Pace

Lista Pace

Archivio pubblico

Un motivo in più per dire basta alla guerra nel Levante

La guerra, più dell'ISIS, sta distruggendo i siti archeologici della Siria

I siti antichi nelle aree contese dai ribelli sono più vulnerabili al saccheggio e alla distruzione di quelli nel territorio controllato dall'ISIS.
29 dicembre 2015
Tradotto da Barbara Pozzi
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: Andrew Lawler, National Geographic, "War, More Than ISIS, Is Destroying Syria's Ancient Sites“ - 25 novembre 2015

A 16-century caravanserai in the city of Maaret al-Numan, in an area controlled by opposition forces. Un caravanserraglio del 16° secolo nella città di Maaret al-Numan, in una zona controllata dalle forze di opposizioneU


I video dei militanti dello Stato Islamico che distruggono le statue antiche e fanno saltare in aria i templi classici hanno scioccato il mondo. Ma secondo una nuova analisi delle immagini satellitari da parte degli archeologi americani, questi atti di alto profilo oscurano la portata reale del danno al ricco patrimonio culturale della Siria.

Il team ha esaminato le immagini di 1.450 siti antichi nella nazione in rovina e ha scoperto che uno su quattro è stato danneggiato o saccheggiato durante la guerra civile iniziata nel 2011.

Più della metà di questi siti si trova in zone controllate dai ribelli, seguiti da quelli dominati dalle forze curde. I danni ai siti rivendicati dallo Stato Islamico, noto anche come ISIS o ISIL, rappresentano un quarto della distruzione, con i restanti nelle aree fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad.

"E’ abbastanza evidente che gli episodi complessivi di saccheggio sono molto più alti nelle zone curde e in mano all'opposizione che nel regime siriano o nelle aree dell’ISIL", ha detto
Jesse Casana, Archeologo della Dartmouth University, che sta conducendo l'analisi.

Questa scoperta non dovrebbe sorprendere, dato che il saccheggio tende a prevalere nei luoghi dove manca l’autorità civile, ha detto Casana in una riunione delle
American Schools of Oriental Research di Atlanta all'inizio di questo mese. Le aree contese, come quelle intorno all'antica città di Aleppo, ne hanno sofferto in maniera anche più intensa dei siti sotto controllo dell'ISIS.

Invece, quando il team ha classificato i danni come lievi, moderati o gravi, si è potuto constatare che, per quanto riguarda la categoria di “perdite gravi”, i siti nelle zone controllate dall'ISIS risultavano più numerosi rispetto a quelli in altre parti della Siria. "Questo potrebbe essere letto come prova che il saccheggio è stato più organizzato e potenzialmente metodico da parte dell'Isis in quelle aree" ha aggiunto Casana.
(Ulteriori informazioni su luoghi danneggiati e distrutti dall'ISIS.)

La Siria vanta più di 6.500 luoghi antichi mappati che vanno dagli insediamenti neolitici alle moschee medievali. A rovinarli in modo lieve o moderato è stato soprattutto il caos della guerra, più che le distruzioni per farsi pubblicità praticate dall'Isis. La mancanza di controllo civile incoraggia i gruppi ribelli e anche i singoli individui a scavare in cerca di manufatti da vendere sul mercato internazionale dell'arte. E l'azione militare nelle aree più contestate costituisce una minaccia tra le più gravi per il patrimonio culturale.

Ma anche le truppe governative hanno una (pur minore) parte nelle distruzioni. Ad esempio, i cumuli creati dall'uomo che punteggiano il paesaggio siriano, resti di antichi insediamenti, possono servire come difese strategiche. E difatti, l'équipe di Casana ha potuto monitorare i soldati mentre, col bulldozer, creavano fortificazioni tra questi ruderi in siti come Tell Jifar, zona sotto il controllo del governo siriano. Anche quel sito è stato molto saccheggiato, il che implica l'approvazione o il coinvolgimento di truppe governative in loco.

"Le azioni estreme dell'ISIL hanno portato alla comprensibile indignazione di tutto il mondo", ha detto Casana. "Ma la nostra attenzione sull'ISIL ha portato ad alcuni malintesi circa la portata della catastrofe che ha colpito le antichità nella regione, e su chi ne è responsabile, e quindi sul modo migliore per affrontare il problema."

Elise Laugier
, un'archeologa presso la University of Arkansas che lavora anche sulla valutazione ancora in corso, ha aggiunto che vi sono stati tanti saccheggi in Siria negli ultimi cinque anni quanti si sono verificati nel periodo pluridecennale precedente al conflitto.

