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Le Donne nordafricane rivendicano libertà, diritti e dignità

Le rivolte popolari in Tunisia ed Egitto sembrano aver preparato il terreno per un’ondata di attivismo femminile in Africa, con una nuova richiesta di libertà e dignità.
16 agosto 2011
Fatma Naib
Tradotto da Antonella Pegoli per PeaceLink
Fonte: www.newsfromafrica.org - 29 luglio 2011

donne nordafricane

Cairo – Le donne arabe hanno mostrato che le donne possono avere un ruolo importante negli eventi rivoluzionari. In Egitto e Tunisia hanno partecipato alle rivolte popolari per la democrazia. “Le donne hanno contribuito alla rivoluzione al pari degli uomini” afferma Emna Ben Jemaa, professoressa e giornalista tunisina. “Abbiamo preso parte alla protesta nelle strade, senza essere discriminate in alcun modo”.

L’attivismo femminile non è uno sviluppo recente, nota Ms. Jemaa. “Per le donne tunisine, l’indipendenza non è qualcosa che è venuta con la rivoluzione, era già lì”. Prima dell’indipendenza nazionale del 1955, le donne tunisine affrontarono la discriminazione. Erano tenute fuori dalle scuole, era loro vietato farsi visitare da dottori uomini e limitate nella sfera politica. Durante questo periodo le donne tunisine hanno cominciato a combattere per emanciparsi.

Con l’indipendenza il presidente Habib Bourguiba contribuì all’emancipazione delle donne. Un “Codice dello Statuto Personale” adottato nel 1956 diede alle donne diritti senza precedenti, compresi il diritto al voto e ad essere elette al parlamento, a ricevere stipendi uguali a quelli degli uomini, ad avere accesso all’educazione in classi miste e ad avere diritto al divorzio.

Di conseguenza, il movimento femminile in Tunisia è relativamente avanzato rispetto a quelli di altri paesi del Medio Oriente, nota MS. Jemaa. Questo ha aperto la strada verso un maggiore coinvolgimento nella rivoluzione che ha rovesciato il Presidente Zine el-Abidine Ben Ali il 14 Gennaio.

Dopo l’espulsione del Presidente Ali, i membri del partito islamista Nahda precedentemente vietato, sono tornati nel Paese. Al partito sarà concesso di partecipare alle elezioni della Tunisia, ma questo non preoccupa Ms. Jemaa.
“La gente crede che l’Islamismo interferirebbe con i diritti e la libertà delle donne. Ma questo non è necessariamente vero” dice. “Quando l’Islam apparve, le donne lavoravano ed avevano un ruolo attivo nella società. Quindi non capisco perché la gente crede che la presenza del partito dell’Islam politico possa portare all’esclusione delle donne”.

Comunque Ms. Jemaa afferma che c’è il timore di un contraccolpo per la libertà delle donne se il paese sarà governato da un partito religioso. “La gente guarda gli esempi dell’Algeria e dell’Iran. La storia ha confermato che non c’è garanzia che un partito islamico come Nahda assicurerà i diritti delle donne”. Cosi i tunisini devono stare in guardia, conclude.

La rivoluzione in Tunisia ha ispirato il popolo in Egitto il 25 Gennaio a chiedere libertà e dignità. Ma anche prima della rivolta, le operaie industriali avevano organizzato importanti scioperi nel 2007 nella città di Mahallah.

In Egitto le donne rappresentavano dal 40 al 50 % dei dimostranti durante i 18 giorni che hanno rovesciato il Presidente Hosni Mubarak. Con o senza il velo, hanno organizzato barricate, hanno gridato slogan e hanno rischiato la vita. L’idea che gli uomini e le donne dovessero essere diversi fu messa da parte. Nawara Najm, giornalista egiziana e attivista per i diritti umani, ricorda come combatté fianco a fianco con gli uomini. “Quando dovevamo combattere, ho combattuto. Quando dovevamo lanciare pietre, l’ho fatto. Qundo dovevamo gridare slogan, l’ho fatto”.

Il 28 Gennaio, ribattezzato come “il giorno della collera”, lei ed altre donne contribuirono a mobilitare la resistenza. Quando gli scontri con la polizia si intensificarono ed aumentarono le sparatorie, alcuni ragazzi si ritirarono. A quel punto tutte le donne si spinsero in avanti. Quando i nostri compagni rivoluzionari ci videro fare questo, tornarono immediatamente”.

Di quel giorno Ms. Najm conserva anche il ricordo peggiore, quando una persona morì accanto a lei. “Eravamo sul ponte in prossimità del Nilo. Quello che mi fece arrabbiare fu che la sua morte poteva essere evitata, ma non riuscimmo a chiamare l’ambulanza. Provai ad usare il mio telefono, ma le linee erano staccate. Poi lui chiuse gli occhi e io chiesi se stesse dormendo, ma un’altra persona mi disse che era morto”.

Per Ms. Najm la rivoluzione è ancora in corso. “Siamo stati in grado di rovesciare la testa del regime, ma l’intero regime non è ancora stato rovesciato e le nostre richieste chiave non sono state ancora esaudite”

“Non sono così preoccupata che i Fratelli Musulmani abbiano potere politico. Sono un’organizzazione politica che ha gli stessi diritti di ciascun altro. Nessuno può più ostacolare la gente ”.

Salma El Tarzi, regista, è d’accordo con Ms. Najm. “Non appartengo ad alcun partito politico. Per il momento preferisco rimanere neutrale. So che sarò sempre “all’opposizione”, così sono pronta a dimostrare o a combattere”.

Ms. Tarzi è agitata mentre parla di come i soldati sgomberarono Piazza Tahrir il 9 Marzo: “Hanno disperso la folla con violenza e arrestato diversi attivisti, comprese donne che furono sottoposte a test di verginità forzati. Coloro che non superarono il test e che non erano sposate furono accusate di prostituzione”.
Nabila Ramdani, un’analista politica di origini algerine, paragona il ruolo delle donne in Tunisia ed Egitto alla loro situazione durante la guerra di Indipendenza algerina del 1954 – 1962. “Le donne hanno avuto un ruolo importante nella battaglia per l’indipendenza algerina. Hanno innescato bombe e agito come informatrici”. Lei da’ la responsabilità all’insieme di religione, cultura e diritto per lo stato attuale delle cose in Algeria. Ma nella Tunisia del dopo-rivoluzione, aggiunge, la voce delle donne è più alta perché è una società laica, con una distinzione tra religione e la regola della legge.

Ms. Ramdani è ottimista riguardo al futuro, perché le donne si stanno facendo sentire come è evidente nel mondo arabo, compresa l’Arabia Saudita e lo Yemen. In Arabia Saudita, dove alle donne è proibito guidare, diverse donne alla guida hanno pubblicato dei video su internet che le mostrano sfidare il divieto. “Prima era impensabile che le donne potessero sfidare il re”.

Le donne in diverse parti della regione affrontano sfide diverse. Mentre alcune regioni hanno raggiunto molti obiettivi, sembra che le donne nel modo arabo vogliano far sentire la propria voce. Vogliono che siano rispettati i diritti umani fondamentali in società che siano libere e giuste per tutti.

Note: Fatma Naib è corrispondente del network Al Jazeera News.
Tradotto da Antonella Pegoli per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.

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