Latina

Nicaragua: Nessun si muova

Ortega gioca d'anticipo e decreta l'irremovibilità dei magistrati in scadenza di mandato...fino alle nuove nomine da parte del Parlamento. L'opposizione minaccia di destituirlo
12 gennaio 2010
Giorgio Trucchi

Daniel Ortega durante l'inaugurazione del quarto anno di governo © (Foto G. Trucchi) Come avevamo anticipato la settimana scorsa, il nuovo anno si è aperto con un conflitto latente che molto probabilmente ha iniziato a scuotere la politica nicaraguense già dai primi giorni del 2010.

Contravvenendo per il secondo anno consecutivo all'abituale presentazione in Parlamento del resoconto dell'operato del governo durante l'anno appena concluso, il presidente Daniel Ortega ha preferito riunire il suo Gabinetto e centinaia di membri della struttura del Potere Cittadino nella Piazza dei Non Allineati "Omar Torrijos", a pochi metri dall'entrata della Asamblea Nacional.

Ha parlato per circa un'ora, dando la stoccata finale quando ormai la gente e i giornalisti presenti all'evento si stavano preparando per i classici saluti conclusivi. La lettura del decreto presidenziale con il quale ratifica le cariche dei magistrati ed altri funzionari pubblici in scadenza di mandato fino all'elezione dei loro successori o l'eventuale loro riconferma da parte del potere legislativo, ha dato il benvenuto al nuovo anno.

Una stoccata del tutto inaspettata che ha colto di sorpresa buona parte dei presenti e che ha scatenato l'immediata reazione dell'opposizione, la quale ha annunciato l'inizio dell'iter per la destituzione di Ortega e la presentazione di una denuncia presso il Pubblico Ministero per "usurpazione di potere".

Per circa un'ora il Presidente nicaraguense ha ripercorso il lavoro svolto dal suo governo durante tutto il 2009, mettendo in risalto i programmi sociali portati avanti grazie all'insostituibile apporto dell'Alternativa bolivariana per i popoli della nostra America - Trattato di commercio dei popoli, Alba-Tcp.

Grazie a questi programmi, ha detto Ortega, "prima di tutto abbiamo potuto combattere la fame. Se il Nicaragua non fosse immediatamente entrato nell'Alba la crisi sarebbe stata molto più forte, devastante. Per il prossimo anno - ha continuato il presidente nicaraguense - abbiamo già predisposto fondi necessari per affrontare la probabile crisi che provocherà il prolungarsi della siccità che ha colpito la regione centroamericana. Continueremo a moltiplicare i progetti e programmi di stampo socialista per creare posti di lavoro, per consegnare titoli di proprietà, migliorare la qualità dell'educazione e della salute, migliorare e incrementare l'incidenza dei servizi basilari come l'energia elettrica e l'acqua potabile, aumentare l'accesso al credito per le piccole e medie imprese e le cooperative".

Tutti questi progetti verranno finanziati anche grazie agli accordi firmati con varie organizzazioni finanziarie internazionali, come la Banca mondiale, il Bid e il Bcie.

Ortega ha anche riconosciuto l'importanza dell'alleanza con l'impresa privata e l'approvazione da parte del Fondo monetario internazionale, Fmi, della terza tappa dell'accordo strutturale. "Siamo riusciti a portare a termine la negoziazione con il Fmi a partire dalla nostra proposta e questo ha permesso entrate per circa 90 milioni di dollari. Sappiamo che il Fmi resta sempre un organismo che lavora in funzione del capitale multinazionale, ma in questo momento il nostro paese non è ancora in grado di fare a meno di questi accordi.

Anche se lo condividiamo, in Nicaragua non siamo ancora in grado di proporre il socialismo. Per questo diciamo 'Nicaragua nell'Alba, cristiana, solidale e socialista'. Ciò che dobbiamo fare è orientare le nostre azioni e programmi affinché abbiano un carattere socialista", ha aggiunto.

Garantire la stabilità

Verso la fine del suo discorso, il presidente nicaraguense ha introdotto il tema della stabilità del paese che è legata necessariamente alla stabilità dei poteri dello Stato. E a questo punto ha sferrato la stoccata finale.

"Di fronte all'irresponsabilità dell'opposizione in Parlamento, che vuole creare il caos e che ha già violato la legge al non eleggere il nuovo Procuratore dei diritti umani, la cui carica è scaduta da oltre un mese, è mio dovere, come ordina la Costituzione, prevenire e non permettere il caos. È per questo - ha continuato Ortega - che oggi ho emesso un nuovo decreto".

