Latina

In crescita gli omicidi ai danni degli afrobrasiliani

Razzismo e violenza in Brasile

Dalla Mapa da Violência 2012 emerge un quadro preoccupante
2 dicembre 2012
David Lifodi

“Mapa da Violência 2012: a Cor dos Homicídios no Brasil” è il rapporto divulgato alcuni giorni fa dal Centro Brasileiro de Estudos Latino-Americanos (Cebela), dalla Faculdade Latino-Americana de Ciências Sociais (Flacso) e dalla Secretaria de Políticas de Igualdade Racial (Seppir), che hanno analizzato e comparato gli omicidi tra i giovani bianchi e gli afrobrasiliani tra il 2002 e il 2010 in Brasile. I dati emersi sono preoccupanti: gli assassinii compiuti ai danni della popolazione nera sono in crescente aumento.

La società brasiliana presenta forti disuguaglianze di classe a cui si sommano discriminazioni di carattere razziale o comunque etnico. Il Comitê Contra o Genocídio da Juventude Negra da tempo denuncia la crescita degli omicidi degli afrobrasiliani, commessi soprattutto dalla polizia militare nelle sterminate periferie urbane delle metropoli brasiliane. Poco tempo prima che fosse resa pubblica la “Mapa da Violência 2012”, il Comitê Contra o Genocídio da Juventude Negra aveva lanciato una campagna contro le violenze della polizia militare verso i giovani di colore. La mapa mostra con chiarezza che i neri hanno molte più possibilità di essere uccisi rispetto ai bianchi, un dato inquietante in un paese come il Brasile, dove la metà della popolazione dichiara una discendenza di origine africana. Non è un caso che, non più di due settimane fa, il Brasile avesse ospitato l’Encontro Ibero-Americano do Ano Internacional do Afrodiscendentes per dibattere sui diritti dei giovani afrodiscendenti in tutto il continente, dalla partecipazione politica alle questioni sociali, culturali ed economiche. La situazione più grave è stata riscontrata in otto stati, dove gli omicidi commessi nei confronti degli afrobrasiliani superano la soglia dei cento ogni centomila abitanti. È allarme rosso in Alagoas, Espírito Santo, Bahía, Pará, Paraíba, Pernambuco, Mato Grosso e Distrito Federal. Alcuni dati esemplificativi della situazione: a Maceió, capitale dell’Alagoas, il tasso di omicidi tra i giovani neri è dodici volte più alto rispetto a quello di tutto il Brasile, nello stato di Paraíba per ogni bianco assassinato muoiono diciannove neri. In generale, sottolinea il professor Julio Jacobo Waiselfisz  (tra i principali curatori della mappa),dal 2002 al 2010, il periodo analizzato dagli studiosi che hanno lavorato al dossier, la mortalità selettiva dei neri è passata dal 71,7% al 153,9%. L’aumento della violenza nei confronti degli afrobrasiliani ha un’origine non solo razziale, ma anche implicazioni di carattere sociale e politico. In Brasile almeno otto milioni di giovani neri né studiano né lavorano, esclusi da un sistema che tende a marginalizzarli in quanto poveri e ad escluderli dai diritti di cittadinanza attiva. Per buona parte della popolazione afrobrasiliana, che vive sotto la soglia della povertà, le migliori condizioni di vita rappresentano un miraggio, così come le opportunità di accesso alle università, allo sport, alla cultura, ai diritti civili e sociali. La lotta contro il razzismo, che pure in Brasile ha fatto registrare dei significativi passi avanti in alcuni campi, non è riuscita a fermare una violenza omicida che rappresenta una delle maggiori piaghe per il gigante dell’America Latina. Inoltre, sono almeno due i paradossi in un paese dove le violenze ai danni dei giovani neri sono in costante aumento. Il primo è di carattere storico: fa male parlare di razzismo nel paese di Jorge Amado, che ha descritto il meticciato brasiliano nei suoi romanzi, e dove ogni anno si celebra la giornata della “coscienza negra” dedicata a Zumbi, lo schiavo che alla fine del Seicento dette vita al Quilombo di Palmares, la prima repubblica indipendente del continente latinoamericano, ma, soprattutto, costituita dalla popolazione nera. Il secondo paradosso, invece, è legato alla più stretta attualità. In Brasile non sono presenti conflitti sociali o razziali in maniera dichiarata, quanto, piuttosto, un’esclusione strisciante, non espressa ufficialmente e nemmeno sbandierata a livello istituzionale, ma silenziosa e, non per questo, meno pericolosa. Gli sgomberi violenti delle favelas, dove risiedono le fasce sociali più povere, tra cui buona parte della popolazione nera, si sommano ai mille conflitti di carattere urbano nei quali la polizia militare interviene con la mano dura perché sa di poter godere della più completa impunità. Infine, un altro dato significativo che emerge dalla “Mapa da Violência 2012”: la diminuzione del tasso di omicidi compiuti contro i giovani bianchi indica un diverso approccio nelle strategie di sicurezza messe in atto per proteggere e tutelare la cittadinanza in base al colore della pelle.

Una delle sfide più urgenti che dovrà affrontare il Brasile sarà quella di soppiantare razzismo e discriminazione con la giustizia sociale in un paese caratterizzato da forti disuguaglianze nel segno della convivenza e del rispetto delle diversità. 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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