Ironicamente, la percentuale di saccheggi effettuati da singoli individui per scopo personale sembra essere più bassa nelle zone controllate dall'ISIS; questo è dovuto al controllo ferreo e al saccheggiato mirato che il gruppo terroristico ha praticato nel nord ed est della Siria. "Hanno un programma che regolamenta i saccheggi e viene punito qualsiasi individuo che tenta di saccheggiare per profitto personale e senza permesso", ha spiegato Casana.

Nel mese di maggio, le forze speciali Usa hanno fatto irruzione in un villaggio nella parte orientale della Siria alla ricerca di un alto funzionario dell'ISIS di nome
Abu Sayyaf. E’ stato ucciso nella sparatoria che ne è seguita, e il team di militari ha potuto recuperare molte reperti – parecchi erano mere repliche – insieme ad un deposito segreto di documenti che ha dimostrato la colpevolezza dell'ISIS nel commercio delle antichità.

Secondo i documenti pubblicati dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Sayyaf era responsabile della divisione antichità del Ministero delle Risorse Naturali dell'ISIS, che sovrintende anche al petrolio. Sayyaf era il funzionario che forniva i permessi ai saccheggiatori all'interno della Siria.

I funzionari dell'ISIS lo hanno confermato nel mese di settembre in una nota dal Comitato Generale. "E’ vietato a qualsiasi fratello dello Stato Islamico scavare in cerca di antichità o dare un permesso a qualsiasi individuo che non abbia un timbro ufficiale."

I titolari dei permessi devono dare il 20 per cento dei loro profitti all'ISIS – una tassa islamica tradizionale sul "bottino di guerra" – altrimenti vengono puniti. Secondo gli appunti raccolti, nei quattro mesi precedenti al mese di aprile, l'ISIS ha ricevuto $265.000 in tasse sulle vendite totali di $1.250.000.

"Questo è solo una fotografia" di un periodo limitato di tempo, ha detto Andrew Keller, un funzionario del Dipartimento di Stato americano che segue i flussi delle entrate finanziarie dell'ISIS. In un discorso lo scorso settembre, egli ha aggiunto che la cifra totale per quel periodo è probabilmente molto più alta, e che l’ISIS "non solo tassa la vendita delle antichità da parte di singoli miliziani, ma conduce attivamente un proprio commercio al fine di garantire il massimo profitto."

Egli stima che l'organizzazione abbia guadagnato diversi milioni di dollari dalla vendita delle antichità a partire dalla metà del 2014, ma l’importo preciso non è nota.

Il governo degli Stati Uniti sta ora cercando di chiudere queste reti di saccheggi, in parte offrendo fino a 5 milioni di dollari per informazioni che contribuiscono in modo significativo all'interruzione del flusso delle antichità dalla Siria, ha detto
Andrew Cohen, un funzionario del Dipartimento di Stato che ha parlato nel corso della riunione ad Atlanta.

Dato che
l'ISIS ha decapitato un archeologo siriano presso il sito classico di Palmira all'inizio di quest'anno, i ricercatori non osano entrare nel territorio sotto il controllo dei terroristi. Questa limitazione rende le immagini satellitari vitali per poter monitorare la crisi.

Mentre la squadra di Casana si accontenta dell'esame delle foto, alcune vecchie più di un anno, altri archeologi ed esperti del patrimonio culturale, che sono intervenuti alla conferenza, si sono lamentati del fatto che essi vengono ostacolati nel tentativo di monitorare la situazione in modo più tempestivo.

"
Chiediamo a gran voce le immagini recenti," ha affermato Scott Branting, direttore di mappatura e integrazione dei dati per le iniziative in materia di patrimonio culturale delle American Schools of Oriental Research.

Egli ha detto che il problema deriva anche dal fatto il Dipartimento della Difesa statunitense mette il patrimonio culturale in fondo al suo elenco delle priorità. "C'è una gerarchia, e le priorità militari ci possono passare davanti."

Egli ha aggiunto che le foto satellitari che il suo gruppo ottiene possono essere spesso vecchie da sei a nove mesi. Anche per gli obiettivi importanti per l'esercito, gli analisti del patrimonio culturale rimangono spesso all'oscuro della situazione attuale. Aleppo, per esempio, è la patria di un souk medievale e di un’ antica cittadella che sono stati al centro dei combattimenti, ma il gruppo di Branting è stato incapace di ottenere le immagini più recenti. "Questo è un grande ostacolo", egli ha aggiunto.

Per superare quest'ostacolo, Branting propone "una serie di satelliti" che si concentrerà esclusivamente sullo scattare fotografie del patrimonio culturale. La navicella spaziale potrebbe essere posta sulla serie dei CubeSat. Questi sono piccoli e possono essere costruiti con componenti standard, e sono popolari tra i ricercatori universitari alla ricerca di un accesso allo spazio a basso costo.

