Newsletter n. 1/2007

SPECIALE ACQUA

Editoriale Mosaico di pace, gennaio 2007

2007 UN APPELLO A TUTTA LA SOCIETÀ CIVILE: UNIAMOCI SUL TEMA DELL’ACQUA

Alex Zanotelli

Pesa più un litro di acqua che un litro di petrolio: così recita una strana pubblicità sulla stampa italiana. Una strana pubblicità che dimostra che le banche hanno ben capito che l’acqua rappresenta il futuro. Uno dei grandi maghi della finanza americana invita tutti a investire nell’acqua assicurando un profitto netto del 30% sui propri investimenti.

Oggi l’acqua è il cuore di tutto. Dell’economia come della politica. Per questo motivo cittadine e cittadini devono vigilare attentamente su questo bene comune.

Mosaico di pace annuncia di aderire e di non tralasciare alcuno sforzo per sostenere la campagna di raccolta delle firme per una legge di iniziativa popolare dal titolo: Principi per la tutela, il governo, la gestione pubblica delle acque e disposizione della ripubblicizzazione del servizio idrico. Una legge fondamentale che costringerà il Parlamento a dichiarare definitivamente l’acqua bene pubblico. La raccolta di firme proseguirà per sei mesi, sino al 13 giugno.

Occorre mezzo milione di firme! Non mancate dunque, e non esitate a diffondere la notizia

chiedendo informazioni ai locali comitati cittadini!

Perché proprio in questo momento la lotta per l’acqua? Perché senza acqua non si può vivere,

senza petrolio sì: l’essere umano è vissuto per quarantamila anni senza petrolio e tra trenta-quarant’anni forse ne potremo fare a meno. Ma l’acqua non è una risorsa inesauribile.
Solo il 3% di tutta l’acqua del mondo è potabile. Di questa percentuale, il 2% dell’acqua è racchiusa nei ghiacciai, quindi in serio pericolo di fronte al surriscaldamento della terra. Di questo stesso 3%, il 2,70% è usato per l’agricoltura industriale governata dai ricchi del mondo mentre 1 miliardo e 400 milioni di persone non hanno accesso all’acqua.

Secondo l’ONU diverranno 3 miliardi in trent’anni.

Per accaparrarsi la percentuale residua corrono le multinazionali che sanno bene che nei prossimi anni l’effetto serra sarà devastante. Tutti gli scienziati affermano che la temperatura si innalzerà da un minimo di 2 gradi centigradi sino a un massimo di 6 gradi, mentre è sufficiente l’1,5% in più per sciogliere le riserve idriche del pianeta. Le prime 8 multinazionali sono europee e stanno premendo sul Parlamento europeo, sulla Commissione Europea perché l’acqua diventi merce. Faranno la stessa cosa nei confronti del WTO perché venga inclusa nella lista dei servizi.

L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per farne illecito profitto. Pertanto si chiede che rimanga gestita esclusivamente dai Comuni, che hanno da sempre il dovere di garantire la distribuzione per tutti al costo più basso possibile: così afferma in una bella lettera il vescovo di Messina, che unisce la propria voce a quella di mons. Nogaro, vescovo di Caserta e a tante cittadine e cittadini ora in movimento per difendere la nostra Santa Acqua.

Una lotta importante e necessaria che prosegue il percorso di democrazia dal basso messo in moto e che ha condotto il popolo della pace a vittorie e talvolta a sconfitte. Anche laddove governa il centrosinistra non è affatto scontato far passare l’idea e le scelte conseguenti dell’acqua come bene comune: la Regione Toscana ha venduto la propria acqua all’azienda municipalizzata di Roma; in Emilia Romagna il 49% dell’acqua è stato ceduto
a multinazionali e gestito dai privati. Dopo una lunga lotta, a Napoli siamo riusciti a far ritirare la delibera di 136 Comuni limitrofi in cui l’acqua ora è nuovamente pubblica; a Ragusa, gli studenti hanno fatto sì che il presidente della provincia sospendesse la gara d’appalto. Sono piccole vittorie locali, ma molto significative. Ricordiamo con amarezza, in questo contesto, le dimissioni di Riccardo Petrella, presidente dell’Acquedotto Pugliese, a cui va tutto il nostro affetto e la nostra stima, sperando in una risoluzione della situazione attuale. Quella dell’acqua, pertanto, è una questione cruciale che riguarda tutti. Di qui la proposta a tutte le associazioni, alle reti della cooperazione internazionale, ai sindacati, alle organizzazioni di base, alle chiese: pur conservando ciascuno la propria agenda ricca di impegni e di obiettivi preziosi, scelgano tutte il tema dell’acqua come momento comune di mobilitazione per questo 2007.

