Corre l'export di piccole armi
Il dato emerge dall'ultimo rapporto internazionale sul settore, "Small Arm Survey 2004", presentato ufficialmente ieri a Ginevra e discusso in via preliminare il 24 giugno nella sede Onu di New York, in una riunione internazionale sulla "rintracciabilità" delle armi piccole eleggere.
Un concetto, quello della "rintracciabilità", che si fonda sulla marcatura, la registrazione dei dati e lo scambio di informazioni, e consente agli Stati di controllare la circolazione mondiale delle cosiddette Salw (small and lights weapons). La rintracciabilità, fin dall'estate del 2003, è stato un principio sostenuto dal ministro dell'Interno Pisanu ed è all'ordine del giorno del Dipartimento di Pubblica sicurezza. Secondo lo "Small Arm Survey", dunque, l'Italia, in base agli ultimi dati disponibili (2001) si attesta al secondo posto per valore di piccole armi esportate - pistole, carabine, fucili e fucili mitragliatori - con un ammontare di 298,7 milioni di dollari; per gli Usa la cifra è pari a 741,4 milioni mentre al terzo posto si trova il Belgio con 234 milioni.
Nel rapporto note positive per l'Italia giungono per quanto riguarda la trasparenza delle esportazioni: è decisamente ai primi posti da questo punto di vista.
Un dato molto negativo, invece, riguarda il cosiddetto brokering di armi fatto sul nostro territorio. Il dossier illustrato ieri a Ginevra mette all'indice una carenza legislativa che appare sorprendente: in sostanza, non rischia praticamente nulla un italiano - o un residente nel nostro Paese - che effettua, in Italia, intermediazioni nel commercio di armi, anche se sono illecite, se i traffici non avvengono o non attraversano il nostro Paese. Il caso più clamoroso, ricordato nel rapporto, riguarda Leonid Minin, un cittadino israeliano arrestato in Italia per droga. Nel corso delle indagini furono trovati moltissimi documenti che dimostravano la sua attività nel traffico illegale di armi in Africa, ma con una pronuncia definitiva la Cassazione ha sancito la non punibilità di Minin. Si tratta, tra l'altro, di una delle questioni di cui si sta occupando la commissione interministeriale per la revisione della disciplina delle armi e degli esplosivi, presieduta dal magistrato Giovanni Pioletti. Ma sembra che, nonostante le sollecitazioni dell'Interno e degli Esteri per varare norme restrittive sul brokering di armi, il dicastero della Giustizia abbia espresso una posizione "liberista" sulla questione.
Lo "Small Arm Survey", infine, ha reso noto che dopo la sconfitta di Saddam Hussein, dai sette agli otto milioni di armi leggere precedentemente in possesso delle forze di sicurezza sono finite in mano a privati. Ma il numero reale potrebbe essere molto più alto.
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