Latina

Brasile, Italia, Iraq - Iraq, Italia, Brasile

Svegliamoci, tutti,
questo e il modo migliore
per ringraziare Giuliana
e per rendere onore vero a Nicola.
Svegliamoci.
7 marzo 2005
Laura Fantozzi


4 marzo 2005, Brasile, Italia, Iraq
Malpensa innevata e più silenziosa del solito. Pare
triste, chissà. Dopo 10 mesi in viaggio tra centro e
sud america il rientro è un contrasto e forte, sorrisi
e cuori naturalmente aperti mancano gia. I primi
giornali, le prime pagine che parlano di Giuliana
Sgrena, da un mese sequestrata in Iraq. Oggi torno in
patria, una patria che già sento triste, troppo triste
e troppo rassegnata.

5 marzo, Iraq, Italia, Brasile
Piango. In treno, La Repubblica appoggiata sulle
macchie di terra brasiliana, guatemalteca,
salvadoregna, messicana, honduregna. Le PreAlpi si
intravedono dal finestrino mentre la radio continua a
raccontare la liberazione di Giuliana e la morte di
Nicola. L'essere italiana e l'essere uno spirito del
mondo adesso sono uniti in un muto sbigottimento. Non
e possibile. Eppure è possibile. L'ho gia visto, l'ho
gia sentito, l'ho gia provato. Solo che adesso lo
vedo, lo sento, lo provo anche come italiana, non solo
come testimone estera in terra latino americana.
Adesso mi rendo davvero conto che non ci sono bandiere
e non ci sono differenze di diritti, quando i diritti
vengono calpestati.

Fuoco amico di difesa o fuoco amico intenzionale?
Attentato o drammatico caso? Quanto fanno paura le
testimonianza raccolte da Giuliana è quanto e grande
la paura dei ragazzini soldato che nell'ultimo anno il
governo americano ha mandato in Iraq? Rabbia e una
lacerante, silente disperazione, che esplodono in un
NO, NO, NO, NO, in ogni caso non lo possiamo
accettare. Dobbiamo esigere una svolta, e non solo in
Iraq. Uscire allo scoperto, impegno e lotta aperta per
cambiamenti concreti. Fino a quando potremo restare
avvolti, difesi dalle nostre coperte, chiudendo gli
occhi e anestetizzando la mente? La guerra porta la
guerra, la morte chiama la morte. Scorrono nella mente
immagini e suoni dell'America Latina, in dieci mesi un
faccia a faccia indimenticabile con la presenza degli
Stati Uniti in Guatemala, Messico, El Salvador,
Honduras, Brasile. Storie di un passato recente e di
un recente presente, testimonianze vive e morte di
ingerenze politiche ed economiche che hanno segnato
intere nazioni.

El Salvador
Il dollaro imposto dl 2001, un'economia familiare che
affonda, per strada bottiglie vuote di Coca Cola,
neonati denutriti tra i mendicanti, campesinos che
lottano contro multinazionali che 'acquistano' terra e
acqua.E poi un passato indimenticabile, gli anni del
regime, i segni delle mitragliatrici sui muri delle
case, i resti delle bombe, vegetazione che ancora
risente del napam sparso 30 anni fa, sulle teste di
bambini e donne che cercavano rifugio in montagna.

Guatemala
I vecchi ricordano le speranze del governo Arevalo,
nel 1954, la possibile riforma agraria, la fine di una
secolare dipendenza da colonizzatori. Poi l'appoggio
della CIA al colpo di stato, oltre 30 anni di
dittatura, 200.000 morti, soprattutto indigeni,
moltissimi ammassati in fosse comuni, corpi senza
volto e senza storia. Oggi petrolio acqua e legname
esportati a basso prezzo, campesinos uccisi da un
esercito ancora rifornito da fabbriche americane, una
discriminazione razziale che non accenna a diminuire,
molti giovani volontari nord americani, uno o due anni
fuori patria, un modo per aiutare e per dire no, no
con la propria vita alle politiche internazionali del
proprio governo.

Brasile
Maria ha dodici anni, da 2 e costretta a prostituirsi
a Fortaleza, per turisti americani ed europei. Pedro
ha piu di 30 anni e tre figli. Ha trovato il coraggio
di denunciare il lavoro schiavo, lui e 2 dei sue 3
figli, 12 e 10 anni già chiusi in una fabbrica di
carbone. Adesso Pedro peregrina con la sua famiglia
in differenti stati del Brasile, con il programma di
protezione della polizia federale. Lucas ha appena 3
mesi, da 3 settimane vive in una palestra di Goiania,
la capitale dello stato di Goias. Il 16 febbraio 2500
tra soldati e poliziotti hanno distrutto
l'accampamento di senza tetto dove Lucas viveva con la
sua famiglia. Bombe e mitragliatrici contro gente
disarmata, colpevole di aver invaso una proprietà
privata per erigere un tetto.

Ecco, solo piccoli pezzi di un puzzle grandissimo....

Che la morte eroica di Nicola ci apra gli occhi, a
tutti. Il grido di dolore della sua famiglia si unisce
al grido di dolore di milioni di famiglie, in Africa,
in Asia, in Sud America, in tutto il mondo. La finanza
e la politica non possono e non devono gestire la
vita, la vita di nessuno. La vita di un solo uomo vale
immensamente di più della stabilità della borsa, delle
pressioni di una lobby, degli interessi di vecchie e
nuove massonerie, nazionali ed internazionali..La vita
di una persona vale immensamente di più di sere
tranquille di fronte alla televisione, di domeniche
sulle piste da sci e in riva alle spiagge, di silenzi
paurosi e occhi sempre più chiusi. Che oggi il dono
della vita fatto da Nicola ci convinca a cambiare
almeno pezzi delle nostre vite.

Svegliamoci, tutti,
questo e il modo migliore
per ringraziare Giuliana
per rendere onore vero a Nicola.
Svegliamoci.

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