http://www.mosaicodipace.it

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ACQUA PUBBLICA, CI METTO LA FIRMA


Una Legge d’iniziativa popolare per ri-pubblicizzare l’acqua, bene comune: inizia la raccolta firme per superare la Legge “Galli”. Per sei mesi “banchetti” nelle piazze in tutta Italia.

Mani Tese è membro del Comitato nazionale promotore; i gruppi di Barletta, Bulciago, Cagliari, Castellammare, Firenze, Lucca, Malnate, Mestre, Napoli, San Giuliano Milanese, Siena, Torino partecipano alle attività dei Comitati Territoriali.

In molte città i volontari sono disponibili ad incontrare gli studenti dei vari ordini di scuola per realizzare percorsi didattici sul tema "Acqua bene comune dell'umanità".

Cinquantamila firme: tante ne servono per far arrivare in Parlamento una proposta di Legge d’iniziativa popolare per la ri-pubblicizzazione dell’acqua. Un obiettivo possibile per il movimento italiano per “l’acqua pubblica”: 55 tra associazioni e organizzazioni nazionali, tra cui Mani Tese, e oltre duecento comitati locali, che dal 13 gennaio per sei mesi raccoglieranno firme in tutto il territorio nazionale, dietro lo slogan “Acqua pubblica, ci metto la firma!”.

L’acqua è un diritto, non una merce La proposta di legge, che ha per oggetto i “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”, nasce al termine di un percorso di condivisione, avviato a Cecina in occasione del meeting antirazzista organizzato dall’Arci nell’estate del 2005 e proseguito col primo Forum dei movimenti italiani per l’acqua, che si è tenuto a Roma nel marzo del 2006. Il lancio della campagna è avvenuto a fine novembre a Roma, con una conferenza stampa a cui hanno partecipato – tra le altre – Attac, il Comitato italiano per un contratto mondiale sull’acqua, Mani Tese, Arci, Funzione pubblica-Cgil, Abruzzo social forum, Cobas energia.

Superare la “Galli” “La proposta di legge di iniziativa popolare – afferma Marco Bersani di Attac Italia – nasce dall’esigenza di costruire un nuovo quadro normativo per affermare che l’acqua è un bene comune, il cui accesso ed utilizzo è un diritto umano universale, che pertanto va sottratto alle logiche del mercato e della concorrenza”. È da superare, cioè, la Legge Galli, la legge che dagli anni Novanta regola la gestione del servizio idrico integrato nel nostro Paese. Con il fine di ridurre l’eccessiva frammentazione dei soggetti gestori, la Galli ha di fatto aperto a investitori privati “il mercato” delle ex aziende municipalizzate, i gestori pubblici che fino ad allora avevano garantito a tutti i cittadini l’accesso all’acqua a prezzi contenuti.

Ad oggi, gli effetti negativi di questi processi, in termini di mancata efficienza e aumento nel costo del servizio, sono sotto gli occhi dei cittadini: ciò ha portato – negli anni – a numerose iniziative di mobilitazione. Tra tanti c’è il caso di Aprilia, una cittadina in provincia di Latina dove oltre tremila cittadini hanno deciso di non pagare la bolletta dell’acqua. Il gestore privato (“Aqualatina”), a fronte di mancati investimenti per il miglioramento del servizio, ha alzato le tariffe di oltre il 100% e la gente ha fatto sentire la propria voce, rispedendo le bollette al mittente.

