Latina

Nicaragua - Per eliminare il lavoro infantile bisogna eliminare la povertà

Intervista in esclusiva con la ministra del lavoro Jeanette Chávez
24 dicembre 2007
Giorgio Trucchi

Lavoro minorile (Foto da internet)

Durante le celebrazioni della Giornata Mondiale contro il Lavoro Infantile, in Nicaragua è stato firmato un accordo tripartito che coinvolge i rappresentanti dei produttori del settore agricolo, le organizzazioni sindacali ed il governo, con l'obiettivo di unire gli sforzi per eliminare il flagello del lavoro infantile entro il 2020. La Lista Informativa "Nicaragua y más" ha dialogato in esclusiva con la Ministra del Lavoro Jeannette Chávez, per valutare i risultati ottenuti in questi mesi e conoscere i piani futuri di questa nuova amministrazione.

- Che valutazione si può fare dell'accordo tripartito firmato in giugno?
- Sono stati fatti molti passi avanti. Oltre a continuare con le riunioni della Commissione Nazionale per l'Eliminazione del Lavoro Infantile, per quest'anno abbiamo predisposto un piano molto concreto da applicare durante la raccolta del caffè nel nord del paese, zona questa in cui si concentra la contrattazione di manodopera infantile. Abbiamo iniziato un'opera di sensibilizzazione con i produttori di caffè, ma anche con quelli del tabacco. L'obiettivo era fargli conoscere la legislazione che regola il lavoro infantile ed anche che il Nicaragua è firmatario di accordi internazionali dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), come ad esempio il 138 ed il 182 sull'età minima di ammissione all'impiego e sulla proibizione delle peggiori forme di lavoro infantile.

- Qual è stata la risposta dei produttori?
- Abbiamo trovato una certa ricettività e si sono impegnati a non contrattare manodopera infantile.
Il problema è che molte volte i genitori abbandonano le zone d'origine e si trasferiscono nelle zone della raccolta, portando con sé tutta la famiglia in quanto non sanno con chi lasciare i bambini.
Una volta sul posto, si fanno accompagnare dai figli affinché li aiutino ad aumentare la quantità di caffè raccolto o per curare le ceste con il prodotto. Nonostante si possa capire questo modello culturale che è tipico della zona rurale, la nostra intenzione è quella di essere presenti in queste zone in almeno nove proprietà (fincas) dove si raccoglie il caffè. Sarà un progetto pilota che per la prima volta si utilizza in Nicaragua.

- Qual è l'obiettivo di questo progetto?
- L'idea è quella di poter installare scuole ricreative, affinché i bambini minori di 14 anni non siano costretti ad andare nelle piantagioni di caffè. È un sforzo congiunto di varie istituzioni dello Stato, tra cui il Ministero dell'Istruzione (MINED), il Ministero della Famiglia (MIFAMILIA), il Ministero del Lavoro (MITRAB), il Ministero della Sanità (MINSA) e potremo contare con la partecipazione di organismi nazionali ed internazionali che lavorano con l'infanzia e l'adolescenza. Il MINED si occuperà di inviare i professori e il materiale didattico per le attività coi bambini; il MITRAB coprirà i costi della loro alimentazione e mobilitazione ed il MINSA farà visite mediche periodiche.
Nei prossimi giorni ci ritroveremo coi produttori per definire i dettagli di questo progetto pilota. Sappiamo che non è ancora sufficiente, ma si tratta di un primo passo molto concreto per eliminare il lavoro infantile nelle piantagioni di caffè.
Abbiamo inoltre continuato a diffondere la conoscenza della normativa ed attraverso l'Ispettorato del Lavoro Infantile, abbiamo anche iniziato a lavorare nei centri notturni e nei centri di lavoro urbani, con l'obiettivo di scoprire dove si utilizza manodopera infantile e poter così intervenire.

- Che tipo di controllo viene fatto nella zona rurale?
- Esiste un Piano d'Ispezione. Come nel caso del progetto pilota faremo controlli a tappeto all'interno delle varie fincas ed il piano è a carico dell'Ispettorato del Lavoro Infantile. Parallelamente, inizierà l'Ispezione Lavorativa per le Persone Adulte e l'Ispezione di Igiene e Sicurezza da parte della Direzione Generale d'Igiene.
Su questi temi stiamo ricevendo un grosso aiuto da parte delle organizzazioni sindacali che integrano il lavoro di vigilanza e di denuncia dei casi dove si utilizza manodopera infantile o dove ci sono casi di sfruttamento.

