L’uomo ecumenico cuore ospitale


tratto da “grammatica dell’ecumenismo” Giancarlo Bruni, ed Cittadella

L’uomo ecumenico è l’uomo dal cuore ospitale. Il cattolico, l’ortodosso, l’anglicano, il protestante, l’ebreo, l’appartenente ad altra religione o a religione alcuna, l’animale, il fiore , il torrente e l’ignoto lo abitano, dimorano in lui in maniera diversa. Gli eretici e gli scismatici sono fratelli e sorelle, gli stranieri concittadini, gli estranei vicini e ospiti, i nemici amici ritrovati e gli indifferenti presenze di cui aver premura. Al punto di poter dire: “ci siete diventati cari” (2, Ts 2,8), “ Non siete davvero allo stretto in noi” ( 2 Col 6,12), “i vostri servitori” (2 Co 4,5), “i collaboratori della vostra gioia” (2 Co 1,24), nello “sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare l’utile proprio ma quello di molti…“(1 Co 10, 32-33). Al fine di “farvi conoscere l’affetto immenso per voi”(2 Co 2,4).
L’uomo ecumenico si percepisce come terra promessa e come porto franco per ogni creatura, chiunque essa sia. A similitudine dei conventi medievali fuori porta: città rifugio per i cacciati fuori e per i non fatti entrare, spazio cordiale degli indesiderati. A similitudine del monaco e della monaca dell’antica tradizione: “ coloro che – scriveva Macario il Grande- sono stati degni di diventare figli di Dio e di nascere dall’alto, dallo Spirito Santo … piangono e si affliggono per tutto il genere umano, pregano versando lacrime per l’Adamo totale, infiammati quali sono dell’amore spirituale per l’umanità”. In definitiva a immagine di Cristo nel cui vissuto di uomo è stato reso manifesto l’amore concreto del Padre per i vicini e i lontani, per i giusti e per gli ingiusti, per i buoni e per i cattivi, per i santi e per i peccatori, per i giudei, per i samaritani e per i pagani. Nessuno escluso, fino al pianto, fino a morirne. Un’esperienza rivissuta da Paolo. “ mi sono fatto servo di tutti … Giudeo con i Giudei … senza legge con i senza legge … debole con i deboli … per il Vangelo, per diventare partecipe con loro” (1 Co 9,19-23). Partecipe della buona notizia della misericordia di Dio senza confini, misericordia il cui atto di nascita senza ombra è la corce in cui muore ogni immagine caricaturale di Dio e dell’uomo, e in cui nasce il volto di Dio e dell’uomo così come sì incondizionato all’uomo e al cosmo, alla loro vita in abbondanza.

L’uomo ecumenico corpo eloquente

L’uomo ecumenico reso dallo Spirito somigliante al suo Signore è il risvegliato a una singolare intelligenza dl corpo come luogo della visibilità del cuore.
E’ piede verso l’altro come portatore di lieti annunci;
è mano aperta all’altro in una stretta che è segno di un’alleanza nell’amicizia e nella pace;
è braccia pronte a raccogliere il peso ed il dolore dell’altro;
è orecchio per l’ascolto dell’altro immedesimandosi nel suo racconto o mediante l’incontro personale, o per sentito dire o attraverso la lettura che rende presente l’assente;
è bocca che parla all’altro comunicando ciò che brucia dentro. Il dialogo che nasce e che fiorisce nel giardino del cuore diviene narrazione della propria esperienza vitale, diventa emersione e articolazione delle ragioni profonde che danno consistenza, senso e sussistenza all’esistere. Nell’esperienza cristiana tale ragione è la paternità-maternità di Dio che dà forma storica all’uomo libero (Gv 8,32), al figlio-figlia in rapporto a Dio emancipati dalla paura di Dio; al fratello-sorella in rapporto all’uomo emancipati dal far paura e dall’aver paura, e agli eredi in rapporto al futuro emancipati dalla paura e dall’angoscia del nulla.
E ancora l’uomo ecumenico è fronte spaziosa con occhi veggenti e narici di fiuto: “tutto è vostro” (1 Co 3,23), le confessioni cristiane, le religioni del mondo e la modernità - postmodernità, “facendosi tutto a tutti” (1 Co 9,29) in un discernimento secondo lo Spirito che sa vedere e sa fiutare, accogliere e scartare, che sa giudicare: “abbiate sale in voi stessi” (Mc 9,50).
Per cui là dove al fondo di ogni realtà viene concepita la compassione cosmica attiva, la lingua materna comune dell’umanità, lì riposa, forse non ancora conosciuto, quel Dio che Kabasilias definiva come manikos eros, amante folle dell’uomo che scende come luce nell’uomo per deporvi il seme della sua passione per ogni creatura sotto il sole e oltre il sole. Follia scandalosa contemplata su una croce ( 1 Co 1,23) e prolungata dalla carovana degli uomini e delle donne dal cuore ospitale e dal corpo eloquente, la carovana della “giusta compassione” (Eb 5,12) “resa perfetta” (Eb, 5, 8-9) nel gesto dell’assumere “L’infermità dell’uomo” (Eb 4,15) in un amore che guarisce.
L’uomo ecumenico diventa così epifania per il tutto e per il particolare del linguaggio di Dio di tutti e di ciascuno, visibile e leggibile nel suo corpo. Linguaggio che lo Spirito depone nel cuore di ogni vita religiosa e umana, il linguaggio dell’amore.

