Kimbau

Nonostante i prepotenti: per loro la guerra è un pretesto per arricchirsi alle spalle dei più poveri

"Perche' rimanere? Per continuare l'opera del dottor Richard"

Sento ancora la presenza del vecchio dottor Richard. Nella sua ultima lettera, scritta di nascosto su un frammento di carta che conservo come reliquia non aveva nessuna parola per lui stesso: "Chiara, non dimenticare la nostra gente dall’altro lato del fiume, dà continuità al mio lavoro, sii medico anche per loro". La nostra gente... la forza del messaggio di questo santo laico era più intensa della mia "voglia di scappare". Sono rimasta, perché sento la sua presenza accanto a me...
16 maggio 2005
Chiara Castellani

Firmarmi "Missionaria Diocesana" mi dà oggi un senso di orgoglio e di appartenenza analogo a quello che provavo quando ero medico docente all’ospedale Fidel Ventura di Waslala, in Nicaragua. Ben poco è cambiato.

Oggi come ieri ho voluto entrare a far parte, fino in fondo, di un'istituzione (ieri il Ministero di salute rivoluzionario, oggi la Diocesi di Kenge) in cui credo. Oggi come ieri, essere parte integrante di una realtà locale che lotta per il diritto alla salute dei più poveri, mi motiva a continuare, a rimanere con loro, anche se alle volte è difficile; alle volte ho tanta voglia di scappare, di tornarmene a casa da mamma e papà. Forse sono proprio quei troppi momenti di scoraggiamento (in cui è solo da quella breve preghiera ripetuta centinaia di volte in un giorno: "Dio se esisti, aiutami", che mi permette di non cedere) a far sì che il bisogno di loro diventi ad un certo momento più forte del bisogno che loro hanno di te: perché se sono andati avanti per secoli senza di me, e potrebbero ancora fare a meno di me. Io senza di loro non saprei più come tirare avanti. E allora ti trovi dentro fino al collo, alle volte anche tu così impotente che finisci per essere, assieme a loro, una vittima dei soprusi dei militari e dei piccoli potenti, prepotenti per i quali la guerra è solo un pretesto per arricchirsi alle spalle dei più poveri.

Testimone oculare di profonde ingiustizie quotidiane - i colpi di frusta all’anziana madre di famiglia, le galline e le capre razziate per infondate accuse di "complicità con i ribelli", l’assistenza medica rifiutata perché non si hanno i soldi per pagare, il diritto alla salute ridotto a uno squallido mercato in cui ogni infermiere diviene un commerciante e ogni commerciante si spaccia per infermiere, i bambini cacciati da scuola perché non hanno pagato la tassa imposta dallo stato, i maestri che chiedono due giorni la settimana di ferie per lavorare i campi, dato che lo stato non li paga o li paga con un anno di ritardo quando l’inflazione ha eroso il 90% del potere d’acquisto - alle volte vorrei gridare contro questi abusi, ma griderei nel vento perché la responsabilità è troppo in alto (e troppo a Nord) perché chi vuole tutto ciò possa ascoltare le nostre grida.

E il crimine si consuma nel silenzio.

Come nel caso dell’uccisione del vecchio dottor Richard. Nella sua ultima lettera, scritta di nascosto su un frammento di carta che conservo come reliquia non aveva nessuna parola per lui stesso: "Chiara, non dimenticare la nostra gente dall’altro lato del fiume, dà continuità al mio lavoro, sii medico anche per loro". La nostra gente... la forza del messaggio di questo santo laico era più intensa della mia "voglia di scappare". Sono rimasta, perché sento la sua presenza accanto a me, anche se persino le sue spoglie mi furono negate: sparì nel nulla, come milioni di "desaparecidos" della storia dell’ingiustizia umana.

Note: Qui Chiara Castellani racconta del dottor Richard Munianganzo che definisce come "un santo laico".

Egli "era di etnia tutsi e questa origine gli è costata la vita".

Richard "dirigeva la nostra unità sanitaria ed era divenuto il mio braccio destro – continua Castellani – la mia ala spezzata. Insieme abbiamo salvato decine di vite umane". Quando i militari andarono a prenderlo, Chiara riuscì ad avvertirlo in tempo per farlo fuggire, ma lui preferì restare "per evitare rappresaglie contro la sua gente". Così, pur sapendo a cosa andava incontro, "accolse i militari a braccia aperte, offrì loro cibo, alloggio, vino di palma.

Fonte: http://www.matany.org/observer/observer_luglio_2004.html

Chiara Castellani, medico missionario in Congo, ha raccontato il calvario del dottor Richard, con il quale aveva lavorato prima che scomparisse, nel 1998. «Lo vedemmo partire e non più tornare, come migliaia di desaparecidos della vigliaccheria umana». Ha ricordato il martirio della guerra «ingiusta e che noi non vogliamo»... «Siamo in tanti, a portare la croce. Appartiene a chi ci muore sopra. Ma quando si è in tanti a portarla pesa meno, perché si divide il peso».

http://www.giornaledibrescia.it/giornale/2000/10/22/08,CRONACA/T1.html
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