Denunce, perquisizioni e sequestri fra Pesaro e Rimini: rubavano programmi e informazioni

Finisce nella Rete la Banda dei Pirati del Computer

14 maggio 1994
Alessandro Mazzanti
Fonte: Il Resto del Carlino - Edizione di Rimini
Cronaca nazionale - pag. 6

PESARO - Gli inquirenti ci stavano dietro da un mese e mezzo e alla fine sono passati all'azione. E' partita da Pesaro, un paio di giorni fa, un'operazione contro la pirateria e la frode informatica che ha coinvolto banche dati, professionisti (e non) del computer, altri utenti che a quelle banche dati si collegavano. In tutto si parla di decine di denunce a piede libero, un centinaio di perquisizioni , sequestri di elaboratori elettronici, dischetti e
altro materiale informatico.
Il bilancio dell'operazione - coordinata dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pesaro, Gaetano Savoldelli Pedrocchi, e condotta dalla guardia di finanza di Ancona - e' comunque ancora sicuramente parziale, visto che le indagini sono ancora in corso. I reati ipotizzati fanno tutti riferimento alla nuova legge sull'informatica in vigore dal 14 gennaio scorso.
Si contesta cioe' l'associazione a delinquere finalizzata alla detenzione e diffusione abusiva di codici d'accesso a sistemi informatici. In sostanza, il reato piu' diffuso e' quello della copiatura dei programmi per personal computer. Le societa' e i professionisti denunciati sono cioe' accusati di essersi inseriti in alcune banche dati in maniera illegittima, e da queste aver "rubato" programmi per poi copiarli e rivenderli a un quinto circa rispetto al costo originale.
Il reato di associazione sta a indicare che gli inquirenti hanno rinvenuto prove di un accordo tra piu' operatori, per portare a termine questo tipo di contrabbando che avrebbe fruttato diversi milioni. Nell'ipotesi degli inquirenti pero' non c'e' solo il reato di copiatura: c'e' anche l'ingresso informatico illegittimo in elaboratori di pubblica utilita'. In pratica, l'intercettazione telematica, proibita dalla legge, con la quale si puo' riuscire a ottenere dai dati prelevati informazioni importanti per una serie di possibili usi, piu' o meno leciti.
Le indagini sarebbero partite da una societa' attiva nel centro di Pesaro, attorno alla quale la finanza aveva notato un intenso traffico di persone. Da qui, pedinamenti e intercettazioni telefoniche effettuati per diverse settimane hanno permesso di capire fin dove arrivasse e chi potesse coinvolgere questa rete informatica clandestina. Pare che tre persone della societa' pesarese da cui hanno preso il via le indagini pubblicizzassero addirittura l'elenco dei programmi che erano riusciti a duplicare.
Gli uomini delle Fiamme gialle, travestitisi da operai dell'Enel, pochi giorni fa hanno fatto irruzione nei locali e sequestrato tutto il materiale. In totale, sono state eseguite piu' di cento perquisizioni. Il sequestro dei materiali era indispensabile, prima di procedere poi a ulteriori provvedimenti, per verificare l'illecita' dei traffici commessi via modem, e per scongiurare poi un eventuale (e rapido) tentativo di far sparire le prove. Due le banche dati chiamate in causa dall'indagine di Savoldelli Pedrocchi: Peacelink e Fidonet, reti informatiche molto note in Italia. L'operazione della guardia di finanza ha colpito anche, oltre alle societa' pesaresi e a professionisti della Riviera - tre a Rimini, nei cui studi le forze dell'ordine hanno messo i sigilli -, tutti coloro che con queste due banche dati incriminate si collegavano.

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