L’uomo ecumenico tra il limite ed il suo oltre

L’uomo ecumenico creatura dal cuore dilatato e visibile in un corpo consegnato … è altresì nello Spirito creatura del limite dell’oltre. Intendendo per limite non un muro ma una porta aperta, e parlo del limite dato dalla propria circoscritta appartenenza ecclesiale con la sua Scrittura, i suoi sacramenti, le sue professioni di fede, le sue autorità, il suo diritto, i suoi conflitti e le sue organizzazioni.
Alcuni esempi:
- l’uomo ecumenico è sì al limite della Scrittura, ma come via alla Parola. Oltre ogni fondamentalismo e ogni letteralismo.
- L’uomo ecumenico è sì al limite del Sacramento, ma come via all’incontro con il Tu trasfigurante. Oltre ogni ritualismo e oggettivismo magico.
- L’uomo ecumenico è sì al limite della formulazione dogmatica della Verità, ma come freccia indicativa di giusta interpretazione di essa. Oltre ogni riduzione della verità ad una sua formulazione, oltre ogni uso controversistico e non dossologico di essa e oltre ogni pretesa di ritenerla l’unica possibilità di accesso ad una verità che nell’esperienza di fede è sempre un Tu libero di farsi vicino attraverso molti sentieri, quelli della preghiera, dell’esperienza mistica del cuore. Nella consapevolezza che si può essere dottrinalmente ineccepibili e ineccepibilmente atei, nel senso che la “formulazione non costituisce e né sostituisce la conoscenza della verità che rimane un’esperienza vissuta … e non una costruzione teorica”. E al “Benedetto Egli sia” sono più graditi scismatici ed eretici che amano che uomini e donne che giudicano e condannano in nome di una retta formulazione della dottrina. La lettera, quella dei testi religiosi e dei dogmi, uccide se lo Spirito non l’apre al Tu che è amore e vita per lo scismatico, l’eretico e il senza religione alcuna.
- L’uomo ecumenico è sì al limite della legge canonica e civile ma come sabato per l’uomo. Oltre il legalismo che incatena la Parola, che imbriglia lo Spirito e che tarpa le ali e il volo della libertà e della creatività ai figlie alle figlie del vento che soffia in loro.
- L’uomo ecumenico è realisticamente sì al limite del conflitto, ma come risorsa. Oltre le paralisi della relazione. Il conflitto è sempre e comunque indice che vi è una differenza da riconoscere, una distanza da rispettare, un’unità di fondo da ristabilire e un perdono da elargire per una risurrezione dell’amore degli uni verso gli altri. Il perdono non muta ciò che è accaduto, ma lo libera dalla sua cattiva memoria che è la selezione ripetitiva delle offende al fine di conservare in vita l’ostilità con i suoi risentimenti, i suoi sensi di colpa e il suo negarsi all’orizzonte di un futuro diverso.
- L’uomo ecumenico è sì alla passione profetica a vantaggio del povero, del debole e dell’oppresso, è no alla mano armata nei confronti dell’ingiusto oppressore e aggressore mai identificando l’uomo con il suo male, sempre cercando nell’uomo il frammento di luce che lo abita nell’attesa di esservi risvegliato.
- L’uomo ecumenico è sì all’opzione politica a partire dal bisogno degli ultimi, ma oltre l’illusione di imporre per legge le ragioni profonde che determinano il suo agire. La ragioni del vangelo non sono affidabili né a codici costituzionali né ad autorità politiche ma il cuore e l’assemblea dei credenti sono il luogo della loro trascrizione, e il villaggio umano il luogo della loro testimonianza e del loro racconto, senza negarsi alla ricerca con ogni uomo e istituzione di buona volontà di compromessi di alto profilo politico.
- L’uomo ecumenico è sì al limite della autorità ecclesiali, ma come dito che rimanda alla verità del vangelo. Oltre ogni logica di ribellione, di gregariato e di adulazione e oltre ogni timidezza che impedisce la franchezza e la libertà nei confronti di chicchessia a tempo opportuno e importuno.
- L’uomo ecumenico è s’ a limite della propria Chiesa ma oltre ogni confessionalismo. Ed è sì al cristianesimo, ma nella consapevolezza che a ciascuno è data la salvezza non nonostante ma mediante la sua vita religiosa; e altresì “nel riconoscere ad ognuno il diritto di ritenere vera la propria religione e di diffonderla”; e ancora in un dialogo incessante risalendo insieme i sentieri che conducono alla parola unica sottesa a ogni dialetto, il farsi carico del peso dell’altro. Senza privare le vie religiose come le coscienze laiche, salvaguardate nelle loro diversità, della propria peculiare conoscenza del Nome nel quale èn data la conoscenza di ogni nome: padre con viscere materne è il nome di Dio, figlio amato è il nome dell’uomo, fratello-sorella da amare è il nome dell’altro e del cosmo, e vita terna è il nome del futuro. Conoscenza che il Verbo depone come parola di luce al cuore di ogni realtà.
- L’uomo ecumenico è sì incandescente alla terra e ai mondi ma mai schiavo della igura reale di questa terra e di questi mondi. Nella storia sognatore ed indicatore del suo non ancora: “terra nuova e cieli nuovi”. Non ama la terra chi la desidera conservare così com’è, e altresì le Chiese.
- In breve, uomo ecumenico è chi da un lato è consapevole di non essere mai abbastanza lontano dalla grettezza di cuore e dalla ristrettezza di mente, dal fondamentalismo, dal confessionalismo, dal ritualismo, dal legalismo, dal giustizialismo, dall’ideologismo, dal gregariato e dal realismo, e mai abbastanza vicini al Tu che libera da tutto questo donando occhi riflesso del suo sguardo, cuori riflesso del suo amore e piedi riflesso dei suoi passi. Quelli del Cristo.

PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.8.17 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)