Kimbau

La storia

Chiara, l'angelo del Congo. "Io nell'ospedale che non c'è"

La sua vita spesa per le popolazioni di Kimbau, flagellate dalla lebbra e dalla mancanza di acqua
3 maggio 2011
Alessio Pignatelli

La dottoressa Chiara Castellani nell'ospedale di Kimbau

C’è un Paese depredato nel cuore e nell’animo che si aggrappa a sogni e a persone come Chiara Castellani: la Repubblica Democratica del Congo è proprio al centro dell’Africa e alcune località non sono neanche segnate sulla cartina geografica ma grazie al contributo di persone come la dott.ssa Castellani ne puoi ascoltare le testimonianze.
Ieri mattina i ragazzi dell’Istituto Righi hanno ascoltato le parole di una donna che ogni giorno sfida lebbra e siccità per portare a termine la propria missione. L’iniziativa, organizzata in collaborazione con l’Associazione Peacelink, ha portato alla luce una storia sottaciuta, una guerra bugiarda e invisibile, una povertà che non conviene raccontare.
La missione di questa donna, medico con specializzazione in ginecologia e ostetricia, nasce sin dalla tenera età. Come lei stessa ha raccontato, la scintilla scoccò quando un missionario francescano amico di famiglia pronunciò queste parole: “Se voi aveste letto davvero il Vangelo verreste tutti con me ad aiutare i bambini africani”. La piccola Chiara fu folgorata da quelle parole e decise che da grande il suo obiettivo sarebbe stato quello di aiutare i più bisognosi. Con i fatti, però, non con le parole. Kimbau nella Repubblica Democratica del Congo
Dopo il Nicaragua, questo percorso umanitario l’ha portata a Kimbau dove nel 1991 le viene affidata la gestione di un ospedale fantasma, abbandonato dai belgi, dove manca tutto, dall'acqua fino alla corrente elettrica. E dove è riuscita a compiere delle straordinarie imprese come ripristinare i reparti di medicina generale, chirurgia, ginecologia e pediatria, lottando per il diritto alla salute anche dopo la mutilazione subita al braccio destro a seguito di un grave incidente. Perché «lì handicap non ti impedisce di servire gli altri, è sufficiente avere testa e cuore».
All'Istituto Righi di Taranto la grande lezione di una donna medico
“Non aspettare che le cose succedano, falle accadere”. Sono le parole del medico-missionario Albert Schweitzer e l’esortazione che la dottoressa Castellani utilizza per spiegare ai ragazzi dell’Istituto Righi il suo senso della vita. Anche a dispetto di un incidente grave, anche contro difficoltà immani. Al suo fianco Paolo Moro, un altro volontario che collabora per la ricostruzione dell’ospedale e per condizioni più umane.
La fame e la sete non aspettano e per combatterle occorre muoversi con i fatti. anche per sfidare una guerra senza senso, un conflitto che in Africa spiegano con un motto emblematico: “Quando due elefanti combattono soffrono le erbe”. Le erbe sono i più deboli, le donne e i bambini costretti ogni giorno a percorrere chilometri di strada per avere l’acqua. L’erba è la donna che Chiara ha aiutato a partorire dopo 100 chilometri per ottenere un taglio cesareo.
E i frutti più belli sono i tanti bambini sani che nascono e studiano: molti di loro si chiamano Paolo e Chiara in onore a questi due eroi. Che però non vogliono essere chiamati così, perché per loro è importante solo “non aspettare che le cose succedano ma farle accadere”.

Kimbau è un paese che non c’è. Nel vero senso della parola perché per le mappe è solo un punto verde situato nella provincia del Kwango a 500 chilometri da Kinshasa. Dalla Capitale ci puoi impiegare anche due giorni con il fuoristrada: lì una pioggia torrenziale cancella tracciati e vie. A cancellare 4 milioni di innocenti è stato, invece, il genocidio silenzioso incominciato nel 1996: una guerra silenziosa per accaparrarsi le tante materie prime di cui è ricco il Congo, dai diamanti all’uranio. La dott.ssa Castellani racconta la strage del 5 maggio nel 1997 che causò trecento morti sotto i suoi occhi. Ne avrebbe potuto provocare molti di più se non ci fosse stata una soffiata amica: c’è chi riuscì a fuggire mentre altri si rifugiarono dentro una chiesa, convinti che quel luogo sacro non consentisse oltraggi. «Solo adesso possiamo fotografare quelle croci – racconta la dott.ssa Castellani – che simboleggiano quella strage. Siamo in campagna elettorale e speriamo di trovare persone capaci».
Scorrono le immagini della presentazione e si insinuano dubbi e domande. Sono migliaia i chilometri che distanziano quell’Africa dal mondo occidentale. E non solo i chilometri. La dott.ssa Castellani spiega che un menù quotidiano può essere composto dalle cherilles (bruchi che si nutrono di foglie) e dai topi selvatici. Il tutto accompagnato dalla manioca, radice di pianta che contiene cianuro e per questo motivo deve essere trattata prima di ingerirla. La carne di serpente è invece riservata agli uomini, perché alle donne provocherebbe infertilità.
La necessità più impellente è, però, l’acqua. Il 14 ottobre 2006 venne inaugurata  a Kimbau la Centrale Idroelettrica "Raoul Follereau", realizzata dall'AIFO, per fornire acqua corrente ed energia elettrica all'ospedale. Un sogno che però si spezza e si interrompe nel momento in cui la centrale smette di funzionare a causa di problemi alle tubazioni. Adesso tutti gli sforzi sono profusi per ripristinare questo sogno. Sì, perché l’acqua in Congo è un sogno.
Chiara Castellani ha tempo per sognare ma non può perdere il suo obiettivo concreto: «La vera ricchezza di quel Paese sono i congolesi, con la loro voglia di imparare. La formazione è la base per poter costruire la libertà e l’autosufficienza di un popolo. La mia sofferenza mi ha fatto capire che l’importante è vivere per continuare a costruire i propri sogni».

Note: LA CURIOSITA'. Con la maglia dell'Inter contro la mosca tse-tse

Quando tra la vita e la morte c’è di mezzo una puntura di un insetto si escogitano tutti gli espedienti per combattere. La mosca tse-tse è una delle cause di mortalità più comuni in questa zona d’Africa. Una sua puntura provoca la tripanosomiasi africana umana, meglio conosciuta come “malattia del sonno”. L’ultimo stadio della malattia è caratterizzato da apatia, sonnolenza: non ci si riesce ad alzarsi, non si ha la forza di mangiare, insomma ci si spegne gradualmente.
Nel villaggio di Kimbau questi insetti sono temutissimi. È capitato, però, un colpo di fortuna che sta cambiando le cose. Si è scoperto come la mosca tse-tse sia attratta incomprensibilmente dai colori blu elettrico e nero. Una sorta di ipnosi che la dott.ssa Castellani e i suoi collaboratori hanno sfruttato a loro favore. Capita allora di vedere un villaggio addobbato con i colori nerazzurri e le bandiere dell’Inter: insomma centinaia di trappole neroazzurre sono a Kimbau e stanno salvando molte vite umane.
Da qui nasce l’idea di una collaborazione con la società calcistica milanese. La dott.ssa Castellani, prima del ritorno in Africa, avrà un importante appuntamento con rappresentanti della squadra meneghina per discutere su strategie e impegni. E in questo caso nessuno potrà lamentarsi perché tutti saranno pronti a sostenere i colori nerazzurri.
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