I predoni e il bene comune Per comprendere lo spirito della proposta di Legge, occorre tornare a vedere l’acqua come “bene comune”, un diritto umano fondamentale e non una fonte di profitto. Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano e oggi attivo nei movimenti in lotta contra la privatizzazione dell’acqua a Napoli e in Campania, ha così riassunto questo pensiero: “Privatizzare l’acqua equivale a rubare, poiché si ricava un profitto illecito da ciò che è un dono di natura”. E di “ladri dell’acqua”, in Italia, ce ne sono tanti. Non solo tra le imprese che imbottigliano e commercializzano l’acqua pagando tasse di concessione irrisorie alle Regioni (l’italiano è il primo consumatore mondiale di acque minerali, oltre 200 litri all’anno a testa): anche per quanto riguarda la gestione degli acquedotti, viviamo una situazione di contrazione dei soggetti gestori, come ha ricordato nel corso della conferenza stampa Vincenzo Miliucci dei Cobas dell’energia.

L’Acea di Roma, l’Hera in Emilia Romagna, l’Asm di Brescia e l’Aem di Milano, l’Amga di Genova sono ormai dei colossi, società per azioni quotate in borsa che stanno – poco a poco – conquistando la gestione del servizio idrico in tutti e 91 gli Ato (Ambiti territoriali ottimali) in cui la “Galli” ha diviso il territorio nazionale. Sono aziende che, pur mantenendo formalmente le caratteristiche di azienda “pubblica” (il 51% delle azioni in mano ad un Comune o più Comuni), rispondono – di fatto – all’esigenza di remunerare il capitale, e cioè di garantire profitti a quei soggetti privati che hanno acquisito, per effetto di gare o in Borsa valori, quote azionarie di minoranza.

Oltre il “pubblico” Il nodo, che la Legge d’iniziativa popolare analizza e propone di superare, è l’affidamento della gestione del servizio idrico a Società per azioni (S.p.A.). Un governo pubblico dell’acqua sarà possibile solo quando i soggetti gestori torneranno ad essere enti di diritto pubblico (e una S.p.A., anche quando il 100% delle azioni è in mano ai Comuni, sarà sempre un ente di diritto privato). È sotto gli occhi di tutti l’esempio di Torino: la Smat è una società al 100% pubblica che si comporta però da “privato”, andando a concorrere per ottenere la gestione del servizio idrico della città di Palermo.

Lo Stato obbligato Una vera rivoluzione è necessaria per superare l’idea che i cittadini debbano farsi carico – in bolletta – di reperire i fondi necessari agli investimenti indispensabili per garantire un livello adeguato del servizio. La Legge d’iniziativa popolare propone che questi vengano coperti con la fiscalità generale. Provocatoriamente: non siamo forse chiamati a pagare, con le nostre tasse, anche l’Esercito e le sue missioni all’estero, siano esse di guerra – Iraq, Afghanistan – o di “pace” (Libano)? Destinando al servizio idrico anche solo il 5% della spesa militare prevista nella Finanziaria 2005 (o 2006, 0 2007), il Governo ricaverebbero i fondi necessari a finanziare le opere di manutenzione e ammodernamento di cui necessita la rete idrica italiana. Ed è proprio questo che propone la legge, obbligando lo Stato nei confronti dei cittadini, al di là delle belle parole del programma dell’Unione (dov’è scritto che: “L'acqua è un bene comune, la cui proprietà e gestione deve rimanere in mano pubblica”). Anche i fondi raccolti nella lotta all’evasione fiscale potrebbero essere destinati allo stesso scopo. E ognuno si vedrebbe garantiti 50 litri d’acqua al giorno, anche coloro – gli indigenti – che non sono in grado di pagare.

Educazione e democrazia Oltre gli obiettivi specifici, la proposta di Legge si propone come un momento di sensibilizzazione: la raccolta firme (tutti gli eventi e le iniziative sono segnalate sul sito www.acquabenecomune.org) servirà ad organizzare momenti di educazione della popolazione, per creare una nuova cultura dell’acqua e della partecipazione del cittadino alla gestione delle cosa pubblica. La proposta di Legge è anche – nelle parole di Tommaso Fattori, del Tavolo toscano acqua – “una legge contro la privatizzazione della democrazia”: nasce per valorizzare uno strumento legislativo sotto utilizzato e consentirà, allo stesso tempo, di portare il tema dell’acqua nel Paese, tra la gente, nelle piazze, nei centri sociali, nelle parrocchie, e ovunque si possano realizzare eventi e banchetti di raccolta firme.

