Bloccare i pirati del cyberspace

Riusciranno gli ultimi crackdowns a intaccare il problema globale della duplicazione illegale di software?
7 giugno 1994
Philyp Elmer-Dewitt
Fonte: Estratti di un articolo per "Time", pubblicati su The WELL, nel topic sul Fidonet Crackdown)

La spazzata dello scorso mese e' stata rapida e pesante. Decine di finanzieri italiani hanno sventagliato per tutto il paese ed hanno bussato alle porte in citta' come Milano, Bologna, Pisa, Pesaro. Obiettivo: un labile giro di operatori di bulletin-boards sospettati
di trafficare in software rubato. Fino alla scorsa settimana, secondo stime non ufficiali, la polizia italiana ha chiuso oltre 60 computer bulletin boards e sequestrato 120 computers, decine di modems e piu' di 60.000 floppy disks. Nel loro zelo, dicono i sospettati, alcuni finanzieri hanno afferrato qualunque cosa vagamente high-tech, compresi registratori, segreterie telefoniche e prese elettriche multiple.
E' stata l'operazione piu' grossa all'interno di un deciso - e peraltro disperato - sforzo operato dai governi mondiali per bloccare il diffondersi della pirateria del software.

(...)

Ma le azioni governative per bloccare le perdite commerciali possono causare piu' problemi di quanti ne risolvano. L'iniziativa italiana, partita proprio mentre si insediava il governo di destra (appena eletto) del magnate dei media Silvio Berlusconi, ha colpito molti sistemi dalle simpatie a sinistra. Ed e' considerato da alcuni italiani come un malcelato tentativo di sopprimere la liberta' d'espressione in un nuovo e fastidioso medium.

(...)

La rapida crescita dei networks elettronci ha solo aggravato il problema, visto che chiunque abbia computer e modem puo' distribuire software silenziosamente e immediatamente. Oltre 90 Paesi del mondo sono gia' connessi a Internet, il network globale che collega circa 25 milioni di persone.

(...)

Il tentativo di bloccare la pirateria con le correnti leggi sul copyright sembra rivelarsi impresa disperata. "Gli inventori del copyright non avevano mai pensato che un giorno chiunque avrebbe potuto infrangerlo," dice Mike Godwin, della Electronic Frontier Foundation. Godwin crede che la nostra societa' stia per entrare nell'epoca del postcopyright, dove i creatori di proprieta' intellettuale dovranno trovare sistemi nuovi per farsi pagare. Nel futuro il vero valore del software si trovera' non nel programma stesso, bensi' nei vari servizi che lo accompagneranno: manuali stampati, frequenti aggiornamenti, ed una persona viva all'altro capo del telefono per aiutare quando le cose non funzionano. Se tali delizie saranno abbastanza attraenti, allora forse anche i pirati del software potranno fare la fila per comprarne una copia.

Note: traduzione a cura di B.Parrella, USA, Oakland CA

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