dato nulla, nulla...Ciò significa che abbiamo condannato a morte milioni di persone. Pensiamo solo all’Aids: solo in Africa ci sono 38 milioni di malati terminali. Per loro non abbiamo fatto nulla. Per Antigua invece...»

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