Branting riconosce che il tempo e la raccolta di finanziamenti necessari per costruire e lanciare una serie di satelliti impiegherebbero anni e richiederebbero decine di milioni di dollari, ma sostiene che potrebbero offrire una soluzione a lungo termine per i ricercatori che vogliono monitorare i siti del patrimonio culturale in pericolo su una base regolare.

 

I video dei militanti dello Stato Islamico che distruggono le statue antiche e fanno saltare in aria i templi classici hanno scioccato il mondo. Ma secondo una nuova analisi delle immagini satellitari da parte degli archeologi americani, questi atti di alto profilo oscurano la portata reale del danno al ricco patrimonio culturale della Siria.

Il team ha esaminato le immagini di 1.450 siti antichi nella nazione in rovina e ha scoperto che uno su quattro è stato danneggiato o saccheggiato durante la guerra civile iniziata nel 2011.

Più della metà di questi siti si trova in zone controllate dai ribelli, seguiti da quelli dominati dalle forze curde. I danni ai siti rivendicati dallo Stato Islamico, noto anche come ISIS o ISIL, rappresentano un quarto della distruzione, con i restanti nelle aree fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad.

"E’ abbastanza evidente che gli episodi complessivi di saccheggio sono molto più alti nelle zone curde e in mano all'opposizione che nel regime siriano o nelle aree dell’ISIL", ha detto Jesse Casana, Archeologo della Dartmouth University, che sta conducendo l'analisi.

Questa scoperta non dovrebbe sorprendere, dato che il saccheggio tende a prevalere nei luoghi dove manca l’autorità civile, ha detto Casana in una riunione delle American Schools of Oriental Research di Atlanta all'inizio di questo mese. Le aree contese, come quelle intorno all'antica città di Aleppo, ne hanno sofferto in maniera anche più intensa dei siti sotto controllo dell'ISIS.

Invece, quando il team ha classificato i danni come lievi, moderati o gravi, si è potuto constatare che, per quanto riguarda la categoria di “perdite gravi”, i siti nelle zone controllate dall'ISIS risultavano più numerosi rispetto a quelli in altre parti della Siria. "Questo potrebbe essere letto come prova del saccheggio è stato più organizzato e potenzialmente metodico da parte dell'Isis in quelle aree" ha aggiunto Casana. (Ulteriori informazioni su luoghi danneggiati e distrutti dall'ISIS.)



La Siria vanta più di 6.500 luoghi antichi mappati che vanno dagli insediamenti neolitici alle moschee medievali. A rovinarli in modo lieve o moderato è stato soprattutto il caos della guerra, più che le distruzioni per farsi pubblicità praticate dall'Isis. La mancanza di controllo civile incoraggia i gruppi ribelli e anche i singoli individui a scavare in cerca di manufatti da vendere sul mercato internazionale dell'arte. E l'azione militare nelle aree più contestate costituisce una minaccia tra le più gravi per il patrimonio culturale.

Ma anche le truppe governative hanno una (pur minore) parte nelle distruzioni. Ad esempio, i cumuli creati dall'uomo che punteggiano il paesaggio siriano, resti di antichi insediamenti, possono servire come difese strategiche. E difatti, l'équipe di Casana ha potuto monitorare i soldati mentre, col bulldozer, creavano fortificazioni tra questi ruderi in siti come Tell Jifar, zona sotto il controllo del governo siriano. Anche quel sito è stato molto saccheggiato, il che implica l'approvazione o il coinvolgimento di truppe governative in loco.

"Le azioni estreme dell'ISIL hanno portato alla comprensibile indignazione di tutto il mondo", ha detto Casana. "Ma la nostra attenzione sull'ISIL ha portato ad alcuni malintesi circa la portata della catastrofe che ha colpito le antichità nella regione, e su chi ne è responsabile, e quindi sul modo migliore per affrontare il problema."

Elise Laugier, un'archeologa presso la University of Arkansas che lavora anche sulla valutazione ancora in corso, ha aggiunto che vi sono stati tanti saccheggi in Siria negli ultimi cinque anni quanti si sono verificati nel periodo pluridecennale precedente al conflitto.

Ironicamente, la percentuale più bassa di saccheggi effettuati da singoli individui per scopo personale sembra essere più bassa nelle zone controllate dall'ISIS, dovuto al controllo ferreo e al saccheggiato mirato che il gruppo terroristico ha praticato nel nord ed est della Siria. "Hanno un programma che regolamenta i saccheggi e viene punito qualsiasi individuo che tenta di saccheggiare per profitto personale e senza permesso", ha spiegato Casana.

