Genova

Haidi: «Sarà Carlo ad accompagnarmi nell'Aula di palazzo Madama»

Nell’anniversario dell’omicidio Giuliani centinaia di persone sono tornate a piazza Alimonda. Oggi sarà la giornata delle “reti invisibili”. Domani l’assemblea pacifista
21 luglio 2006
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

C’era Antonello, da Varese, sindacalista. E il “Baro”, da Piacenza, mediattivista, che si spella le dita per far girare su internet le cose prodotte dai comitati di memoria di tutta Italia. E c’erano i giovani comunisti di Schio, i bolognesi del social forum, gli attivisti di supporto legale, i pacifisti di Firenze. Stessa città delle sorelle Viviana e Serena, col fratello di Giuliano alle tastiere, che cantavano: «Viva Carlo, viva». Voci del verbo vivere, meglio: per il verbo vivere. C’era Raffaele K. Salinari, serissimo presidente dell’ong Terres des hommes, nell’inedita veste di rocchettaro e leader dei Jurassic. Tutto un programma il loro pezzo “Peace dreams“. C’erano bandiere arcobaleno stese da un lato all’altro della piazza, come fossero un bucato o festoni per una sagra di campo. E i mazzi di fiori sul marciapiedi. C’erano tanti dei portavoce di allora, dei manifestanti di allora, degli avvocati di allora e di oggi. E c’erano, stavolta, Patrizia e Lino Aldrovandi, e loro figlio Stefano, e loro amici ferraresi con cui condividono la stessa battaglia per verità e giustizia, quella di “Aldro” che è la stessa di questa piazza. E, ricopiati per bene da uno che sa disegnare bene, c’erano appesi alle grate della chiesa - i bigliettini per Carlo e per il suo amico Edo che dopo Genova andò a contestare il Wto anche in Svizzera e morì poco dopo. Qualcuno non ha mai smesso di leggere e conservare e quei foglietti. C’erano bandiere no tav, manifesti contro la guerra e la precarietà, uno striscione per Nunzio D’Erme e i suoi compagni ai domiciliari. C’erano don Gallo e don Vitaliano, preti ”stravaganti“, direbbe qualcuno. E Marica e Pierugo, cantanti i per Carlo e la Casa del Vento, cantanti per professione. C’è Gabriella che s’è inventata una scusa al lavoro per non mancare. C’è Enrica la mamma di Sara che dormiva alla Diaz e fu pestata e ripestata anche a Bolzaneto e ricomparve tre giorni dopo in un carcere. E Arnaldo Cestaro, il più anziano delle vittime del dormitorio assaltato dalla polizia. Non mancano i ragazzi del Buridda, i comunisti di tutte le età, i pacifisti dell’ora di silenzio (che si fa ogni mercoledì sui gradini del Ducale), pezzi di Arci, cobas. Poi c’era Caparezza, 32 anni da Molfetta, che per cantare ieri sera al Terra di Nessuno, per il comitato, ha rinunciato a chiudere un prestigioso festival pop. Ma lui è uno che è pure andato a S. Vittore per visitare gli antifascisti arrestati l’11 marzo. Segue i processi e le cose di movimento. Come gli Assalti frontali con cui dividerà il palco. La sua musica, dice, può ben servire a raccogliere fondi e convogliare attenzione dove ce ne sia bisogno. Haidi sa da dove viene tutta questa gente, li conosce uno ad uno. E conosce gli assenti. «Dov’è la città che subì quel torto? - si domanda - perché tutta questa diffidenza, tutti questi dubbi?». Sembra cheâallarme afa, lanciato dalla protezione civile locale, sia stato più ascoltato dell’allarme democrazia gridato a squarciagola dai movimenti.
C’era uno sproposito di digos e appena una manciata di autorità, tutti o quasi assessori e consiglieri rifondaroli. Gli agenti in borghese se ne stavano all’ombra sulle panchine dall’altra parte della piazza. Quando Alimonda, alle 17.27, l’ora dell’omicidio, è scoppiata in un interminabile applauso sono restati indifferenti, continuando le chiacchiere di un momento prima. L’applauso sembra non finire mai mentre Peppino Coscione, che fu il professore di Carlo, dice che Carlo è vivo, che lotta insieme a noi. Gli occhi si rifanno rossi. Doveva essere un minuto di silenzio e invece quell’applauso è un segnale di resistenza, come osserva Patrizia Poselli, consigliera comunale Prc. Un rito che si ripete da 5 anni e trasforma una piazzetta marginale, ritrovo abituale di tifosi del grifone, in Piazza Carlo Giuliani, Ragazzo. La piazza di chi reclama verità. «Perché comunque la giustizia viene dopo la verità», spiega il papà di Carlo che ha appena presentato un video (lo distribuisce Liberazione) che smaschera la matrice della frettolosa archiviazione del caso. Carlo fu ucciso mentre tentava di difendersi dalla furia di chi aggredì per ore un corteo autorizzato. Fu ucciso da un carabiniere che sbraitava di voler ammazzare tutti i bastardi comunisti come lui. La carica fu ordinata da un vicequestore che poi provò a simulare la versione ufficiale di una morte da “fuoco amico”, anzi da sasso amico. L’archiviazione per uso legittimo delle armi non fu meno paradossale e una commissione di inchiesta, una vera indagine parlamentare, servirebbe a capire la catena di comando di quei tre giorni d i furore. Eâ scritta nel programma dell’Unione ma Violante, presidente della commissione affari costituzionali di Montecitorio, non la vorrebbe istituire. Solo due anni fa, proprio qui a Genova, aveva giurato sull’efficacia di uno strumento del genere. E due anni prima era venuto in Alimonda a beccarsi i fischi per aver disertato i cortei del 2001. Eppure, anche in polizia c’è qualcuno che la vorrebbe un’inchiesta: «Chi operò nelle piazze non ha nulla da temere», premette il leader dei funzionari di Ps, Aliquò, intervistato oggi da “Diario” ma una una commissione servirebbe a comprendere il sostanziale fallimento di uno dei servizi di ordine pubblico, le fatali relazioni confezionate all’indomani dei fatti, certe rimozioni di comodo servite a coprire ben altre elevate responsabilità, e il processo di militarizzazione strisciante.

In mancanza d’altro c’è chi prova a colpire Haidi che si appresta a subentrare in Senato a Gigi Malabarba. Ci prova “Il Giornale” della famiglia Berlusconi, pubblicando vecchissime e superflue intercettazioni da cui emerge solo la preoccupazione di due genitori per un figlio inquieto. Non ha dubbi la deputata Graziella Mascia: «Vergognoso e cinico sciacallaggio politico». Chissà cosa ne pensano le anime belle che si sono scandalizzate quando toccò al “re”.

E comunque Haidi, che non è Vittorio Emanuele, varcherò presto la soglia di Palazzo Madama e con lei la battaglia per verità e giustizia. «Qualunque sia quel giorno entrerò accompagnata da Carlo».

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