Nei suoi punti fondamentali, il Decreto 3-2010 dice che è obbligo della Asamblea Nacional nominare le cariche pubbliche nei tempi previsti dalla Costituzione e al non farlo, "si crea un vuoto di potere negli organi e istituzioni dello Stato, ostacolandone il libero funzionamento". Per evitare tali effetti - continua il Decreto - "si ratificano e si prorogano al loro posto tutte le autorità dei Poteri e istituzioni dello Stato a cui è scaduto o scadrà il mandato, fino a che la Asamblea Nacional non nomini i nuovi funzionari o ratifichi gli attuali".

In questo modo il presidente Ortega, pur ricettandosi poteri che la Costituzione non concede all'organo esecutivo e innescando quella che potrebbe trasformarsi nella crisi più preoccupante dalla fine della guerra civile nel 1990, dà allo stesso tempo una forte spallata alla strategia che l'opposizione stava tessendo per mettere in ginocchio il suo governo, attraverso la paralisi delle istituzioni e il cambiamento a suo favore degli equilibri interni al poteri dello Stato, soprattutto quello elettorale, fino ad ora favorevoli al Fsln.

L'opposizione minaccia la destituzione

Arnoldo Alemán, leader incontrastato del Partido liberale costituzionalista, Plc, ha dovuto fare subito dietrofront rispetto a quanto detto la settimana scorsa, durante una conferenza stampa con testate nazionali ed internazionali nella sua residenza "El Chile".
In quell'occasione, l'ex presidente, oltre a garantire la ferma volontà del suo partito di non rieleggere nessun magistrato uscente del Consiglio supremo elettorale, Cse, e a disconoscere la risoluzione con la quale i magistrati sandinisti della Corte suprema di giustizia, Csj, avevano decretato l'inapplicabilità del divieto costituzionale alla ricandidatura del Presidente e Vicepresidente della Repubblica e dei sindaci, aveva risposto in modo sicuro alle domande della Lista Informativa "Nicaragua y más" circa lo scenario quanto mai difficile che si sarebbe aperto in Nicaragua, per la mancanza dei voti necessari in Parlamento per l'elezione delle nuove cariche.

Arnoldo Alemán © (Foto G. Trucchi)

Secondo Alemán, il quale aveva anche approfittato dell'occasione per informare i mezzi stampa della sua intenzione di candidarsi per le elezioni del 2011 come candidato unitario del liberalismo, il presidente Ortega sarebbe stato costretto a sedersi a trattare e negoziare per il bene del Nicaragua ed aveva negato qualsiasi possibile accordo Fsln-Plc per una spartizione delle quasi 30 cariche che sono sul tappeto (maggiori informazioni: "Buon anno Nicaragua" www.itanica.org ).

A meno di una settimana da quelle parole, il presidente nicaraguense ha ribadito con i fatti che non sarà certo facile farlo sedere a un tavolo di trattativa, almeno fino a che il Plc non presenti un'offerta che garantisca la stabilità nel paese, come già avvenuto tante volte dal 1999 ad oggi.

In una conferenza stampa improvvisata a poche ore dalla pubblicazione del Decreto 3-2010, Alemán ha quindi dovuto cambiare il suo approccio ed ha violentemente attaccato il presidente Ortega.

"Se qualcuno aveva ancora dubbi sul carattere dittatoriale di questo governo, con questo decreto si sono sicuramente dissipati - ha detto Alemán nascondendo a fatica il suo disappunto -.
Siamo di fronte ad un vero e proprio colpo di Stato contro la democrazia ed i Poteri dello Stato. Il Presidente della Repubblica non può legislare ed Ortega si è messo la corona ed ha prorogato cariche che non sono ancora scadute", ha continuato l'ex presidente liberale.

Già da domani il Plc si riunirà con gli altri gruppi parlamentari dell'opposizione per preparare il testo di un Decreto legislativo che deroghi quanto deciso da Ortega. Inoltre inizieranno un'azione giudiziale per usurpazione di potere, ma allo stesso tempo Alemán ha ammesso di non sapere se esistono i voti per una sua destituzione.

Eduardo Montealegre, ex banchiere e candidato perdente durante gli ultimi due processi elettorali, si è invece riunito con i settori più conservatori della società civile con l'obiettivo di creare un unico fronte antisandinista, che sicuramente cercherà di coinvolgere la comunità internazionale in una campagna antigovernativa.

Forti anche le reazioni dell'impresa privata e della gerarchia cattolica.

Il portavoce della Curia Arcivescovile di Managua, Rolando Alvarez, ha chiesto alla popolazione di pregare per "scacciare il diavolo" e di scendere in piazza per difendere i propri diritti. "Il decreto approvato sabato scorso introduce un elemento di disordine sociale e aumenta lo scontro. Le forze politiche devono unirsi e fare fronte comune per eleggere le nuove cariche. Il cambiamento dei magistrati è indispensabile ed è una garanzia per la realizzazione di elezioni libere nel 2011. Altrimenti questo processo sarà totalmente viziato", ha concluso il grillo parlante della Chiesa cattolica.

© (Testo e foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

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