Nel mese di maggio, le forze speciali Usa hanno fatto irruzione in un villaggio nella parte orientale della Siria alla ricerca di un alto funzionario dell'ISIS di nome Abu Sayyaf. E’ stato ucciso nella sparatoria che ne è seguita, e il team di militari ha potuto recuperare molte reperti – parecchi erano mere repliche – insieme ad un deposito segreto di documenti che ha dimostrato la colpevolezza dell'ISIS nel commercio delle antichità.

Secondo i documenti pubblicati dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Sayyaf era responsabile della divisione antichità del Ministero delle Risorse Naturali dell'ISIS, che sovrintende anche al petrolio. Sayyaf era il funzionario che forniva i permessi ai saccheggiatori all'interno della Siria.

I funzionari dell'ISIS lo hanno confermato nel mese di settembre in una nota dal Comitato Generale. "E’ vietato a qualsiasi fratello dello Stato Islamico scavare in cerca di antichità o dare un permesso a qualsiasi individuo che non abbia un timbro ufficiale."

I titolari dei permessi devono dare il 20 per cento dei loro profitti all'ISIS – una tassa islamica tradizionale sul "bottino di guerra" – altrimenti vengono puniti. Secondo gli appunti raccolti, nei quattro mesi precedenti al mese di aprile, l'ISIS ha ricevuto $265.000 in tasse sulle vendite totali di $1.250.000.

"Questo è solo una fotografia" di un periodo limitato di tempo, ha detto Andrew Keller, un funzionario del Dipartimento di Stato americano che segue i flussi delle entrate finanziarie dell'ISIS. In un discorso lo scorso settembre, egli ha aggiunto che la cifra totale per quel periodo è probabilmente molto più alta, e che l’ISIS "non solo tassa la vendita delle antichità da parte di singoli miliziani, ma conduce attivamente un proprio commercio al fine di garantire il massimo profitto."

Egli stima che l'organizzazione abbia guadagnato diversi milioni di dollari dalla vendita delle antichità a partire dalla metà del 2014, ma l’importo preciso non è nota.

Il governo degli Stati Uniti sta ora cercando di chiudere queste reti di saccheggi, in parte offrendo fino a 5 milioni di dollari per informazioni che contribuiscono in modo significativo all'interruzione del flusso delle antichità dalla Siria, ha detto Andrew Cohen, un funzionario del Dipartimento di Stato che ha parlato nel corso della riunione ad Atlanta.

Dato che l'ISIS ha decapitato un archeologo siriano presso il sito classico di Palmira all'inizio di quest'anno, i ricercatori non osano entrare nel territorio sotto il controllo dei terroristi. Questa limitazione rende le immagini satellitari vitali per poter monitorare la crisi.

Mentre la squadra di Casana si accontenta dell'esame delle foto, alcune vecchie più di un anno, altri archeologi ed esperti del patrimonio culturale, che sono intervenuti alla conferenza, si sono lamentati del fatto che essi vengono ostacolati nel tentativo di monitorare la situazione in modo più tempestivo.

"Chiediamo a gran voce le immagini recenti," ha affermato Scott Branting, direttore di mappatura e integrazione dei dati per le iniziative in materia di patrimonio culturale delle American Schools of Oriental Research.

Egli ha detto che il problema deriva anche dal fatto il Dipartimento della Difesa statunitense mette il patrimonio culturale in fondo al suo elenco delle priorità. "C'è una gerarchia, e le priorità militari ci possono passare davanti."

Egli ha aggiunto che le foto satellitari che il suo gruppo ottiene possono essere spesso vecchie da sei a nove mesi. Anche per gli obiettivi importanti per l'esercito, gli analisti del patrimonio culturale rimangono spesso all'oscuro della situazione attuale. Aleppo, per esempio, è la patria di un souk medievale e di un’ antica cittadella che sono stati al centro dei combattimenti, ma il gruppo di Branting è stato incapace di ottenere le immagini più recenti. "Questo è un grande ostacolo", egli ha aggiunto.

Per superare quest'ostacolo, Branting propone "una serie di satelliti" che si concentrerà esclusivamente sullo scattare fotografie del patrimonio culturale. La navicella spaziale potrebbe essere posta sulla serie dei CubeSat. Questi sono piccoli e possono essere costruiti con componenti standard, e sono popolari tra i ricercatori universitari alla ricerca di un accesso allo spazio a basso costo.

Branting riconosce che il tempo e la raccolta di finanziamenti necessari per costruire e lanciare una serie di satelliti impiegherebbero anni e richiederebbero decine di milioni di dollari, ma sostiene che potrebbero offrire una soluzione a lungo termine per i ricercatori che vogliono monitorare i siti del patrimonio culturale in pericolo su una base regolare.

Note: Originale: http://news.nationalgeographic.com/2015/11/151125-isis-syria-satellite-images-looting-archaeology/
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)