[di Luca Martinelli,tratto dal mensile Manitese, gennaio 2007]


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L’accesso all’acqua e le proposte dei Movimenti al Forum Sociale di Nairobi

A cura di Paolo Rizzi – Comitato italiano per il Contratto Mondiale sull’acqua

Nairobi 23 gennaio 2006 . “Cinquanta scellini” per mezzo litro di acqua minerale questo e il prezzo che devono pagare per la loro sete i frequentatori del forum sociale mondiale di Nairobi nell'area dello stadio Kasarani Moi.

Quei pochi abitanti degli slums che sono riusciti a raggiungere il Forum, sono gia abituati a pagare di più l'acqua, rispetto ai loro concittadini ricchi e proprio padre Alex Zanotelli, che interviene al primo seminario organizzato dal Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull'acqua denuncia questo scandalo, che finanzia le multinazionali private e produce tonnellate di rifiuti.

Trovo anche le bottigliette da 25 cl che tanto avevamo combattuto con una campagna perché non venissero autorizzate per legge in Italia, come obbligo per i ristoratori del Forum.

Ricordo che al Forum Sociale Mondiale che si è tenuto a Mumbai in India si era organizzato un servizio di rifornimento di acqua purificata per “ i delicati stomaci western occidentali” al prezzo di 5 rupie, se riempivi la bottiglia che avevi svuotato, e 10 rupie se ne pretendevi una nuova. Inoltre tutti i servizi igienici erano occasione per segnalare ai fruitori con manifesti ben visibili che "sanitation" e accesso all'acqua per tutti sono ancora diritti da conquistare.
Anche il catering a Mumbai era “etico” e pur in assenza di bicchieri e piatti in materbi, delle bellissime stoviglie in legno e piatti fatti con le foglie di banana pressate erano a disposizione di tutti e per il “caffè” le tazzine erano di coccio.

Qui a Nairobi sfortunatamente e tutta “plastica“. Fanno eccezione le tende fuori dal “gate 19” dello stadio che sono gestite da africani ed offrono dell'ottimo cibo a solo 300 scellini, in piatti di metallo che poi vengono lavati in una catena di bacinelle con poca acqua fino alla pulizia finale.
Siamo in pochi a raggiungere questi ristoratori mentre lunghe code si vedono al Gate 1 di fronte all'ingresso dove c'e un tradizionale ristorante-bar. I ristoratori africani da buoni commercianti ci offrono un pasto gratis ogni 5 commensali che riusciamo a portare da loro.
I primi attivisti della costituenda African Water Network to fight porivatization (AWN) provengono da Uganda, Lesotho, Ghana, Kenia, Tanzania, Sierra leone, Sud Africa, Tunisia, Mali, Togo, Burkina Faso, Nigeria, Egitto.

Ci ritroviamo con loro al Kenia Institute of Education insieme ad altri militanti di Filippine, Colombia, Paraguay, Brasile, India, USA, Canada, Olanda, Francia, Germania, Italia, per dare forma a strategie ed agenda al Movimento africano per l'acqua ed a tutto il World Social Forum.
Ci siamo incontrati già il 20 gennaio ed ora a questo secondo incontro che si svolge il 22, convocato dopo cena. Arriviamo stanchi ma contenti dopo i due seminari consecutivi, partecipati da 400 persone di cui la meta italiani, che come Comitati abbiamo tenuto nel pomeriggio nella tenda Mobita Keita. Dopo le prime tre ore, aperte dal Emilio Molinari, i preziosi volontari interpreti erano distrutti e quindi le consecutive tre ore sono state animate, e tradotte dal settantenne istrione Riccardo Petrella che, vi assicuro, non prende droghe ma molti carboidrati per soddisfare un sempre buon appetito.

In seguito interviene anche la viceministra Patrizia Sentinelli ed ha dichiarato che il governo italiano deve fare pressione sull'ONU affinché ” l'acqua” venga considerata come un problema di SICUREZZA perché causa di guerre e conflitti.