- Qual è la dimensione del fenomeno del lavoro infantile in Nicaragua?
- L'ultima indagine su Lavoro Infantile è stata realizzata nel 2005 ed ha riscontrato la presenza di 238.827 bambini, bambine ed adolescenti tra i 5 ed i 17 anni che stanno lavorando.
Tra questa massa di minori esiste una grande quantità che ha un'età compresa tra i 5 ed i 13 anni e che quindi non possono lavorare, mentre quelli che hanno tra i 14 ed i 17 anni lo possono fare, ma solo in base a determinate condizioni. Non possono per esempio lavorare più di sei ore al giorno e 30 ore settimanali, non possono fare lavori considerati pericolosi in base alla normativa del Ministero. Del totale dei bambini, bambine ed adolescenti che lavorano, il 56 per cento è concentrato nel settore agricolo. È per questo motivo che con l'Ispettorato del Lavoro Infantile stiamo sviluppando una vigilanza speciale per gli adolescenti a partire dai 14 anni.

- Quando parliamo di lavoro infantile parliamo anche di qualcosa che va oltre il semplice impiego di bambini, bambine ed adolescenti in lavori agricoli. Esiste una dimensione più globale che ha a che fare con le condizioni di povertà, la mancanza di istruzione, di cultura, propria di questa parte della popolazione. Come il MITRAB ed il governo nel suo insieme stanno affrontando questa situazione che sta alla base del fenomeno del lavoro infantile?
- Sappiamo perfettamente che l'unico modo per eliminare il lavoro infantile è eliminare anche la povertà. Nella zona rurale, a causa di tutte le relazioni di iniquità che storicamente sono esistite, le condizioni dei contadini sono le più dure in termine di povertà. Logicamente, la manodopera infantile ha un peso molto importante per poter avere maggiori entrate per la famiglia, e questo lo si vede chiaramente nel caso dei braccianti agricoli che lavorano nelle piantagioni di caffè.
È per questo motivo che il governo sta sviluppando differenti programmi che hanno l'obiettivo di attaccare la povertà, come è il caso del Buono Produttivo del Programma "Hambre Cero" o il piano per dare impulso al movimento cooperativo. In questo ultimo caso, non solo si sta fomentando la formazione di cooperativa di base, ma anche che esse possano riunirsi in organizzazioni di secondo e terzo livello, cioè di federazioni e confederazioni. L'idea è che, all'interno di una catena produttiva, esse possano arrivare a trasformarsi direttamente in soggetti in grado di esportare il prodotto e che si condivida questa ricchezza che si genera nel mondo rurale. Esiste anche un progetto di distribuzione delle sementi attraverso il Ministero dell'Agricoltura (MAGFOR) ed anche lo sforzo affinché non resti terra oziosa, ma che si semini per produrre alimento. Nella zona urbana si sta inoltre sviluppando il Programma "Usura Cero", per consegnare credito alle donne.

- Come valuta il lavoro del MITRAB in questo primo anno e che cambiamenti ci sono stati rispetto al passato?
- Uno dei principali risultati è stata l'ampliazione della copertura delle ispezioni. Siamo entrati in posti storicamente preclusi alle ispezioni, come per esempio nella zona rurale, ed abbiamo iniziato a fare un'interpretazione corretta di ciò che prevede il Codice del Lavoro. In gennaio abbiamo trovato un'amministrazione sbilanciata a favore delle imprese e ciò aveva creato un clima di sfiducia tra i lavoratori, perché percepivano che il MITRAB non tutelava i loro diritti.
Questo è stato un salto di qualità da parte del MITRAB e non perché si volesse favorire una delle due parti, bensì perché ci siamo posti l'obiettivo di applicare la legge.
Siamo riusciti ad ottenere una ristrutturazione del valore reale del Paniere, il quale è passato da 3.500 córdobas (188 dollari) a 7.217 córdobas (388 dollari). Ora il salario minimo verrà definito in base ad una percentuale del valore del Paniere. Sono state anche emesse diverse normative, come per esempio quella che proibisce esami medici prima di un'assunzione, per evitare la discriminazione nel mondo del lavoro.
Abbiamo anche cambiato la Guida per le Ispezioni, incorporando temi come l'equità di genere, i diritti delle persone con capacità diverse, il lavoro infantile. In materia sindacale abbiamo fatto notevoli progressi. In questo primo anno sono state fatte 5.500 negoziazioni tra parti in conflitto, riuscendo a recuperare quasi 8 milioni di córdobas (430 mila dollari) a favore dei lavoratori. Abbiamo inoltre partecipato alla firma di 30 contratti aziendali che hanno beneficiato circa 35 mila lavoratori.
L'idea è che i datori di lavoro comincino sempre più a rendersi conto dell'importanza del rispetto dei diritti lavorativi, perché è attraverso questo rispetto che si può creare un lavoro dignitoso. È un'ottica nuova che applica la legge e su cui dobbiamo continuare a puntare.

- La maquila è stato uno dei settori più difficili da gestire. Che cambiamenti ci sono stati nella relazione tra il MITRAB e questo settore?
- Uno dei risultati più importanti è che le imprese che hanno chiuso senza l'autorizzazione del Ministero hanno dovuto pagare tutte le prestazioni ai lavoratori. Sono inoltre aumentate le ispezioni in materia di igiene e sicurezza lavorativa ed è stata approvata la legge che regola questi aspetti. Tutto questo ci permette di avere molta più autorità nei confronti delle imprese.

© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

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