Brasile: il Ministério Público Federal chiede la sospensione dei lavori per la diga di Belo Monte
Il recente sequestro di tre ingegneri di Norte Energia, l’impresa che si è aggiudicata i lavori per la costruzione della diga di Belo Monte (nello stato brasiliano del Pará), ha indotto buona parte della stampa scrivere che nei dintorni della diga la tensione stava crescendo pericolosamente. In realtà, ad aumentare quotidianamente sono le violazioni ai danni di quelle comunità indigene che, esasperate, per il mancato rispetto degli accordi da parte della stessa Norte Energia, hanno deciso di fare prigionieri, solo per pochi giorni, tre tecnici, di cui uno è stato liberato in breve tempo.
Indigeni, campesinos e ribeirinhos sono costretti a fronteggiare perlomeno tre avversari: il primo è rappresentato da Norte Energia e dal Consórcio Construtor Belo Monte, il secondo dall’Ibama (l’Instituto Brasileiro do Meio Ambiente E Dos Recursos Naturais Renováveis) ed il terzo dal Planalto, con gli ultimi due che stanno giocando un ruolo quantomeno ambiguo in tutta la vicenda. Il rapimento dei tecnici di Norte Energia, durato dal 24 al 27 luglio scorso, è avvenuto dopo l’ennesima riunione fallimentare tra l’impresa e le comunità che saranno fortemente danneggiate dalla costruzione della centrale idroelettrica. La mancata attenzione di Norte Energia alla qualità dell’acqua, alle condizioni igienico-sanitarie e alla tutela dei territori abitati dagli indigeni, che si unisce alla scelta dell’impresa di disattendere deliberatamente il Plano Básico Ambiental (Pba) ed allo svolgimento surreale della riunione, condotta secondo modalità poco comprensibili per gli indigeni, la dice lunga sulla volontà di dialogo da parte del Consórcio Construtor Belo Monte. Anzi, si è cercato in tutti i modi di criminalizzare la protesta sociale con lo scopo di gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica e far passare sotto silenzio la decisione del Ministério Público Federal (Mpf), che ha chiesto di rendere nulla la licenza concessa dall’Ibama per la costruzione della diga. Belo Monte, a lavori ultimati, si trasformerà in una delle centrali idroelettriche più grandi del mondo: l’Ibama, in quanto ente governativo, segue la linea dettata dal Planalto che, sotto la presidenza Lula e quella di Dilma Rousseff, ha più volte fatto intendere di privilegiare la crescita economica alla tutela dei diritti umani, con buona pace delle almeno ventimila persone che dovranno essere sfollate. E’ certo, però, che il pronunciamento del Mpf chiama in causa l’Ibama e chiede conto delle modalità di concessione della licenza di impatto ambientale, puntando il dito sul carattere insostenibile della grande opera. Già i primi lavori per la costruzione della centrale idroelettrica sul Rio Xingu hanno messo in difficoltà gli abitanti della zona: le prime dighe provvisorie hanno reso impossibile navigare alcuni tratti di fiume e, di conseguenza, i collegamenti con Altamira sono divenuti estremamente complicati per indigeni, contadini, ed abitanti del luogo. I ribeirinhos lamentano la crescente moria di pesci che mette in crisi un’economia locale fondata sulla sussistenza: già segnalano che gli introiti derivanti dalla pesca sono fortemente diminuiti. Gli abitanti dei quartieri di Altamira che saranno sommersi dall’acqua, nel caso in cui i lavori procedano, saranno costretti a trovarsi una nuova sistemazione. In tutto questo il governo brasiliano nicchia, prende tempo, e si fa forte della ratifica di convenzioni che tutelano le comunità indigene, ma solo sulla carta, mentre in realtà spinge sull’acceleratore. Dom Erwin Kräutler, vescovo austriaco di 73 anni (da
Nonostante una situazione estremamente difficile le proteste vanno avanti, ma se Norte Energia può permettersi di prendersi gioco dei continui appelli del Ministério Público Federal, non sarà semplice arrivare alla revoca della licenzia ambientale e allo stop dei lavori in corso.
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