L'animatrice della rete AWN e invece Virginia Secsheta del Sud Africa che libera le energia dei partecipanti con gridi rituali liberatori che animavano il movimento di lotta contro l'Aparthaid in Sud Africa. “ Power to the people”

Gridate anche voi lettori, per 3 volte, prima di continuare queste righe, la parola AMANDLA AMANDLA, AMANDLA (potere) e poi altre tre volte WATER PIVATIZATION DOWN , WATER PIVATIZATION. DOWN, WATER PIVATIZATION DOWN e vi sentirete meglio, come allo stadio prima di una partita di rugby, perché è proprio di una sfida che si tratta, di una gara (non d'appalto) di una corsa contro il tempo che vede alla partenza questa rete che speriamo diventi forte come quella Latino-Americana che ha insegnato a tutti come lottare contro le multinazionali.

Ed ecco che un militante del movimento africano per l'acqua della Nigeria chiede liberta di organizzazione e di espressione per tutti ma con una agenda comune e, due suoi conterranei delle Trade Unions dichiarano che anche sindacati sono parte dei consumatori e quindi pregano di poter essere accettati nella rete ma, pragamaticamente chiedono: note tecniche e pratica del consenso. Dal Ghana arriva la richiesta che il primo consenso sia sulla “non negoziaziabilità” con le partnership private. Un indiano ricorda la forza di una buona informazione per sostituire all'agenda degli stati quella dei popoli.

La coltivazione dei fiori in Kenia, da parte degli olandesi, ricorda Olivier del International Observatory, che con il Transnational Institute di Amsterdam ha il merito di avere convocato questi incontri con la rete africana, sta prosciugando i laghi del Kenia; questa è una denuncia che va segnalata a Bruxelles al Parlamento europeo. I delegati keniani replicano che bisogna fare una rete e creare un ombrello africano per tutti i paesi per modificare le leggi che consentano questi sfruttamenti , saccheggi dell'acqua incontrollati, Dal Sud Africa ritorna l'urgenza di non dimenticare la "sanitation", senza la quale continueranno ad aumentare i circa 6 milioni di morti legati all'acqua, di cui due milioni per diarrea a causa di scarsità di igiene, sappiamo che il solo lavarsi le mani dopo essere stati alla toilet ridurrebbe del 30% questi terrificanti dati. Il Lesotho chiede solidarietà e sostegno alle lotte contro le grandi dighe e Sekou Diarra del Mali, ricorda che e stata cacciata la multinazionale francese SAUR perché non e stata capace di rispettare gli impegni nel contratto, ma che ora il timido tentativo di gestione pubblica e vanificato dalla pressione della corporation di Aga Kan. Gli Ugandesi ricordano che la privatizzazione e vecchia storia del mercato e che il diritto all'acqua e la nuova storia della politica.

Io propongo che l'appuntamento di Bruxelles del 18-20 marzo 2007 sia partecipato da questa nuova rete insieme agli eletti locali, ai sindacati, alle ONG e alla società civile che farà l'assemblea mondale per l'acqua al parlamento europeo.

Ricordo che poi nel 2008 in occasione del 60 anniversario della dichiarazione dei diritti umani, finalmente si deve dichiarare il diritto all'acqua per tutti pari a 50 litri al giorno.

Nell'agenda comune deve essere anche inserita la delegittimazione del Consiglio Mondiale dell'acqua che organizzerà il prossimo forum mondiale istituzionale a Istanbul nel marzo2009. Questo consiglio, sostenuto dalle imprese multinazionali, non rappresenta le Nazioni Unite, come viene fatto credere, e va sostituito con un nuovo consiglio che inglobi le istanze denunciate dai forum alternativi mondiali.


Domani 24 gennaio ci ritroveremo al padiglione 12 dello stadio alle ore 11,30 per una ultima fase di lavori e per produrre un documento utile a far conoscere a tutto il forum sociale mondiale gli impegni di questa nuova rete per la difesa e il diritto all'acqua.

fonte: http://www.contrattoacqua.it

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