Latina

Allerta climatica e turismo depredatore

Il tonfo di Copenaghen, la pericolosa inutilità delle iniziative sulla protezione climatica e il turismo come nuova forma di colonialismo e promozione del sottosviluppo
6 agosto 2010
Giorgio Trucchi

Le due facce della Repubblica Dominicana © (Foto G. Trucchi)

America Centrale, Messico e Caraibi costituiscono una delle aree più vulnerabili di fronte al crescente deterioramento del clima terrestre. L'enorme disuguaglianza sociale che esiste in queste zone e il modello fallimentare che punta a generare sviluppo attraverso l'industria turistica proveniente dell'estero, contribuiscono ad accentuare la loro vulnerabilità. Rivendicare il riscatto del debito climatico del Nord e fare sentire la propria voce come regione, per esigere il trasferimento massiccio di risorse economiche e tecnologiche, deve essere la principale priorità durante il prossimo Vertice sul Clima (COP 16), che si svolgerà tra il 30 novembre e il 7 dicembre 2010 a Cancún.

Secondo Joan Buades, ricercatore e studioso di turismo e cambiamento climatico di Alba Sud e membro del Gruppo di Ricerca sulla Sostenibilità e Territorio (GIST) dell'Università delle Isole Baleari, non si starebbe dando la giusta attenzione all'estrema vulnerabilità di queste zone. "Tutti gli studi indicano che sono zone che verranno colpite dagli effetti del cambiamento climatico nel futuro. Buona parte della loro popolazione vive sui litorali ed uno dei fenomeni collaterali del cambiamento climatico, è la correlazione che esiste tra l'aumento della temperatura dell'acqua nei mari e l'acidificazione degli oceani.
 
Questa situazione - ha spiegato Buades - incrementerà la quantità e la forza degli uragani. Siamo in una situazione di massima allerta, accentuata dall'enorme disuguaglianza sociale che esiste in questa regione. L'impatto economico ed umano sarà ancora più disastroso", ha affermato. 
 
Il ricercatore ha anche evidenziato come tutti questi paesi contribuiscano in modo quasi insignificante al cambiamento climatico. "È una situazione paradossale. Nella regione le emissioni di gas ad effetto serra, Ges, sono molto basse e le popolazioni sono le prime a pagare le conseguenze del cambiamento climatico. 
È per questo - ha continuato Buades - che l'America Centrale, il Messico ed i Caraibi devono far proprio ciò che i movimenti sociali ed alcuni governi, come la Bolivia, hanno chiesto a Copenaghen, e cioè una giustizia climatica globale. 
C'è un debito climatico storico dei paesi ricchi del Nord con quelli del Sud. A loro tocca pagare l'adattamento di questi territori e società affinché possano proteggersi dal cambiamento climatico".
 
Il turismo depredatore contribuisce al cambiamento climatico
 
Non sono pochi quelli che si domandano che cosa ha a che fare il turismo, milioni di persone che, tutti gli anni, attraversano gli oceani per rilassarsi sotto le palme caraibiche, con il cambiamento climatico.
 
"Ha molto a che fare. Le società di queste zone altamente vulnerabili scommettono ciecamente sul turismo per svilupparsi. Il turismo che viene da lontano, con gli aeroplani, con pacchetti "tutto compreso", è insostenibile per motivi climatici. 
È per questo - ha spiegato il membro di Alba Sud - che alcuni paesi come il Regno Unito e la Germania stanno pensando di creare tasse aeree per motivi climatici. Questa misura rincarerà notevolmente i pacchetti turistici ed i voli intercontinentali. Siccome per motivi climatici il volume del traffico aereo verso queste zone non potrà più crescere, scommettere sul turismo massificato dall'America del Nord e dall'Europa non è economicamente realistico".
 
Secondo Buades, in questi paesi che si trovano in una situazione di grave allerta climatica si continua a sacrificare denaro pubblico, per investire su un modello economico che ha un futuro limitato a 20-25 anni. 
"È un modello che, inoltre, incrementa il debito climatico, perché è scientificamente provato che i voli contribuiscono all'effetto serra. Il turismo massificato verso queste regioni agisce come un acceleratore dal cambiamento climatico". 
 
