Latina

Balene battono Giappone 5 a 1

Nonostante le pressioni e le manipolazioni politiche ed economiche il Giappone non è riuscito a far riaprire la mattanza alle balene.
21 giugno 2006

Ieri si è svolta una partita ben più importante di quelle che si stanno svolgendo sui campi tedeschi. Era la partita delle balene. Balene contro Giappone. Nelle isole S. Kids & Navy si è svolta la 58° riunione della commissione baleniera internazionale e il Giappone aveva richiesto la riapertura della caccia alle balene. La polizia di Santt Kitts arresta un attivista di Tropico Verde che manifestava contro la riapertura della caccia alle balene.
Attualmente è consentita solo la caccia per fini scientifici. Scusa con la quale il Giappone (ma in minor parte anche Norvegia e Islanda) hanno cacciato 200.000 balene in 20 anni di moratoria. Ma quest’anno il Giappone richiedeva la riapertura di una caccia libera presentando uno studio che dimostrava che la balena Minke era arrivata a una quota di 750.000 esemplari, valore che rappresenterebbe un soprannumero. Però circa quindici giorni fa degli imminenti studiosi australiani hanno presentato uno studio (pubblicato da niente po’ po’ di meno che l’International Journal of Zoology) dove dimostravano che la balena Minke è ridotta a 250.000 esemplari svelando il falso scientifico messo in atto dai giapponesi per poter cacciare questi stupendi e importanti mammiferi.
In questi anni il Giappone è riuscito a far entrare molti paesi amici che lo avrebbero appoggiato in questa votazione. Tra questi, molti paesi privi di interessi balenieri e alcuni addirittura privi di mare. In pieno clima mondiale le balene segnano un importante gol al Giappone.
Tra questi paesi c’era il Guatemala. In Guatemala, però, l’opposizione è stata forte. Le piazze si sono riempite più di una volta, i giornali e le televisioni ne hanno parlato a lungo e il collettivo ecologista MadreSelva ha raccolto 8500 firme (quando ne bastano 5000). In seguito a tutto questo il Guatemala, non trovando il coraggio per votare contro, non ha partecipato alla commissione. E la sua assenza è stata fondamentale soprattutto nelle votazioni sulla caccia alla balena Minke e sulla caccia vicino alle coste che si sono risolte solo per un voto.
Queste le votazioni che erano nell’agenda:
Il Giappone chiedeva il voto segreto: vincono le balene 33 a 30; il voto è pubblico.
Il Giappone chiedeva di poter cacciare le balene vicino alle coste: vincono le balene 31 a 30, proposta bocciata per solo un voto.
Il Giappone chiedeva di poter cacciare la balena Minke: vincono le balene 31 a 30, la caccia non è riaperta per solo un voto.
Il Giappone voleva togliere dall’agenda della commissione i cetacei minori: vincono le balene 32 a 30, i cetacei minori sono ancora in agenda.
Il Giappone voleva eliminare il santuario dell’atlantico: vincono le balene 33 a 28, il santuario resta vivo, nel vero senso della parola.
In ultima istanza il Giappone ha voluto dimostrare il suo potere ed è riuscito a far approvare la dichiarazione di San Kitts & Navy. Una dichiarazione non vincolante che proponeva la riapertura della caccia: in questo caso Giappone vince 33 a 32 grazie all’adesione all’ultimo momento di Senegal e Togo (con chissà quali subdoli giri politici e economici). Ma questa vittoria ha un valore solo simbolico. La riapertura della caccia si ridiscuterà l’anno prossimo in Alaska. Ma lì le cose saranno più facili dato che gli USA sono tra i paesi più conservazionisti in assoluto. Nonostante le isole San Kitts & Navy siano un paradiso fiscale e ottenere il visto è quasi impossibile; quasi 400 manifestanti sono riusciti ad arrivare sull’isola per manifestare la loro opposizione al Giappone e tutti, nessuno escluso, sono stati arrestati per mantenere le cose nel segreto e subdolo mondo della politica. Ma nonostante questo, mentre tutto il mondo era concentrato sul mondiale di calcio, le balene facevano ben cinque gol al Giappone e ai suoi sterminatori alleati.
Ancora per questa volta hanno vinto le balene e gli oceani.

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