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La fiducia nella verità

4 marzo 2009
Fonte: Pubblicato su Adista n. 24, 28 febbraio 2009, p. 16; www.adista.it

La fiducia nella verità

Pubblicato su Adista n. 24, 28 febbraio 2009, p. 16; www.adista.it

Possiamo sbagliare, ma non imbrogliare. Mi sta a cuore la fiducia nella verità.
Parola grossa, la verità: diciamo, semplicemente, la verità a noi possibile. La verità dei fatti: le cose come stanno. La verità delle parole, il «dire la verità che hai nel cuore» (salmo 15), ciò che sentiamo vero, non quello che è utile dire. La verità dei principi, dei valori che reggono e fanno bene alla vita, per non smarrirci e farci del male. La verità a cui gran parte dell’umanità dà uno dei tanti nomi di Dio, vita più grande e più viva, vita che dà vita, e termine sempre ulteriore di ogni nostra più genuina aspirazione e sete.
Lasciamo da parte, ora, la verità dei fatti e dei grandi valori. Ci deve stare a cuore la verità delle parole, della comunicazione sociale, che è il respiro della società. Se prevalgono scontri pazzi tra verità di parte – se io dico sempre l’opposto di tutto ciò che dice il mio avversario - o verità fasulle, semplici interessi mascherati da valori solenni, o verità armate per imporsi alle menti, o falsità seducenti per condizionare chi ascolta, allora la società soffoca.
La verità del discorso sociale è più importante della moneta. Vediamo che se circola moneta falsa diventiamo tutti sospetti l’uno all’altro, crolla lo scambio di beni. Se spacciamo parole false, ogni volto può essere traditore, e la società non è un aiuto, ma un pericolo. Se vero e falso valgono lo stesso, tutto è falso. Senza sufficiente fiducia nella parola altrui, anche discutibile, regna la pura forza, la destrezza, l’inganno. Persino la parola sincera non è più creduta. L’aria è avvelenata. Ognuno è solo e spaventato. Solitudine e scetticismo uccidono il rapporto più umano, e dunque lo stesso essere umano. Allora si impone chi gestisce la paura. I maggiori spacciatori di parole false date come facili verità, accusano sempre altri di menzogna, mentre il loro discorso rimbomba come la pubblicità, per lo più illusoria, ingannevole. Se non c’è una verità comune, allora ciascuno vale solo per la forza che ha, e l’unica verità è la violenza.
Per una buona vita della nostra società, abbiamo bisogno che, pur con diversi punti di vista e riferimenti a valori, ci unisca una onesta anche poliedrica verità comune, almeno la regola di rispettarci e convivere senza sopraffarci, e questa regola è la Costituzione vissuta come costume civile; un valore che è sempre un passo oltre le opinioni e gli interessi di ognuno e di ogni parte, in modo che, pur confrontandoci liberamente, abbiamo tutti un punto di convergenza in avanti. Il cuore della Costituzione che ci siamo dati, uscendo dalla tragedia della guerra, è che ogni persona ha uguale dignità, e che la Repubblica, la legge, la politica, hanno il compito primario di togliere le disuguaglianze di fatto che impediscono agli sfavoriti di partecipare e contribuire alla vita comune (articolo 3). Fuori da qui, è la barbarie.
Il primo mezzo per questo lavoro politico di tutti, è la parola, e il primo valore della parola è la sincerità, la verità che vediamo più dell’utile che cerchiamo. Così deve essere la parola quotidiana, e tanto più ogni parola pubblica, sui piccoli o grandi media, e nei luoghi deputati a discutere e decidere le cose di tutti.
Una persona è vera quando è sincera, rispetta e onora gli altri, vive e pratica i valori che ha riconosciuto, sa correggersi nelle azioni e nelle idee. La sua parola, anche correggibile, è credibile, ti dà fiducia. Ma così è anche di un partito, di una guida pubblica, di un politico.
In un suo libro, Luigi Pintor, cita quella domanda di Pilato a Gesù, in latino: quid est veritas? Che cos'è la verità? E ne fa l'anagramma: est vir qui adest. E' la persona che ti sta di fronte. In lei si incarna la possibile verità umana. Questa è una direzione per riflettere e superare uno scetticismo che induce inerzia, e tradimento. In fondo, la verità è l’amore, anche l’amore politico, amore della giustizia, amore per gli altri.

Enrico Peyretti, 2 febbraio 2009

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