La profonda critica a questo modello di turismo va ben oltre
 
Secondo vari studi scientifici, la promessa delle imprese multinazionali del turismo e delle stesse Nazioni Unite di generare sviluppo nei paesi del Sud attraverso il turismo, si è rivelata una menzogna.
 
"La realtà è che oggi i paesi del Sud che hanno vissuto il boom turistico negli ultimi 25 anni, sono zone con indici di sviluppo umano molto basso. In una recente relazione del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, Pnus,  sulla Repubblica Dominicana, si dimostra, per esempio, che le province in cui si è maggiormente sviluppato il turismo sono quelle con i più bassi livelli di sviluppo sociale e umano.
La stessa cosa accade in Giamaica e in Costa Rica. Il denaro che maneggiano le grandi multinazionali turistiche non rimane nel paese, ma si trasferisce all'estero. Si calcola che non meno dell'80-85 per cento del denaro che circola per questi Resorts ritorna nei paesi ricchi, via paradisi fiscali. Nelle comunità locali rimane non più del 15-20 per cento".
 
Un commercio altamente redditizio. Vere miniere di oro per le multinazionali del turismo che, secondo il ricercatore, "lavano il denaro nero investendolo in questo settore e hanno un ritorno di capitale spettacolare. Alle popolazioni locali rimangono le briciole di questa orgia economica. Il nostro dovere come ricercatori è dire che più turismo non significa più ricchezza per la maggioranza della popolazione. Aggravare la situazione della povertà e della disuguaglianza sociale è uno degli elementi che contribuisce ad una maggiore vulnerabilità di fronte al cambiamento climatico", ha affermato Buades. 
 
Le soluzioni placebo del Nord
 
Di fronte ai problemi creati dal cambiamento climatico, i paesi ricchi del Nord hanno inventato iniziative di protezione climatica che, oltre ad essere inutili, sono un grande affare per le organizzazioni finanziarie internazionali.
 
"I Meccanismi di riduzione per le emissioni di gas a effetto serra per la deforestazione e il degrado forestale, Redd, sono veri e propri giochi di prestigio, con i quali i paesi del Nord e le loro multinazionali cercano di continuare ad inquinare, in cambio di sovvenzioni per la protezione delle foreste tropicali nel Sud. 
 
Questi paesi ricchi - ha spiegato Buades - hanno inoltre già detto che non saranno sovvenzioni a fondo perduto, bensì prestiti che incrementeranno il debito estero dei paesi del Sud. Sono misure che non hanno nulla a che vedere con la protezione della natura ed il riscatto del clima".
 
Per il ricercatore di Alba Sud e membro del GIST si tratterebbe quindi di un nuovo "trucco verde", al quale parteciperanno anche la Banca mondiale ed il Fmi. "Queste istituzioni che hanno contribuito ad aumentare il sottosviluppo i paesi del Sud, pretendono ora di decidere quali progetti sviluppare e di gestire il denaro che verrà trasferito. Bisogna ostacolare in tutti i modi la loro intenzione di essere protagonisti ed intermediari finanziari del riscatto climatico", ha affermato Buades. 
 
A una sola voce

 
Di fronte a questa situazione che aggraverà ulteriormente il fenomeno della migrazione e dell'insicurezza alimentare, "le popolazioni del Sud devono difendere uno schema di riscatto del debito climatico. È fondamentale che tutte queste zone comincino a pensare come regione e a costituirsi come una sola voce, forte, all'interno delle negoziazioni internazionali sul cambiamento climatico. Dovranno farlo in collaborazione con i movimenti sociali ed i governi locali, per abbassare la fattura da CO2 e Ges ed esigere quello sviluppo che il Nord deve loro", ha concluso.

Note: © (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

Interventi del seminario "Turismo, Sviluppo in Centroamerica, Messico e Caraibi" su http://www.albasud.org/viewcoverage.php?event=2 (in spagnolo)
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