Diritti Animali

Il divieto di esportare zanne d'elefante ha scatenato i cacciatori di frodo sulle rive del Tanganika

Burundi, quando i trafficanti d'avorio vanno a caccia di ippopotami

31 dicembre 2004
Sabatine Volpe 
Fonte: www.liberazione.it
24.12.04

Ippopotami

Domenica scorsa a Carrera Beach, la spiaggia per i ricchi di Bujumbura, la capitale del Burundi, intorno alle tre del pomeriggio tre ippopotami hanno fatto una breve comparsa non lontano dalla riva del lago Tanganika. Quella che una volta era una scena consueta adesso è quasi un avvenimento. Anche dai tavolini del Cercle Nautique, famoso bar della capitale, fino a qualche anno fa si potevano ammirare all'ora del tramonto intere famiglie di ippopotami. Adesso se se ne vede qualcuno, si può esser certi di trovarsi di fronte un animale molto audace o più semplicemente stupido. Non di rado infatti nel frigo di qualche ristorante alla moda di Bujumbura si può trovare carne di ippopotamo. "C'est bon! " esclama Esperance, impiegata 34enne in una organizzazione internazionale della capitale sollevando il sopracciglio. Non ha probabilmente ancora fatto due più due per capire che l'ippopotamo se lo mangi non lo puoi guardare al tramonto e tenerlo come sfondo per le foto di matrimonio, come vuole la tradizione a Bujumbura. Se la decimazione di questo mammifero anfibio procede al ritmo attuale, non passerà troppo tempo per dover guardare i simpatici (da lontano) pachidermi solo sulle foto di matrimonio, appunto. Fino al 1997 vivevano in Burundi ancora 300 ippopotami. Oggi ne sono rimasti una quarantina. Nella confinante Repubblica Democratica del Congo (Rdc) trent'anni fa, nel Parco Nazionale del Virunga (est della Rdc) vivevano 29.000 ippopotami, la più grande popolazione al mondo di questo mammifero. Oggi ce ne sono 1300. Nel giro di pochissimi anni in questa parte dell'Africa la popolazione degli ippopotami è diminuita del 95%. La guerra uccide le persone e anche gli animali. I conflitti della regione dei Grandi Laghi hanno provocato negli ultimi dieci anni un vero e proprio disastro ambientale che la guerra ha reso difficile da vedere.

La conseguente situazione di anarchia e malaffare, ha fatto sì che la sparizione di specie animali e la devastazione dell'ambiente avvenisse senza ostacoli. Il fatto infine che questi crimini si siano consumati in Africa, ha ritardato o impedito ogni tentativo efficace d'intervento. E adesso è tardi. Fino agli anni '70 nella zona a nord dell'aeroporto di Bujumbura, c'erano leoni, bufali, zebre ed elefanti. Mentre è noto ai più che gli elefanti sono uccisi per ingrossare le tasche dei trafficanti d'avorio, pochi sanno che, da quando i controlli sui mercati internazionali vietano il commercio dell'avorio di elefante, il prezioso materiale viene ricavato, con altrettanto profitto, dai canini degli ippopotami. Ancora meno noto è il fatto che la carne d'ippopotamo è considerata pregiata e che, a detta di chi la mangia, è esattamente come quella di bovino, anzi è più buona. Infatti è più cara. Un ippopotamo adulto trasformato in bistecche può fruttare dai mille ai millecinquecento dollari. Da queste parti è una bella somma. I principali beneficiari del commercio della carne e dei denti degli ippopotami sono i militari. Ma non solo, anche i guerriglieri appartenenti alle milizie irregolari hanno in gran parte contribuito alla distruzione del patrimonio faunistico della regione dei Grandi Laghi. In Burundi, come in Rd (e in Ruanda ai tempi della guerra), i parchi erano (ed in Burundi lo sono ancora oggi) zone di rifugio per le milizie irregolari. Con un fucile carico il luogo si presta meglio di altri all'approvvigionamento di viveri. Non solo, anche di legna da ardere, ma sopratutto, di buoni introiti frutto del commercio del legname pregiato. In questo caso, la differenza tra l'abbattimento di un albero da parte dei miliziani irregolari e dei soldati regolari sta nella forma. I secondi possono imporre, anche in zone protette, l'abbattimento degli alberi per "ragioni di sicurezza". Il risultato invece è lo stesso. Una volta a terra quella legna ingombrante bisognerà pure di mezzo. Nella riserva della Rusizi, a 15 km dalla capitale del Burundi una delle cose che colpisce i pochi visitatori che vi si avventurano è la scarsa quantità di alberi. Prima della guerra c'erano pellicani e fenicotteri. Oggi, oltre ai coccodrilli, sono rimaste tre famiglie di ippopotami. I bracconieri provengono anche dalla Tanzania (dove le leggi in materia sono severissime) e da altri paesi. Nel parco di Ruvubu (est de Burundi) sono recentemente stati uccisi sei bufali. La multa per l'abbattimento di un bufalo è di 2000 franbu (franchi burundesi), due dollari circa. Anche chi va in galera per crimini ambientali più gravi, ci guadagna lo stesso. Il compenso che percepirà dai bracconieri e dai trafficanti di legname compenserà ampiamente la pena. Quando sono i militari ad uccidere gli animali, l'impunità è garantita. Non che in Burundi non esista una legge che regolamenti le caccia. Esiste ed è in vigore dagli anni '80. La condizione instabile del paese permette però di aggirarla, spesso in maniera del tutto legale. Se dei contadini denunciano la distruzione del raccolto a causa di un ippopotamo o se qualcuno è ucciso da un animale, è legale abbatterlo. Il punto è che puntualmente, quando parte l'autorizzazione all'abbattimento di un animale, se ne uccidono molti di più. L'intero ecosistema ne risulta danneggiato. Gli escrementi dell'ippopotamo, ad esempio, costituiscono una fonte di nutrimento per alcune specie di pesci e le enormi quantità d'erba che questo mammifero riesce a mandar giù sono essenziali per permettere l'accesso all'acqua ad altri animali. In queste zone dell'Africa devastate dalla guerra infine, l'enorme numero di rifugiati e sfollati condannati alla fame e alla miseria, ha inciso in maniera significativa sia all'uccisione degli animali, che all'abbattimento degli alberi. Almeno in questo caso il fenomeno può essere giustificato con un primordiale istinto di sopravvivenza. Per coloro che invece gl'ippopotami li mangiano al ristorante sotto forma di bistecca non sembra il caso di ricorrere a giustificazioni di sorta. La maggior parte sembrano infatti avere, il più delle volte, problemi di linea.

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